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Controcopertina: Lettera da Oriano e lettera ad Oriano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 25 giugno 2004

Caro Sergio, ho letto con interesse e con il solito piacere il tuo articolo su L’Unità del 17 giugno. Mi era stato annunciato con grida da stadio da Elio Cianetti e da altri compagni, sulla soglia del pollaio di Via Fagiuoli dove ha sede la Federazione Ds. L’Elba continua ad essere un laboratorio con antenne molto sensibili, dove ho imparato tante cose. Così continua a passarmi per la testa l’idea che non sia facile leggere i suoi voti per chi non conosce tante vicende, dopo le ciminiere e le miniere, l’avvento della Cassa del Mezzogiorno e l’EVE. E forse anche per chi non è stato ospite di Libertaria che un bicchiere di vino non l’ha mai negato a nessuno. Dagli asini alle fuori strada. Il lavoro per tante fantasiose Feste de L’Unità e su programmi elettorali assai spesso in avanti rispetto ai tempi. Indimenticabile la prima festa nazionale del mare confinata a Rio Marina perchè il Sindaco di Portoferraio temeva, forse, che un “percorso turistico” i comunisti lo segnassero con il filo spinato e i cavalli di Frisia. Sollevammo temi allora in sordina come la cultura del mare, il Mediterraneo, l’insularità. Mi piacerebbe tanto riavere una copia della rivista che firmammo insieme: l’ultima mi è stata sottratta da giovani dirigenti nazionali di origine pedealpestre, sorpresi ed incuriositi da tanta anticipazione (e nel caso tu ne trovassi una...). Voglia di giornalismo, in tempi di bollettini. Quanti nomi e sopranomi si affollano, troppo spesso annebbiati dall’età nella mia mente. Quante discussioni e liti. E quante comiche finali. Le comiche, sempre di buon livello, sono momenti salienti, distintivi delle passioni di quegli anni. Tu hai la capacità, la memoria, lo stile giusto per scrivere qualcosa. Merita di essere conosciuto ben oltre il canale come questo microcosmo isolano si è adeguato o ha reagito a tanti eventi. Pensaci. Io sarei il primo ad esserne felice. Con tanto immutato affetto per tutta la tua famiglia e con tanta stima. Oriano P.S. Alle prese col mio nipote più piccolo - poco più di tre anni - mi torna spesso alla mente lo sdegnoso rifiuto di tua figlia del cammello che mi aveva ordinato di disegnare. Caro Oriano Guarda che scherzo ti combino: mi scrivi una lettera privata e io la partecipo ai lettori del giornale, e non per mettermi le penne del pavone dell'attestato della tua considerazione, ma come spunto per parlare un poco di un'isola che c'era, e spiegare a chi ha pazienza di leggere chi è quel piccolo grande uomo amiatino nei cromosomi e livornese per cultura che risponde al nome di Oriano Niccolai. La cosa non ti entusiasmerà Oriano ma devi pagare pegno, se scrivo è soprattutto colpa tua, da adolescente e da giovanotto ho cercato di imitare spudoratamente il tuo modo di scrivere, i tuoi "registri" quello incisivo, secco come una frustata, quello allegro, pieno di colori mediterranei delle isole in cui ti avevano mandato a fare il rivoluzionario di professione (Sardegna, Sicilia, Elba), quello ironico che inchiodava la vanagloria, l'incultura e le miserie umane sulla croce del ridicolo. Sì, è colpa tua se scrivo, perchè da grande volevo arrivare a tenere la penna in mano un po' come te, avendo rinunciato senza provarci a replicare cosa sapevi e sai fare con un pennello, una matita a china, o con una vecchia macchina fotografica russa. Quando ti presentavi o ti presentavano come funzionario del PCI la gente abituata prima allo stile dei rimpulizziti federasti megacravattati, poi a quello dell'ex-sessantottino mutato in pollo di batteria para-Yuppie, stentava a crederlo davanti ad un ometto informale con la faccia insieme ingenua e maliziosa da Candide, incapace di guidare un mezzo di locomozione diverso dal ciuco e attento alle più moderne tecnologie comunicative, uno che avrebbe trovato giusto spendere un sacco di soldi per stampare un bel manifesto in tricromia (facendo incazzare generazioni di amministratori del partito), ma poi prendeva degli scatoloni di lavatrice che non costavano una lira e li trasformava nella più grande scritta colorata e illuminata mai vista all'isola. Quante cose, che ci sono rimaste in testa solide come coti di granito, abbiamo inventato e realizzato usando materiali poco nobili la cartaccia ed il cartone, i giornali, il gesso, la segatura ma impastandoli con uma assurda mole di fatica e "tensione ideale". Un po' Gramsci, un po' carnevale di Viareggio producevamo feste dell'Unità ad altissimo contenuto grafico-politico, punteggiate da "scritte invincibili", plastici dell'Elba che si stendevano per dodici metri, gigantografie dallo sbalorditivo effetto e "prove" di giornali, prototipi d'informazione democratica ed alternativa, esempi di controinformazione che si opponeva all'informazione dominante, (Telegrafo-Nazione La stampa del padrone) chiusa e pretigna. Ho in cantiere (si dice così?) da una dozzina di anni un lavoro del tipo di quello che mi chiedi e mi piacerebbe, se un giorno sarà varato, tu ci mettessi la penna; magari per riproporre qualcuna delle tue "storiche" vignette, e ora faccio incazzare qualcuno ricordandomi quella dedicata al compianto presidente dell'E.V.E. (il non compianto Ente Valorizzazione Elba)in cui il nostro era rappresentato in sonno sdraiato col pigiamino in guisa di omino della pubblicità della permaflex, con sotto la scritta parodistica "EVEflex .. il famoso pateracchio a molle". Basta, piantiamola qui altrimenti diventa un discorso tra reduci. Mi resta solo da ringraziarti, Oriano per avermi insegnato come si riesce onestamente a NON fare carriera, cosa si deve fare per NON diventare ricchi e importanti ma senza il sogno di un mondo migliore. E alienandomi le simpatie di qualche altro lettore ti lascio dicendoti che mi eri tornato in mente qualche mese fa, quando un gruppo di elbani che non conosci (ma ti piacerebbero e piaceresti loro), ha scelto per il movimento a cui ha dato vita il nome di "Su la testa". Mi sei venuto in mente tu insieme ad una canzonaccia rossa e presessantottina che recitava: "E chi non vuol piegar la testa - venga a aggiungersi alla lista - chi non vuol piegar la testa è comunista.." "Sergio" PS: il tuo cammello era ben disegnato, ma Teresa, sai, è sempre stata un tipo ipercritico.


Festa unità storica

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