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Controcopertina: Sotto l’ex carcere di Pianosa a parlare dell’abolizione dell’ergastolo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 05 ottobre 2004

La seconda giornata del convegno sul fine pena organizzato dall’associazione Dialogo ha avuto un contrasto stridente ed evocativo, costruito sugli echi dell’ex carcere di massima sicurezza dell'isola di Pianosa e gli appelli di Fabrizio Callaioli di Amnesty International: “dobbiamo riproporre il dibattito sull’abolizione dell’ergastolo, dobbiamo smuovere l’opinione pubblica, dobbiamo farlo riemergere a 360 gradi”. La seconda parte del Convegno si è svolta domenica scorsa nella sala– ristorante gestita dalla Cooperativa Sociale San Giacomo, dove detenuti in semilibertà si occupano del servizio di ristorazione per i turisti giornalieri, e durante l’inverno compiono lavori di manutenzione per arrestare il degrado del tempo sull'isola spazzata dai venti. I temi sono stati trattati con determinazione e con spunti di provocazione che hanno scosso la platea: “L’Unione Europea – ha detto Emilio Santoro, docente di Teoria e Storia del Diritto dell’Università di Firenze – imposta il problema degli immigrati alla stessa stregua degli scafisti. Gli scafisti si fanno pagare per trasportarli, la Ue paga i paesi di provenienza, o di frontiera, per non farli entrare. Entrambi li trattano come merce. Gli scafisti buttano in mare gli immigrati, l’Europa li rigetta indietro nel deserto.” Dal momento poi che un immigrato è stato detenuto ed esce dal carcere non ha quasi mai scampo, viene colpito dal provvedimento di espulsione che rende vano, toglie il fiato e azzera, qualsiasi percorso di recupero costruito con tanta fatica. Sono state indicate alcune “scappatoie” alla legge Bossi Fini (che per Santoro si potrebbe chiamare tranquillamente Turco Napolitano – Bossi Fini) per far sì, attraverso adeguati percorsi riabilitativi, che l’immigrato uscito dal carcere possa considerare definitivamente estinta la sua pena e quindi sia visto non più come soggetto che ha commesso un reato ma come uno straniero in cerca di una nuova vita. Propositivo l'intervento del detenuto kossovaro del carcere di Porto Azzurro Osmani Zenel che si è riferito a quei detenuti che potrebbero benificiare dei permessi- lavoro: "si potrebbe utilizzare quelli che incontrano la fiducia della Direzione, e che attualmente rappresentano forze di lavoro inutilizzate, in varie attività di utilità sociale, la cui competenza ricade sui comuni dell'Elba. Mi riferisco - ha continuato Osmani - alla pulizia delle spiagge, all'eliminazione delle sterpaglie, alla manutenzione antincendio, alla pulizia dei fossi, magari integrandosi nei gruppi di volontari già operanti nel territorio e insieme agli operatori dei comuni". Stessa forza, da parte degli altri relatori, nel ribadire che il silenzio calato in questi ultimi anni sulla proposta di abolizione dell’ergastolo è figlio di un problema sociale, ed è un tema così impopolare che nessun politico finora è riuscito a portare avanti. Come una frustata alle coscienze anche l’intervento di Dimitri Ghiani, condananto all'ergastolo, che ha parlato di “pena di morte bianca”: “Ho un numero, il 9999, significa che finirò la pena nell’anno novemilanovecentonovantanove”.


pianosa arco panorama

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