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Rospi: Amore e Morte - Dissertazione zoologico-autonomista

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 31 dicembre 2002

Siamo rimasti sorpresi nell’apprendere che Legambiente ha inviato agli elbani, in segno augurale per il nuovo anno, l’immagine di un rospo. La prima cosa a cui abbiamo pensato è che si trattasse di una provocazione allusiva ai tempi brutti e bui che ci attendono. Poi ci siamo invece convinti che Legambiente volesse, in realtà, operare una specie di rivoluzione per scardinare tutte le incrostazioni culturali e i luoghi comuni che, nonostante il processo di indottrinamento portato avanti dal parco, impediscono ancora agli elbani di essere degli autentici ambientalisti. Per esempio, molti di loro continuano a pensare che una colomba bianca suggerisca bellezza, innocenza, purezza, e la considerano, come d’altra parte il resto del modo, un indiscutibile simbolo di pace, mentre, ostinatamente, sono portati ad associare il rospo ad una sensazione di ribrezzo e di schifo. A ben vedere, l’operazione di Legambiente applica al mondo animale i principi che si applicano alla valutazione degli esseri umani nelle civiltà più evolute, dove l’aspetto fisico è si importante, ma non è tutto. Sembra quindi, per un’associazione ambientalista, un’operazione del tutto legittima. Ma se un uomo non attraente potrà farsi apprezzare e mettersi in evidenza per altre doti, quali sarebbero le qualità di un rospo per assurgere a simbolo in un momento cosi significativo? Legambiente non lo dice. Incuriositi, abbiamo fatto qualche ricerca e abbiamo appreso cose interessanti. In questo periodo, soprattutto in America, il rospo è oggetto di grande interesse. Alcuni scienziati avrebbero appurato che la pelle del rospo è coperta da un sottile velo di una sostanza allucinogena. E’ stato fatto notare come questa scoperta dia una base seria alla favola nella quale una fanciulla, con un semplice bacio, trasforma un rospo in un principe azzurro. Il problema, adesso, in diverse zone degli Stati Uniti, è che si è diffusa la moda dell’allevamento di rospi, che le ragazze non baciano ma leccano, per andare in estasi e forse per vedere il principe azzurro. In due stati questi allevamenti sono stati vietati. Provvedimenti simili anche in Olanda, dove in una discoteca i rospi potevano essere leccati a pagamento. Ma le virtù del rospo non finiscono qui: è l’amatore più resistente ed ostinato che esista sulla terra: il suo amplesso dura giorni e giorni interi e ininterrottamente. E mentre la femmina cerca di nutrirsi e distrarsi non è così per lui che continua con ostinazione. Fin quando non cade tramortito, al punto che, non di rado, non è più in grado di riprendersi e ci lascia la pelle. Si capisce così anche perché nella favola sia stato scelto per essere trasformato in principe, che per essere perfetto, oltre che azzurro, non può essere un amatore distratto, stanco o frettoloso. Non sappiamo se Legambiente, mandando agli elbani l’immagine di un rospo quando loro attendevano il redentore, lo abbiano fatto per sottolineare quest’atto di eroismo, di amore e morte, e attirare l’attenzione sui valori concreti che il gesto esalta, rispetto ad una società fondata sull’ effimero, sull’egosimo e sulle apparenze troppo spesso ingannevoli. L’immagine che Legambiente ha utilizzato è quella del rospo smeraldino, la cui presenza è stata scoperta con grande gaudio e emozione,e magnificata da alcuni articoli sui giornali da due professori universitari. Non c’è che dire: all’Elba, adesso, non ci manca proprio niente.