Reduci da una gita a Literno con tanto di foto panoramiche di ormai storiche rumente accumulate ci eravamo fermati nel cosiddetto "Salotto di Procchio" per un ristoratore caffè, quand'ecco che con la coda dell'orecchio afferriamo un augurio alquanto insolito rivolto da una dipartente ad una quirestante: "Buon Inverno!" Orbene nella nostra non breve vita ci capitò spesso di sentire auguri di buon trascorrimento di lassi temporali vari (dai classici e generici cartolineschi Buon Anno, Buon Natale, Buona Pasqua ai personalizzati Buon Compleano e Buon Onomastico) ma "Buon inverno!" non l'avevamo mai sentito. La fantasia allora, mentre mangiavamo un babà in pasticceria, ci si è posata sulla figura mentale costruita dalla salutante che se ne tornava nella svafillante città piena di vita luci e colori e lasciava la tapina salutata in balia di un'isola improvvisamente diventata cupa, tagliata dal vento gelido di greco-tramontana assediata da iracondi cavalloni che alzano e abbassano le loro possenti schiene in un mare nero come pece screziato appena di bianche spume. Avrà forse pensato colei che stava per lasciare alle sue spalle l'isola allo stagionale ritorno degli indigeni alle loro attività tribali invernine, quando i nativi di scoglio (ergo scoglio-nati) si danno alle briscolate, all'esibizione di ossi nasali ed astucci penici nei similpostriboli insulari, alle notti bianche zumpappesche dei balli senili, alle infinite sedute dei consigli comunali, ai mattissimi e disperati studi dell'opera omnia del Coluccia ai dotti convivi, convegni e conversari sul rilancio del turismo. Buon inverno con tanta sabbia e tanta ghiaia non impestate di olii e pance bianche invereconde buon inverno con le posidonie (alive dicevano i vecchi) che spiaggiano e restano sulla spiaggia come ci sono rimaste nei secoli e nei secoli amen senza che nessuno avesse l'idea balzana di porterle via, facendo il lavoro che prima o poi avrebbe fatto lo scirocco. Buon inverno.
mare in tempesta (da sud)