A maggio si vota per il rinnovo delle giunte in due Regioni, dodici Province e alcune centinaia di Comuni. In tutto per un totale di quasi tredici milioni di cittadini, un test di forte valenza politica che avvia un ciclo di consultazioni elettorali a scadenza annuale che può modificare profondamente il volto dell’Italia. L’anno prossimo, infatti, si voterà per il Parlamento Europeo, i Consigli provinciali e la maggioranza dei Comuni. Nel 2005 sarà il turno dei Consigli Regionali, l’anno successivo, salvo sorprese, le elezioni politiche. E’ evidente che ogni risultato può influenzare l’esito degli altri. Ed è altrettanto evidente che la possibilità di successo dell’una o dell’altra coalizione dipende in larga misura dalla coesione e dall’ampiezza delle alleanze, dalla qualità dei programmi e dalla credibilità dei candidati. L’Ulivo ha perduto nel 2001 perché era diviso. Ha vinto, invece, quando l’anno successivo è stato capace, a Roma come a Napoli, a Torino come a Verona, di allargarsi ad altre forze e ad essere più credibile e rappresentativo. Quella esperienza deve essere consolidata ed ulteriormente estesa. Le amministrative del maggio prossimo sono un’occasione concreta da non perdere, non solo per ottenere un risultato positivo, ma per andare avanti e creare le condizioni di un nuovo e grande Ulivo con tutto quello che ne può derivare in vista di futuri assetti e nuova leadership. All’Elba qualcuno si è già candidato sindaco per le elezioni della primavera del 2004. Non si è capito bene con chi e per fare cosa. Si è capito solo che la decisione è irrevocabile e che dal personale cassetto dei sogni intende estrarre il faraonico progetto di un ipotetico ente fiera che altri, fino ad oggi, hanno ostacolato e, ovviamente, impedito di realizzare. In verità si è anche capito che mentre la barca comunale va alla deriva, c’è chi intende prendere fin d’ora le distanze, rifarsi il trucco e presentarsi con l’immagine efficiente e decisionista dell’uomo forte che sa il fatto suo. Un candidato comunque c’è, a prescindere, come diceva Totò, da coalizione e programmi che nessuno conosce e sa. Ecco, io credo che l’Ulivo dovrebbe fare esattamente l’opposto. Dire prima, cioè, le cose che vuol fare (in questo caso a Portoferraio, ma ciò vale anche per gli altri quattro Comuni), e con chi farle. Poi, dopo aver discusso ad un tavolo comune ed aver coinvolto categorie e cittadini, solo dopo, con regole e strumenti concordati e condivisi, indicare le persone e scegliere i candidati che più di altri, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, possono raccogliere maggiori consensi possibili. La strada intrapresa dall’Ulivo in queste settimane mi sembra vada in questa direzione. Forse occorre più coraggio e chiarezza, ma la disponibilità ad aprirsi ad altre forze, da Rifondazione a Di Pietro, fino ai movimenti di opinione e della società civile, è già stata espressa e dichiarata pubblicamente. E il gruppo consiliare, rappresentativo di un arco di forze articolate e unitarie, sta facendo bene la sua parte. Bisogna far presto, però, perché il tempo non è molto e il lavoro è tutt’altro che facile. Laddove, come a Portoferraio, il bilancio della giunta di centro destra appare rovinoso e fallimentare, molti cittadini hanno già preso coscienza della necessità di un cambiamento. Basti pensare alle migliaia di firme raccolte in opposizione ad atti sbagliati ed autoritari compiuti da questa amministrazione e alle numerose manifestazioni degli ultimi tempi. Ma l’esperienza insegna che cullarsi sugli errori degli altri può essere letale. Dare voce al disagio e al malcontento di gran parte della popolazione è importante ma non è sufficiente. Insieme a questo occorre mettere in campo un progetto di città solidale, moderna e più vivibile. Il grande Ulivo ha idee e uomini validi per farlo. E per vincere la prossima sfida elettorale.
alessi danilo tagliata