Al prossimo congresso dei DS, che sarà anche l’ultimo, voterò per la mozione Mussi. Il progetto del Partito Democratico non mi convince, poiché con il tempo è stato trasformato in una pura e semplice fusione con la Margherita. Si va verso l’assemblamento di due culture profondamente diverse che hanno rappresentato la storia della nostra società e che oggi, anche su questioni importanti (fecondazione assistita, DICO, laicità dello stato, collocazione internazionale), mostrano posizioni spesso diametralmente opposte. Siamo di fronte secondo me ad un’operazione di ingegneria politica, ad un qualcosa che assomiglia più alla fisica che alla politica, una vera e propria fusione a freddo tesa a concepire un partito i cui contorni sono ancora tutti da definire. Di certo si sa che il futuro Partito Democratico non potrà che avere una connotazione di tipo moderato, centrista, così come sono legittimi i dubbi di chi immagina un soggetto politico non più completamente laico. Fino ad oggi la discussione politica attorno a questo progetto ha prodotto una diffusa confusione nell’elettorato di sinistra; gli stessi DS ormai da troppo tempo si presentano agli occhi dell’opinione pubblica, come una forza politica che sembra sempre sul punto di diventare qualcos’altro, un partito che parla soprattutto di ciò che dovrà essere domani, ma che non riesce a far capire bene che cosa sia veramente oggi. Per tutte queste ragioni perde consensi o quanto meno non ne guadagna secondo quelle che sono le legittime aspettative di molti. Un anno fa dopo le elezioni politiche è mancata un'analisi approfondita del voto, che ha visto i DS attestarsi attorno ad un 17%, una crescita modesta e un risultato ampiamente insoddisfacente, tuttavia mai approfondito, mentre in realtà sarebbe stato doveroso risalire alle cause politiche allo scopo di dare spiegazioni e anche indicazioni per l'avvenire Dal punto di vista del metodo, oltre ad una scarsa partecipazione e discussione interna al partito (altro che mobilitazioni!), abbiamo registrato lungo tutto questo percorso continue forzature e frequenti tentativi di strumentalizzazione. Mi riferisco per esempio alla recente crisi di governo che rischia di entrare speditamente e in modo improprio nell’agone congressuale. C’è chi dice che il PD come elemento nuovo avrebbe potuto impedire il verificarsi di certi eventi. Si tratta secondo me di una visione semplicistica, che mira ad eludere i problemi politici che sono alla base della crisi e delle difficoltà che il governo sta incontrando, un tentativo di piegare i fatti a qualche tesi politica precostituita. A quelli che dicono "la soluzione è il Partito Democratico" si può facilmente replicare che anche se vi fosse stato, con questi numeri e con questa maggioranza risicata al Senato, non sarebbe comunque bastato ad impedire la scelta infausta dei due senatori della sinistra radicale. Tale crisi in realtà nasce da destra, da un'operazione politica preparata e studiata dall’UDC e da altri autorevoli esponenti politici moderati vicini alle gerarchie ecclesiastiche, che sono contrari a molte delle scelte compiute sino ad oggi da questo Governo, si pensi a questo proposito ai Dico. I Dico e più in generale la questione dirompente della laicità dello stato, sono temi che più di altri mi hanno convinto ad aderire a questa mozione. La vigorosa azione delle gerarchie ecclesiastiche in questo periodo sembra diretta a portare avanti un disegno ben preciso; il tentativo è quello di muoversi come agenzia valoriale su di una società disorientata, sfiduciata da partiti per l’appunto in crisi di valori e di principi, che appaiono sempre di più delle strutture autoreferenziali, non più in grado di offrire una prospettiva sociale e culturale credibile ne per il presente ne per il futuro. Ha scritto di recente Ezio Mauro:”Ruini intuisce che la sfida della modernità, in questa fase, è soprattutto culturale, e capisce di trovarsi di fronte - dopo Tangentopoli e la caduta del Muro - partiti senza tradizione, senza bandiere, senza identità storica. Il pensiero debole della politica italiana può dunque essere attraversato facilmente dal pensiero forte del Papa guerriero..…”. Di fronte a questa situazione di scollamento, di fronte al cosiddetto pensiero debole della politica, la chiesa si offre come unico punto di riferimento solido, cerca di condizionare i politici e spesso si fa essa stessa soggetto politico attivo, allo scopo di mettere in piedi una vera e propria battaglia per l'egemonia culturale nel paese. Sotto questo aspetto la mozione Mussi mi convince laddove afferma in modo chiaro la propria adesione ai valori che sono propri del socialismo europeo, e laddove compie una scelta chiara in favore del principio invalicabile della laicità dello stato. Dall’altra parte la mozione che sostiene il PD è molto confusa, spesso condizionata dal comportamento di ampi settori della Margherita (TEODEM) che talvolta appaiono più attenti a ciò che dice la CEI piuttosto che ai desideri del proprio elettorato. Altro tema delicato è quello del mercato del lavoro, genericamente si è spesso sentito affermare, soprattutto nell’area cosiddetta “riformista” opinioni del tipo:” Siamo a favore di una flessibilità che però non si traduca in precarietà”. La realtà però è ben diversa, in quanto la flessibilità presente oggi nel mercato del lavoro coincide quasi sempre con il concetto di precarietà, in modo particolare dei giovani. Per farsi un’idea di quanto sia difficile la condizione di molti giovani, anche laureati, che si muovono a stento in una società bloccata, all’interno della quale la precarietà lavorativa diventa poi una vera e propria dimensione di vita, consiglio di visitare un sito interessante www.generazione1000euro.com. La mozione “A sinistra per il socialismo europeo” sotto questo aspetto punta a restituire centralità al tema del lavoro e ad affrontare in modo deciso il problema della precarietà, dall’altro lato non si capisce bene quali siano le ricette che vengono proposte dal nascente PD. Penso infine che sia irrealistico guardare al processo di costruzione del nuovo soggetto come ad una naturale evoluzione della sinistra italiana, in realtà si tratta di un chiaro tentativo di abbandonare la casa del socialismo europeo ed insieme di cancellare la parola sinistra dal panorama politico nazionale. Per dirla con le parole di Fabio Mussi, l’intento è quello di sciogliere i sali del socialismo e del movimento operaio, nell’acqua tiepida di un riformismo informe. Tutto questo fingendo di non sapere che i partiti non possono nascere sulla spinta di ragioni elettorali, in quanto hanno una loro storia, sono fatti di uomini e di donne, di principi e di valori comuni che non possono essere cancellati con un colpo di spugna. “Se decidessimo di recidere le nostre radici pensando di fiorire meglio, sarebbe il gesto suicida di un idiota. Non ci può essere inventiva, fantasia, creazione del nuovo, se si comincia dal seppellire se stessi, la propria storia, la propria realtà”. Diceva Enrico Berlinguer. Il problema secondo me è invece quello di riformare la sinistra su basi differenti rispetto alla situazione attuale. Occorre affrontare le questioni irrisolte, cercare di parlare con quella parte ignorata del paese e di riavvicinare tutti quelli che non si riconoscono negli schemi della politica attuale, occorre poi produrre uno sforzo in favore di un consistente ricambio generazionale, attraverso un’apertura generosa nei confronti della società civile e dei movimenti. La mozione Mussi punta all’obiettivo di costruire una sinistra forte, autonoma e di governo che intende rimettere al centro del dibattito politico il tema del lavoro, della giustizia sociale, il principio della laicità dello stato, nonché le questioni globali del pianeta. Per tutte queste ragioni avrà il mio appoggio.
quercia