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Studenti toscani più bravi della media nazionale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 23 ottobre 2002

Vivono in un ambiente stimolante, possiedono più libri della media, hanno genitori con elevati titoli di studio (laurea o diploma), possiedono una stanza personale dove studiare, una scrivania, un computer. A questo ricco retroterra di risorse educative in famiglia, cui corrisponde un patrimonio altrettanto ricco in dotazioni e strutture scolastiche, per gli studenti dalle elementari alle superiori corrisponde, in Toscana, un risultato scolastico più brillante rispetto alla media nazionale, in molti casi, anche rispetto alla media delle altre regioni del nord. Questi alcuni elementi del sistema scolastico toscano che emergono dall’indagine che l’Istituto nazionale per la valutazione dell’istruzione (Invalsi) ha svolto per conto della Regione su un campione di oltre 150 scuole, dalle elementari alle superiori, testandone le competenze nei settori linguistico, matematico e scientifico e confrontando i dati ottenuti con quelli di analoghe ricerche effettuate a livello nazionale e internazionale. Il volume che ne raccoglie i risultati, edito da Giunti con il titolo “La qualità del sistema scolastico” a cura di Michela Mayer e Anna Maria Caputo, è stato presentato oggi al Palaffari insieme a un’analisi, svolta dall’Irpet, sugli effetti delle politiche della Regione per il diritto allo studio. A un elevato indice di risorse educative disponibili a casa (il 38,2% degli studenti toscani possiede più di 200 libri, l’85% degli studenti del V anno delle superiori possiede un computer contro il 75% della media nazionale) corrisponde, ovunque, un buon risultato scolastico, sia alle elementari che alle medie e alle superiori (in genere la performance delle elementari appare migliore rispetto ai gradi superiori ). Non manca, ovviamente qualche ombra. Se stiamo meglio della media italiana infatti, va detto che l’Italia è, a sua volta, al di sotto della media dei paesi Ocse, soprattutto per quel che riguarda le competenze scientifiche e matematiche. Nel confronto europeo quindi, il risultato toscano appare meno brillante. Fra le ombre, lo ha sottolineato anche l’assessore all’istruzione Paolo Benesperi, il permanere di zone di ritardo scolastico, concentrate soprattutto nei primi anni delle superiori e, in particolare, negli istituti professionali. “Su questo punto debole - ha detto Benesperi - dovremo orientare maggiormente le nostre risorse e, soprattutto, concentrare le politiche per il diritto allo studio”. “La ricerca di oggi sull’anno scolastico 2001-2002 è la prima che l’istituto nazionale di valutazione svolge a dimensione regionale - ha spiegato ancora Benesperi - a questa ne seguiranno altre, perché crediamo che gli strumenti conoscitivi siano indispensabili per orientare le politiche regionali verso l’obiettivo del miglioramento della qualità dell’apprendimento e delle competenze che ciascun cittadino dovrebbe avere, non solo quando va a scuola ma per tutto l’arco della vita”. Benesperi, dopo aver rilevato il disagio che sta vivendo il mondo della scuola anche nella nostra regione e lamentato la mancanza di dialogo con il governo su questi temi, ha ricordato che la Toscana ha approvato, nel luglio scorso, un testo unico delle leggi su educazione, formazione, lavoro. La Regione sta oggi lavorando per rinnovare tutti i suoi strumenti di intervento, proseguendo nella direzione già intrapresa di realizzare la massima integrazione fra scuola e territorio, puntando su qualità, educazione degli adulti, rapporto fra istruzione e mondo produttivo. La ricerca dell’Irpet (Il diritto alla scuola, Giunti) fa il punto sull’impegno della Regione per il diritto allo studio non universitario e analizza puntualmente l’efficacia dei piani integrati di area realizzati sul territorio toscano. Nel corso dell’anno scolastico 2001-2002 sono stati stanziati circa 263 miliardi di lire (circa 679 mila lire per studente). La voce più consistente è quella per la scuola dell’infanzia (1 milione circa per alunno) seguita dalla scuola elementare (890 mila per alunno). I due terzi della spesa per il diritto allo studio sono destinati al finanziamento dei servizi mensa e trasporto, cioè alle iniziative dedicate alla generalità degli studenti. Minore il peso delle iniziative mirate ai singoli (borse, buoni libro). Cardine delle politiche regionali in questo settore sono i Pia, progetti integrati di area, progetti educativi che puntano sulla sinergia fra scuola e soggetti territoriali coinvolti di volta in volta su singoli temi educativi. Dal 1996 al 2000 la spesa sostenuta a favore di questi progetti è quasi raddoppiata, passando da 8 a 16 miliardi di lire.