Caro Sergio, nei miei due articoli pubblicati da Elbareport ho parlato d’elbanità, qualcuno, forse in malafede o forse perché ho messo i piedi nel piatto, si è risentito. Allora per sgomberare il campo da ogni illazione mi sembra opportuno sintetizzare, in modo didascalico, il mio concetto. Ti ringrazio per l’ospitalità, Elbanità esprime un valore perché chi vive sull’isola è portatore di competenze specifiche che altri non hanno. Elbanità significa mettere a reddito le risorse umane, naturali e culturali di cui questo lembo di terra è così ricco, e quindi dare agli isolani le stesse opportunità dei cittadini che vivono sulla terraferma. Elbanità vuole dire difendere e tutelare le autonomie locali, quindi promuovere una concertazione di ampio respiro, sia istituzionale (livelli provinciali, regionali o ministeriali) sia sociale (associazioni imprenditoriali e dei lavoratori). Elbanità richiede amministratori locali che “fanno squadra”, in pratica solidali e coesi, con le idee chiare sull’avvenire dell’Isola, e quindi autorevoli, capaci e preparati, in altre parole in grado di confrontarsi con i diversi livelli istituzionali “senza il cappello in mano”. Elbanità esige un'unica cabina di regia amministrativa. Si può partire dalla comunità montana-unione dei comuni per poi giungere al comune unico e a nove municipi. Elbanità reclama un parco nazionale dell’arcipelago toscano che torni a funzionare e assuma una progettazione capace di legare l’ambiente ai problemi/valori socio-economici del territorio. Elbanità pretende un coordinamento fra tutti gli strumenti della programmazione urbanistica e economica per garantire all’Isola d’Elba uno sviluppo equilibrato e compatibile, vale a dire una crescita sostenibile, dove le necessità dello sviluppo devono rapportarsi con un ambiente tanto bello quanto delicato. Elbanità presuppone un nuovo “modello Elba”. Questo deve partire dagli elementi di forza (es. robusta risorsa ambientale, culturale e storica) e da quelli di debolezza (es. rischio di forte degrado dell'ambiente soprattutto per quanto riguarda le coste, la flora e la fauna) tipici del nostro comprensorio, e quindi individuare nuove strategie di intervento. Solo a titolo orientativo s’individuano: una ricettività diffusa legata alla cultura del territorio, dotando, in modo particolare le seconde case, di un marchio di qualità e di forme associative; un piccolo commercio attraverso un nuovo associazionismo “di scopo” e tramite i prodotti “di nicchia” cioè di qualità e/o tipici del luogo; un artigianato di produzione basato sulle risorse del territorio (es. minerali, la pesca ecc.), e dotato di un marchio di qualità. Elbanità reclama la soluzione degli ambiti più sensibili del territorio, in altre parole la dotazione di risorse idriche, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, i collegamenti stradali e marittimi, l’utilizzo della fascia costiera, i rischi di alluvione, di frane e di incendi.
Elba in volo dal Capanne