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Per ricostruire il tavolo del centrosinistra portoferraiese

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 16 marzo 2004

Definire la situazione del centrosinistra portoferraiese "incasinata" è ancora poco, difficile trarne una fotografia lineare e chiaramente comprensibile per chi non ha una particolare passione per le vicende politiche, tentiamo una specie di semplificazione navigando a vista (e orecchio) visto che dalle forze politiche non giunge ufficiale comunicazione. Teoricamente il "tavolo" del centrosinistra dovrebbe considerarsi già saltato: le ultime due riunioni diessine (segreteria di Zona e direttivo di Sezione) non hanno nella sostanza mandato il segnale atteso dagli altri componenti della coalizione (il passo indietro di Scelza). Gli incontri diessini hanno solo aggiustato i contorni mostrando che il supporto della Quercia alla candidatura di Scelza è (a Portoferraio) maggioritario, ma niente affatto plebiscitario come invece il candidato intendeva dimostrare. Ma tutti devono far conto di una sorta di convitato di pietra il generico "popolo progressista" portoferraiese che occhieggi a Scelza o meno, sicuramente non ci sta a perdere un turno elettorale contro la destra (e che destra!) che sarebbe già vinto a mani basse se solo si raggiungesse un livello di unità decente. Pensiamo è ribadiamo che la scelta diessina sia stata a dir poco catastrofica (il morto - si usa dire - è sulla bara) avendo individuato e promosso l'uomo sbagliato, al posto sbagliato, con metodi sbagliati nel momento sbagliato. Zini è stato abile a tenere insieme il "tavolo" fino alla irruzione di questa improvvida candidatura, per il resto l'assenza di peso politico complessivo della dirigenza diessina, ha fatto più danni della grandine, consentendo autocandidature all'insegna della fuga in avanti, gestioni "extraterritoriali" di una campagna elettorale di Scelza, "incursioni" al tavolo come l'ultima di Giovanni Frangioni che hanno spappolato agli occhi del resto della coalizione, la credibilità della Quercia, dal momento che l'ex-sindacalista pretendeva di mettere in discussione quanto già si era faticosamente concordato. Ma le analisi (che risulteranno utilissime in futuro, non averne fatta una dell'ultima sconfitta è stato un altro madornale errore) ora lasciano il tempo che trovano, c'è da rimettere insieme i cocci è citando Uberto Lupi "Il presepe si fa con i pastori che ci s'hanno". Il problema ora è c'è un eccessivo affollamento di medici intorno al centrosinistra portoferraiese malato. Ci ha provato il segretario diessino della federazione Rocco Garufo (scontrandosi pure con il suo compagno di partito Manciulli) dialogando con il suo omologo piombinese di rifondazione Favilli e per primo prendendo in cosiderazione il "passo insietro" di Scelza. Ci ha provato da Firenze il Manciulli stesso, con il responsabile regionale di Rifondazione Ricci (che però ha fatto incazzare non poco i suoi elbani), con una soluzione più o meno impostata sul ritiro delle altre candidature, l'individuazione di Peria (Margherita) come candidato unico, il temporaneo congelamento (se non abbiamo capito male) della situazione di Scelza. Ma tutte le ricette per far uscire i DS da questo vicolo cieco in cui si è cacciato rischiano di risultare cervellotiche se cucinate da lontano se si pretenderà di muovere i "pastori" sul presepe portoferraiese senza il loro coinvolgimento, se così non si farà la rottura sarà inevitabile con la costituzione di un fronte progressista che correrà dalla sinistra diessina ai movimenti. Può fare molto per scongiurare questa ipotesi la diplomazia interna al centrosinistra portoferraiese che ha ripreso nelle ultime ad attivarsi, nell'interesse in primo luogo di DS e Margherita, che se non riusciranno a ricostituire il "quadro", oltre a subire mutilazioni elettorali interne, saranno condannati a concorrere, con scarse possibilità di affermazione, andando a caccia di consensi non già nel "popolo delle partite iva", ma sul terreno paludosissimo e compromissorio dei gruppi di potere, in parte già squassati da una tempesta giudiziaria di cui temiamo di aver visto soltanto le avvisaglie. Per salvarsi il centrosinistra ha bisogno di togliere quanto prima il macigno Scelza dal tavolo, e mantenere fede alle proposte fatte di dettagliare il programma e tornare a discuterne in pubblico. Ma deve anche, il centrosinistra, far cessare immediatamente (o almeno subito estranearsi) questo ridicolo e populista "Vota Antonio" in cui si chiedono consensi e firme non si capisce per cosa, questa promozione personale d'immagine fuori del controllo di chiunque non sia l'interessato, senza ragionare di programmi, di impegni amministrativi che, piaccia o non piaccia, somiglia alle campagne di Berlusconi e Previti e neanche poco.


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