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GIGLIO - La festa della Toscana, le parole di Pace dei bambini

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 02 dicembre 2004

Pubblica riunione presso la sala consiliare del Comune di Isola del Giglio in occasione della Festa della Toscana. Seguendo l’indicazione del tema: “La guerra e la pace vista dagli occhi dei bambini” l’Assessore alla Cultura ed Istruzione Stefano Feri aveva ideato un concorso fra i ragazzi della scuola elementare e media isolana sul tema: “ Cos’è la guerra e cos’è la pace” per la presentazione di temi, poesie e disegni. Ieri nella pubblica riunione presenti alunni, insegnati e genitori si sono svolte le premiazione sui migliori lavori degli studenti alla presenza del Sindaco Attilio Brothel e dei Consiglieri Comunali Bruna Danei, Mattera Claudia e Cossu Rosella. Durante la cerimonia sono stati presentati e letti i lavori migliori. Ve ne vogliamo presentare alcuni anche se andrebbero considerati tutti quanti. “ La guerra porta male a tutti e porta solo distruzione e fa morire moltissime persone. La guerra sono delle persone che si odiano. La pace è una cosa meravigliosa e porta sempre bene. È un regalo di Dio. La pace è molto bella e sarebbe bello che tutto il mondo fosse in pace. Marco Cerulli II^ Elementare”. “La pace e la guerra – Chiudo gli occhi e nella mia mente si accavallano i pensieri. Il sogno di una pace infinita. Meraviglia incontenibile, dolce felicità. Brilla il cielo su una falsa realtà. I miei occhi si riaprono e scoprono un mondo non sempre sereno, ma con un arcobaleno di speranza e di libertà. “La guerra” – La guerra è come una lama, mi gela il cuore, mi devasta la mia anima, fredda il mio sorriso, spegne le mie speranze… Toglierò questa lama, ma non rimarrà altro che un indelebile cicatrice. “La pace” – Pace, pronuncio il tuo nome in questa notte buia, in questa notte piena di guerra e vuota senza te. Pronuncio il tuo nome nelle tenebre; un orologio impazzito conta ore antiche e il tuo nome risuona più distante che mai. Federica Andolfi II^ Media”. “C’è un uomo, solo, venuto dal nulla che cammina. Cammina. Cammina per una lunga strada, una strada dove è presente la guerra. Egli non è spaventato e non viene colpito dai terribili proiettili, sembra quasi invisibile; ma non lo è perché tutti lo vedono. Quest’uomo sa, conosce, vede; vede la nuvola nera che è avvolta su quella strada. Sente. Sente l’odore del proiettile appena sparato, che spietato colpisce. Sente anche il terrore che aleggia nell’aria. Vede la fame che si allea con le armi nell’uccisione del popolo innocente. E ammira il coraggio dei giovani soldati, che combattono a chilometri e chilometri di distanza dalle proprie famiglie. Questi vedono la gente morire, quella gente che non ha voluto questa guerra e vive solo nella speranza che essa sparisca per sempre. Intanto l’uomo continua a camminare, camminare, sembra instancabile e mentre cammina continua a vedere, sentire e pensare. Pensa alle cause della guerra che sono i ricchi signori che se ne stanno seduti in poltrona ad impartire ordini; mentre ogni giorno i loro incassi e le loro proprietà di petrolio aumentano e la già poca ricchezza del popolo diminuisce ancora di più. I signori non pensano anche che il popolo muore. Muore inutilmente ed inesorabilmente. A un certo punto il cielo comincia a schiarirsi; le nuvole nere si allontanano, torna il sereno. Torna la gioia, la felicità: torna la vita. L’uomo che cammina rallenta il suo passo, fino a fermarsi. Quello il luogo da cui era partito e dove era tornato: un luogo di pace. Irene Carfagna II^ Media”.


torre del giglio porto

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