Il biker tedesco si è perso nel cul di sac per le mountain bike del sentiero n. 3, uno dei più belli e panoramici della costa occidentale, ampio e agevole fino ai ruderi del semaforo-osservatorio sopra Chiessi perché un tempo percorso dai carriaggi militari, ma che scende a valle (Zanca, Patresi, Chiessi e Pomonte) attraverso una chilometrica e scoscesa sentieristica. Per salvarlo si è dovuto mobilitare un impegnativa e costosa opera di soccorso cielo-terra (e succede così quasi ogni anno), mentre si sarebbero potuti scongiurare i pericoli con quattro soldi di segnaletica su misura. Altri rischi sono in agguato lungo le ferrate della catena di vette le Calanche-Capanne-Galera, perché il tempo e le intemperie hanno cancellato i segnali del doppio zero, provocando grattacapi anche per gli escursionisti più esperti nello scalare pareti a strapiombo. Comprensibile e giustificata appare la protesta del consorzio di albergatori di Sant’Andrea contro lo stato di incuria, di abbandono e di ingabbiamento in cui versa il territorio del Parco. Purtroppo, il loro grido di allarme si è perso nei venti di scirocco di questi giorni. Altri consorzi, altri albergatori spezzano una lancia in favore dell’immobilismo, ai loro occhi miopi la migliore ricetta per scongiurare un cosiddetto escursionismo avventuroso e incontrollato, peraltro in un’isola che da anni aspira ad ampliare i propri orizzonti turistici. Pensate un po’ che botta in testa si abbatterebbe sull’economia delle Alpi, se gli operatori alpini ragionassero con lo stesso metro di giudizio delle teste ben pensanti di queste parti! Nella foto, la parete a strapiombo della Galera.
capanne versante roccioso