Ci sono delle frasi, dei versi che non finiscono mai di lasciarci ammirati per la capacità che hanno di racchiudere un mondo, sintetizzare sensazioni e stati d’animo. Ripensavamo oggi a “Piove, è mercoledì, sono a Cesena” di sabato all’Isola d’Elba sotto un cielo reso marcio dallo scirocco in un autunno con troppi gradi centigradi e punti funghi, restandoci a metà tra la rottura di coglioni e la depressione, trascinandoci tra un articolo scribacchiato, una dormitina sul letto e brevi soste sul divano davanti alla TV che di solito guardiamo pochissimo. Nel pieno della mosciura acuita dall’aver ammirato Bobo Maroni (mai nome fu più appropriato) arriva una telefonata dal turbopresidente della C.M., che ci chiede due numeri di telefono, e ci inonda per cinque minuti del suo ottimismo della volontà e del suo superottimismo dell’intelligenza. Tanto basta per scuoterci un poco, ma poi la cappa di caligine mentale si riforma, e l’unico sorriso ce lo strappa Matteo che si è rimorchiato un coetaneo in casa a giocare e se lo annuncia compunto e con grande serietà: “Nonno abbiamo un ospite”, se continua così da grande farà il fine dicitore. Cosa può mancare? La promozione commerciale telefonica (Cribbio! - direbbero Paperino e Berlusconi - ma lavorano anche di sabato?) per fortuna mangiamo la foglia senza farci irretire dalla femminea e accattivante voce: “E’ il Signor Sergio Rossi?” “No” “Me lo può passare?” “No, spiacente è assente” “E quando pensa che lo posso trovare?” “Non so .. è in vacanza” “Ah beato lui … ma lei chi è, scusi, un parente?” “No il domestico” La voce si fa più freddino, chiede di riferire la telefonata, lascia un numero poi stacca. Per fortuna inizia a fare buio.