Molti, davvero molti anni fa, durante una campagna amministrativa a Portoferraio c'era un iracondo signore che parlava in Piazza Cavour a Portoferraio su un palco davanti a un manipolo di sostenitori. Ricordiamo una frase pronunciata urlando (come buona parte del comizio) da quel personaggio: ".. i portoferraiesi non devono votare per un bastardo ..", ce la ricordiamo nettamente come se fosse stata pronunciata da un minuto, perchè ci sparò su dallo stomaco verso il cervello un mix di nausea e rabbia. Ovviamente l'ingiuria (intollerabile verso chiunque e da chiunque fosse stata pronunciata) era calata nel discorso furbescamente, in modo che nessuno potesse contestare all'iracondo: "Tu mi hai chiamato bastardo" ma tutti intesero a chi pensava il comiziante. Erano altri tempi, a pensarci bene la ormai quasi sessantenne Repubblica non ne aveva compiuti 30 di anni, le ruggini tra quelli che si erano sparati addosso (e non metaforicamente) erano ancora molto consistenti. Con il tempo imparammo a considerare (senza condividerle anzi continuando a combatterle) le ragioni, le idee, le visioni del mondo e dello stato di chi stava a destra. Vedemmo compiersi pian piano la democrazia con l'isolamento "dei pazzi giacobini dell'odio e del terrore" per dirla con Guccini. Un giorno ci capitò perfino di parlare civilmente da soli, con lo stesso iracondo comiziante, nel frattempo fattosi pacato uomo delle istituzioni. Uscimmo da quel colloquio sorpresi positivamente di quanto erano cambiati i tempi e con i tempi le persone, pensammo che la tolleranza non si era spalmata solo sulle nostre spalle, che il rispetto delle idee altrui, il considerare avversario e non nemico anche il duro antagonista politico, fosse cosa acquisita per tutti, ma proprio per tutti. Ci sbagliavamo.