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Giglio: Il sogno di un isolano (ultima puntata)

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 02 ottobre 2004

Terza ed ultima puntata dello scritto di Armando Schiaffino, ex Sindaco dell'isola del Giglio, a proporcelo il nostro corrispondente Alvaro Andolfi. (Per chi ha perduto la prima e la seconda parte può rintracciarle negli arretrati, cliccando rispettivamente sul n. 608 e 609 di Elbareport). Anche nel mare dell’isola molte cose erano cambiate. Dopo alcune manifestazioni dei gigliesi a Portoferraio (sotto alla sede dell’Ente Parco) per avere non solo il parco a terra, ma anche i vincoli a mare, la fauna ittica era tornata quella di una volta: grande ricchezza di dentici ed aragoste, una cernia per ogni buco del fondale. Solo i pescatori professionali del Giglio potevano pescarci ed anche alcuni pescatori sportivi, ma non nelle zone di riposo biologico. I turisti erano entusiasti di poter ammirare dei fondali quali sono i fondali del Mediterraneo se vengono lasciati riposare: molti istruttori subacquei sostenevano che non c’era paragone neppure con i fondali dei mari tropicali. Così tutti erano felici, anche i barcaioli, nonostante che, quando facevano il giro dell’isola ad accompagnare i turisti, all’altezza delle pianare del Serrone, dovessero allontanarsi un miglio dalla costa per non disturbare la foca monaca, o meglio il bove marino, come lo chiamavano loro. Questo raro animale era infatti tornato a vivere e a riprodursi all’Isola del Giglio e l’enorme indotto positivo dal punto di vista turistico ripagava i barcaioli del loro sacrificio. Nella parte più alta dell’isola, nell’antica Rocca Aldobrandesca, finalmente tutta restaurata, ferveva un’intensa attività culturale e convegnistica. Che un salto di qualità a livello culturale ci fosse stato si poteva notare da un maggiore apprezzamento e rispetto di tutte le cose tipicamente locali e dal fatto che fossero andati falliti tutti i negozi di artigianato locale che vendevano ceramiche fatte a Montelupo Fiorentino. La stranezza di tutto questo sogno sembrava però avere una spiegazione quasi logica: di tutti i giovani gigliesi che si trasferiscono (e fanno trasferire le famiglie) in continente per continuare gli studi, finalmente due erano riusciti a laurearsi, rispettivamente in legge e in Ingegneria civile. Dopo alcuni anni di esperienza in Continente erano tornati nella loro isola ed erano diventati rispettivamente Segretario Comunale e responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune. Era grazie a loro ed alla loro brillante preparazione che le scelte politiche degli amministratori si traducevano in fatti concreti. Grazie a tutto questo, la popolazione stabilmente residente d’inverno al Giglio era passata da 1.500 a 3.000 persone e non aveva creato problemi organizzare in loco il biennio scolastico obbligatorio previsto dalla nuova riforma scolastica. Al risveglio, dopo una lunga e beata dormita e nonostante il carattere paradisiaco di questo sogno, non so perché ma ero incazzato nero.


giglio cartina

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