Il CONI ha rispedito al mittente (vale a dire al Governo Berlusconi) le miniere dell'Isola d'Elba che le erano state "generosamente concesse" perchè appunto attraverso la cartolarizzazione, la svendita al dettaglio, dell'enorme patrimonio costituito da vastissime aree nei comuni di Rio Marina, Capoliveri, Porto Azzurro (e marginalmente anche Rio nell'Elba) e dai numerosi immobili che si trovano all'interno del compendio minerario, si potesse procedere a tappare le voragini nel bilancio del CONI. La notizia di una lettera al Ministero che manifestava questa volontà inviata dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano è giunta (e da più parti) all'Isola d'Elba nella giornata di Mercoledì 29 settembre. Le ragioni del rifiuto, solo apparentemente sorprendente, ci sono e come, e lo testimonierebbero i sempre più tesi rapporti tra la cedente Agenzia del Demanio e i responsabili della "Coni Servizi S.p.a." probabilmente sempre più convinti che Tremonti in fondo avesse confezionato per loro una sorta di "pacco". E' vero che il valore delle aree e degli immobili è notevolissimo, ma è anche vero che la stragrande parte delle aree sono sottoposte a regime di tutela ambientale (riconfermata anche dalla bozza di Piano del Parco in elaborarione) ed a altri vincoli, è vero che i 45.000 metri cubi di immobili riutilizzabili o realizzabili sulla scorta di strumenti di pianificazione già approvati non valgono i nominali 65 milioni di euro del trasferimento, anche perchè siti in aree in grande parte da bonificare, consolidare geologicamente, sorvegliare e gestire. Il Coni aveva bisogno di altro cioè soldi (maledetti, subito e non pochi) o proprietà facilmente alienabili e trasformabili in soldi. La notizia comunque sarà accolta positivamente dalla comunità isolana che non aveva affatto gradito la decisione della svendita delle sue miniere. Il primo commento in tal senso viene da Lorenzo Marchetti Presidente della Società del Parco Minerario che dichiara ad Elbareport: "Se quanto mi avete anticipato sarà confermato la prima cosa che mi viene da dire è:"meno male!". Si andrebbe al superamento di una situazione di incertezza, anzi di paralisi, che va avanti da oltre un anno. Con questi presupposti - prosegue Marchetti - potrebbero tornarr ad attivarsi tutti i soggetti istituzionali interessati per portare a compimento gli accordi che furono a suo tenpo sottoscritti. Accordi che prevedevano che il Demanio vendesse i fabbricati privi di reale interesse storico-scientifico-culturale, impiegando i proventi per la valorizzazione e lo sviluppo del Parco Minerario".
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