Ha ragione il Dottor Marcello Meneghin, abbiamo certamente sbagliato ad usare il termine “svuotamento” per definire ciò che andrebbe fatto per alcune briglie di cui abbiamo segnalato l’abbandono. E’ chiaro che non intendevamo trasformare le briglie in laghetti. Infatti, sarebbe meglio parlare di pulizia di opere ormai invase pericolosamente dalla vegetazione e ricoperte da fango e che, in alcune occasioni non svolgono ormai più l’opera di “imbrigliamento” delle acque. Il vocabolario Devoto Oli definisce la briglia “Opera idraulica, detta anche serra, costituita di un robusto muro disposto normalmente all’alveo e rinforzato sui fianchi in modo da respingere la corrente verso il centro”, in alcuni casi questa funzione è vanificata dalla completa ricopertura delle briglie e dalla presenza di alberi caduti, crolli dei fianchi e degli argini, presenza di detriti e fango che rischiano di occludere l’alveo più a valle, tanto che, spesso, in caso di precipitazioni abbondanti la violenza dell’acqua non viene affatto smorzata con cascatelle e ruscellamento, ma salta letteralmente la briglia con forza e velocità. Inoltre, le feritoie sul muro delle briglie sono ormai in gran parte occluse e non lasciano più filtrare l’acqua in caso di flusso abbondante ed alcune strutture cominciano a mostrare i segni del tempo e ne andrebbe valutata la stabilità. Il Dottor Meneghin ha ragione: nessuno svuotamento completo delle briglie ma una maggiore attenzione e cura per queste vecchie opere ci pare necessaria.
briglie 3 fosso