Ventiquattro pagine impietose, quelle dell’ordinanza del Tribunale del Riesame con le quali si accordano i domiciliari al solo Marco Regano, non già perché estraneo alla lobby di potere, ma perché il suo rapporto viene definito “ancillare” (una figura di secondo piano che presta solo servigi). Ventiquattro pagine di una crudezza infinita che allontanano decisamente le ipotesi di scarcerazione prima del processo degli altri indagati. Ventiquattro pagine di cui il Tirreno di Venerdì 18 Giugno pubblicherà un’ampia sintesi e sulle quali anche noi torneremo, perché rappresentano l’interpretazione di un tratto di storia, di brutta storia del nostro paese. Ventiquattro pagine che se lette, crediamo, avrebbero forse spento una buona parte delle fiaccole. L’imprenditore Nocentini ne esce demolito dalle sue stesse parole intercettate e dalle Mail di cui ha lasciato traccia sul suo computer. In una di queste riferendosi all’operazione Pacaelmo ed alle compiacenti variazioni che il Comune ha apportato al Piano degli Insediamenti Produttivi l’imprenditore scrive: “ Siamo convinti di agire nella maniera più giusta nell’interesse esclusivo delle nostre aziende che hanno la precedenza assoluta su tutti i principi morali e personali” Nocentini resta carcerato perché i Giudici ne ritengono “molto verosimile la condanna” le sue argomentazioni fornite spontaneamente, quelle di aver utilizzato pieghe e lacune degli strumenti programmatori sono dichiarate “risibili”, secondo i magistrati che lo accusano egli è il vero burattinaio della politica portoferraiese, l’ex-sindaco Ageno eletto anche grazie ai voti procuratigli da Nocentini è “al suo soldo permanente”, Alberto Fratti è in pratica un dipendente che l’imprenditore ha collocato nella giunta, il figlio del sindaco, l’architetto Nicola Ageno è stato per dichiarazione del Nocentini per i suoi servigi: “pagato più del dovuto perché ha avuto un valore più alto di una mera consulenza”. L’Architetto Sandra Maltinti è stata assoldata per i Giudici deliberatamente con l’intento di curare gli interessi degli associati alla lobby, e viene compensata con l’affidamento di lucrosi incarichi per la stesura dei piani. Ce n’è, in quelle ventiquattro pagine, per tutti gli indagati, sia sul fronte Pacaelmo (ma anche la vicenda Bata entra nelle indagini) che sul fronte della tentata vendita ai Fratelli Cioni dell’area alle Ghiaie, ma ce n’è anche per chi non è stato avvisato, la maggioranza consiliare che ha consentito le diverse operazioni viene definita: “..del tutto supina alla preponderante volontà del Sindaco e dei suoi accoliti…“. E c’è anche altro: da risvolti interessanti per chi fa gossip, ad accenni inquietanti come il passaggio in cui si accenna a soffiate arrivate agli indagati dagli stessi ambienti degli indagatori, e quello relativo alle vicende del capitano Salvatore Distefano , il vero “cervello” insieme al PM Roberto Pennisi della vastissima indagine, incappato poi in una “sfortunata” storia di cessione di hashish ad una confidente. Esce da quelle ventiquattro pagine il ritratto di un brandello di “razza padrona” strafottente che ostentava sicumera anche mentre era intercettata, fotografata, registrata ambientalmente, videoripresa nell’atto di portare a compimento le illegali attività della lobby . Ventiquattro pagine come ventiquattro macigni.
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