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“Gorgona, un carcere che deve diventare un modello”

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 04 settembre 2004

“Quello della Gorgona è un modello carcerario che funziona, tanto che andrebbe esportato. Per lo meno utilizzato appieno”. E’ il commento del vicepresidente ed assessore alle politiche sociali della Toscana, Angelo Passaleva, che stamani ha visitato l’istituto penitenziario della Gorgona, la più piccola isola dell’arcipelago, 200 ettari di verde e natura incontaminata, la “prigione buona” come qualcuno la chiama, colonia penale agricola dal 1869 dove si lavorano i campi, ma si fa anche acquacoltura e ricerca biologica. “L’esperienza è estremamente positiva” commenta Passaleva. Nell’isola da qualche mese ci sono solo trentacinque detenuti, un quarto della capienza dell’istituto con il rischio di ridurne la capacità produttiva. “Vale invece la pena di potenziare questo modello – prosegue - I carcerati vivono e lavorano all’aria aperta: una detenzione con molti gradi di libertà, ampie possibilità di recuperto e una buona formazione. Il che riduce poi le recidive e consente di abbattere anche i costi di esercizio dell’istituto”. “Se un’esperienza simile alla Gorgona sarà realizzata anche a Pianosa - afferma il vicepresidente - ben venga anche lì il ritorno del carcere”. Della possibile imminente riapertura del penitenziario si era parlato qualche settimana fa e a Pianosa una colonia penale agricola c’era del resto già prima che alla Gorgona: dal 1858, poi l’isola fino al 1998 ha ospitato mafiosi e terroristi in un carcere di massima sicurezza. In visita alla Gorgona con Passaleva c’erano stamani anche Alessandro Margara, già magistrato di sorveglianza ed ora presidente della Fondazione Michelucci, e il professore Nedo Baracani, responsabile per l’università di Firenze del polo universitario del carcere di Prato. Con loro inoltre quattro ricercatori, che per conto della Regione stanno analizzando l’impatto del cosidetto “trattamento avanzato” e dei carceri aperti sotto il profilo economico e del recupero dei detenuti. “La ricerca ancora non è pronta – spiega Passaleva – ma la sensazione è che i costi rispetto ad un penitenziario classico siano notevolmente inferiori”. “Certo – conclude – anche tra i detenuti che sono stati ospiti alla Gorgona ci sono i recidivi. A volte però dipende dalla comunità dove tornano a vivere, che non è pronta ad accoglierli per il loro reinserimento. Ed è qui che dovremo in futuro lavorare. Come Regione pensiamo infatti ad un carcere che sia una pena, ma anche un luogo dove si forniscono gli strumenti utili per reinserirsi nella società”.


gorgona paese

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