Abbiamo letto con interesse la nota dei cinghialai del Consorzio D dell’ATC 10 che , al di la degli apprezzabili toni, a volte poetici a volte oscuri, non crediamo faccia un buon servizio alla realtà dei fatti e contiene affermazioni che, ancora una volta, rischiano di mettere in serio imbarazzo il Commissario del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Il documento dell’ATC 10, votato anche dal rappresentante di Legambiente e dagli agricoltori, è cosa ben diversa da quello che, in maniera molto più permissiva, si sta attuando nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Quel documento fissava numeri, regole, controlli e modalità che sono stati disattesi dall’ordinanza che autorizza le battute nel Parco che, come dicono gli stessi cacciatori nella loro nota, si svolgono nel territorio “liberamente da noi scelto”, configurando non un’opera di abbattimento selettivo organizzata e controllata in tutte le sue fasi dall’Ente Parco ma una prosecuzione delle battute e della caccia tradizionale all’interno del Parco. Cosa espressamente vietata dalla legge sulla caccia e da quella sulle aree protette. Il rappresentante di Legambiente nel Parco Nazionale, ed attuale consulente del Commissario del Parco per altre questioni che non riguardano la caccia, ha sempre tenuto una linea di grande coerenza: ha sollevato per primo il problema dell’inadeguatezza delle battute tradizionali per ridurre in maniera drastica la popolazione di cinghiali; dopo tre anni di sperimentazione fallimentare questa tesi era divenuta coscienza diffusa e maggioritaria all’interno del Direttivo del Parco. Rispondendo ad una precisa richiesta di chiarimenti del Presidente Tanelli, Il Ministero dell’Ambiente e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, con una nota ufficiale, intimarono al Parco di interrompere l’esperimento perché in contrasto con le direttive del Servizio Conservazione Natura e dell’INFS. Oggi si ripropone la gestione venatoria del cinghiale, lo stesso modello fallito e sospeso negli anni passati. Noi continuiamo a non essere d’accordo. La sostanziale differenza tra quanto dice Legambiente ed i cacciatori è una: noi vogliamo che vengano usati tutti i mezzi possibili (catture, abbattimenti all’aspetto e notturni, battute veramente selettive, girate, coinvolgimento diretto degli agricoltori) per ridurre fortemente nell’immediato e poi eradicare i cinghiali dall’Elba nel prossimo futuro, perché sono una specie che niente ha a che fare col nostro ambiente ed un flagello per la flora e la fauna, per l’agricoltura e per la sicurezza di cose e persone; i cacciatori hanno importato questi ibridi semidomestici per puro divertimento, con una gestione venatoria approssimativa ne hanno fatto esplodere la popolazione (ben prima che arrivasse il Parco), oggi vogliono mantenere un numero di cinghiali alto che continui ad assicurare una caccia facile, magari anche dentro il Parco, mascherata da abbattimenti selettivi. Una domanda rimane senza risposta: è vero o no che gli abbattimenti di cinghiali nel Parco sono calati dopo la seconda ordinanza che metteva regole un po’ più precise anche sul numero di operatori per battuta?
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