Miniere elbane in liquidazione? La notizia a sorpresa l’ha data internet. Sul sito dell’Agenzia del Demanio, sono stati pubblicati tre distinti bandi di gara per l’affidamento a pubblico incanto rispettivamente: della vigilanza, del servizio di manutenzione ordinaria conservativa e della manutenzione ordinaria della galleria del Ginevro. Le miniere dell’Isola che nelle intenzioni di tutti gli amministratori elbani, della Provincia e della Regione dovevano servire da volano per lo sviluppo turistico- culturale del versante orientale, stanno per essere smembrate quindi in tre diversi lotti, andando a vanificare il progetto di un recupero intregrale del patrimonio storico minerario, contemporaneamente al mantenimento in stand-by dei giacimenti che sono l’unica reale riserva strategica ferrosa del nostro Paese. Con questo intento era stata creata la società del Parco Minerario dell’Isola d’Elba, prevalentemente pubblica, partecipata dalla Provincia di Livorno e dai Comuni di Capoliveri, Porto Azzurro e Rio Marina nella misura del 53,75%, che si era proposta al Demanio quale soggetto gestore del servizio di custodia del Compendio minerario elbano, per promuovere lo sviluppo socio-economico delle "terre di Rio", le più penalizzate dal punto di vista turistico. L’accordo di Palazzo Chigi (10 gennaio 2000) individuava la Parco Minerario quale ente gestore per la valorizzazione culturale e turistica delle miniere dell’Elba orientale. Ma paradossalmente questa società nata dalla volontà comune di tutto il territorio non ha le caratteristiche per concorrere alla gara, in quanto, da troppo poco tempo, ha potuto svolgere i compiti per i quali era stata creata e non può di conseguenza vantare il periodo minimo gestionale previsto da un bando che tutto par che faccia fuorché difendere gli interessi pubblici. E’ singolare infatti l’atteggiamento fin qui seguito dall’Agenzia del Demanio dal momento che la richiesta di affidamento da parte della Parco Minerario dell’Isola d’Elba srl è suffragata, non solo da precise norme di Legge, ma anche dalle lettere di sostegno della Regione Toscana, della Provincia di Livorno, dal Sindaco di Porto Azzurro, nonché dal Sindaco di Rio Marina, Sen. Francesco Bosi. Certamente l’affidamento delle attività del Compendio minerario elbano a tre diversi soggetti impedisce, innanzi tutto, la valorizzazione socio-economica, ambientale e culturale da tutti auspicata. Inoltre: chi saranno questi imprenditori? Che sensibilità avranno verso il patrimonio elbano? Da chi e da dove (Roma o Livorno?) saranno coordinati e diretti gli interventi? La Società del parco ha maturato, in questi anni, conoscenze ed esperienze ormai consolidate ed è con tutta probabilità l’unico soggetto in grado di procedere allo “sfruttamento” culturale e turistico del territorio minerario racchiudendo al suo interno non solo i tutti soggetti pubblici aventi competenza territoriale ma anche operatori imprenditoriali della grande, media e piccola impresa. Ed ancora occorre pensare al destino occupazionale dei sette lavoratori alle dipendenze della Società del parco minerario che oggi rischiano il licenziamento. Le miniere dell’Isola d’Elba sono un bene prezioso che racchiude emergenze e valori di rilievo e notorietà internazionale come comprovato dall’inserimento delle aree minerarie dell’Elba orientale nella World Heritage List of Geological Sites dell’UNESCO. La chiusura graduale e spesso sofferta delle miniere ha provocato gravi ripercussioni occupazionali. Le miniere di ferro potevano ritornare ad essere una risorsa da non disperdere per tutto l’Arcipelago Toscano, e offrire nuove occasioni per un turismo differenziato ed articolato in più stagioni. Sembrava finalmente possibile straformare le risorse minerarie dell’Elba orientale da giacimenti industriali in giacimenti culturali con valenza internazionale. Tutto questo sembra ormai vanificato dall'avventata decisione del Demanio di sbriciolare quel che resta di un territorio quanto mai vulnerabile.
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