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Le risposte alla crisi: l’elbanità e la cabina di regia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 24 giugno 2004

Si deve prendere atto, con rammarico, che il «modello Elba» è entrato in crisi e le nostre comunità sono attraversate da una forte tensione economica e morale che non trova riscontro nel recente passato. I primi dati sulle presenze turistiche sono allarmanti. Non si può indugiare oltre, serve una concertazione pubblico/privato che punti all’uso economico delle risorse ambientali e culturali del territorio. Questa si attua mediante una programmazione unitaria che coniughi urbanistica, turismo e cultura, e quindi valorizzi la filiera produttiva: sole-mare, collina, natura, storia, gastronomia di qualità, artigianato artistico, viticoltura, sport del mare, e all’integrazione fra turismo, commercio, artigianato e servizi. Vale a dire che bisogna puntare ad un'unica cabina di regia amministrativa (cioè unione dei comuni e superamento della comunità montana) composta di donne e uomini solidali e coesi, con le idee chiare sull’avvenire dell’Isola, e quindi autorevoli, capaci e preparati, in altre parole in grado di confrontarsi «senza il cappello in mano» con gli altri livelli istituzionali siano questi provinciali, regionali o ministeriali. Una classe dirigente che voli alto nelle scelte di governo, ma lo faccia in modo pragmatico, in altri termini che sappia dire ai cittadini sì o no netti e chiari. Si tratta di porre alla base delle scelte del governo locale «l’elbanità», o meglio «l’elbanità come valore», in definitiva è necessario mettere a reddito ciò che qui c’è e gli altri non hanno, da questo deve prendere corpo «la nuova Isola». Per realizzare questi obiettivi occorre una macchina amministrativa efficiente che rigetti ogni municipalismo ed eviti qualsiasi scontro sociale e istituzionale, e inoltre, mi sembra superfluo dirlo, stia lontana dalle lobby e dalla criminalità organizzata. Oggi uno dei compiti prioritari dei nuovi eletti, e delle forze politiche progressiste che li sostengono, è quello trasmettere ai cittadini nuove certezze e nuove speranze; in definitiva fare sì che gli elbani, e in modo particolare le nuove generazioni, rivolgano lo sguardo al loro domani in modo certo e positivo. Chi si divide e li deluderà pagherà innegabilmente il prezzo della sconfitta. Io sono convinto che «L’Elba può», cioè può farcela a uscire da questa brutta crisi economica.


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