Torna indietro

A Sciambere della crisi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 25 luglio 2004

Approfittiamo di un sabato sostanzialmente improntato alla "mosciura" per toglierci ad un'ora decente l'incombenza di scrivere l'A Sciambere quotidiano, evitando così di ammannire orrori d'ortografia o cadute di stile tipo "a me mi" "a noi ci", derivanti coliche di sonno incombenti, con rischio d'addormentamenti sulla sedia col capo che ciondola, allorquando si scrive ai lettori e viene da parafrasare i Pooh "Cari .. son le cinque del mattino". E ragioniamo un po' su quanto sono buffi e particolari i nostri conterranei elbanesi e su come hanno accolto LA CRISI. Appena sono stati resi noti i dati previsionali a cortissimo termine di questa stagione turistica, ed è stato chiaro che in sul fine dell'estate e in sull'inizio dell'autunno si sarebbe verificato un grande sciamare di farfalle, leggasi cambiali protestate ed assegni cabriolet (non esattamente coperti), in molti hanno levato alte grida: "Aita! Aita! la sussistenza, forse perfino lo stesso galleggiamento dell'isoletta verde&blu sono in discussione!" Parecchi sono stati colti dalla disperazione più cupa: "Come pagherò le rate del mio Pajero?" si domandava uno angosciosamente "Dillo a me che non andrò né a sciare a Chamonix né alle Maldive quest'inverno!" gli rispondeva un'altro, mentre un terzo in disparte lacrimava: "Il mio Rolex .. i miei vestitini di Armani, la mia barchetta di undici metri, le mie piste di coca il sabato sera, tutto perderò .. tutto!" Contemporaneamente un altro stuolo reagiva. Ma come? Subissando i giornali di ricette per uscire dalla crisi, in qualche caso proponendo le più creative ipotesi: "Basta con la monocoltura turistica, impiantiamo un bel salumificio di cinghiale a denominazione d'origine comtrollata! Ho già in mente il marchio: Cignalelba!" oppure "Cerchiamo nuovi mercati, promoviamo l'immagine dell'Elba presso i Kalmukki, gli Azzeri, gli Osseti e i Lapponi" o ancora "Riforme istituzionali ci vogliono, e occorre superare il Comune Unico, poniamo agli elbani questo referendum: volete che l'Isola diventi una frazione del Comune di Sassetta o che sia annessa dal principato di Monaco?". Poi finalmente, con la terza settimana di Luglio è incominciata ad arrivare un po' di gente, in parecchi hanno iniziato a tirare a far ciccia, le discussioni sono rimaste a metà, i demiurghi si sono chiusi a elucubrare nelle loro stanze, in attesa della rinfrescata quando di nuovo, tutti insieme, a branchi come le sardine, si ripresenteranno a ragionare di massimi e minimi sistemi, in un'isola che spesso sembra "l'Isola che non c'è" (di testa). Qualcuno quando eravamo bambini usava ripeterci: "Aricordati che la miseria è brutta, però granisce l'omo". Ora dire che siamo alla miseria non si può, se non altro per rispetto verso quei popoli che in miseria sono veramente, diciamo che una crisi ha momentaneamente e allegramente mandato a puttana il nostro modello di sviluppo. Non abbiamo ricette da proporre noi, ma una speranziella sì: che dalla crisi gli elbanesi escano più "graniti", più seri, più attenti alle cose che durano e meno alle stronzate che si consumano.