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Controcopertina: No blood for oil - Non versare altro sangue per il petrolio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 23 febbraio 2004

Sull’Unità di sabato scorso un occhiello a fondo pagina titola” Il libro di un ex dirigente Eni – Quanto Petrolio a Nassiriya : è per quello che siamo laggiù ?”; l’articolo a firma Elio Veltri e Paolo Sylos Labini riporta passaggi del libro “La guerra del petrolio” di Benito Li Vigni – Editori Riuniti . Il Governo Iracheno ante guerra aveva concesso all’Eni lo sfruttamento a Nassirya di un giacimento petrolifero con riserve stimate nell’ordine di 2,5/3 miliardi di barili : il quinto giacimento del paese. Il contratto con l’Eni era particolarmente favorevole per lo Stato Italiano per due motivi : i costi di estrazione che la società di bandiera avrebbe dovuto sostenere sarebbero stati scontati con la produzione del petrolio estratto e , una volta ammortizzati i costi, la produzione seguente sarebbe stata divisa a metà tra Eni e Governo Iracheno . Il Governo Iracheno aveva deciso di sospendere l’operazione, originariamente prevista per il periodo 1995 – 2000, rimandandola ad embargo finito ; sarebbero stati proprio i paesi come l’Italia, la Germania, la Francia e la Russia, tutti interessati da similari contratti petroliferi, a premere presso gli Stati Uniti per la fine dell’embargo ; da parte sua l’Iraq si rendeva disponibile a mettere in commercio due milioni di barili al giorno di petrolio per calmierarne il prezzo. Dovrebbe essere chiaro oramai a tutti che le giustificazioni addotte per scatenare la guerra contro l’Iraq da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna erano solamente specchietti per le allodole; l’Iraq era un regime dittatoriale come molti altri al mondo e sicuramente non il peggiore . Saddam Hussein era stato aiutato, sovvenzionato e rifornito di arsenali di armi di tutti i tipi durante la lunga e sanguinosa guerra contro l’Iran; il terrorismo islamico ha avuto origine in Arabia Saudita e trova qui ed in Pakistan i suoi sostenitori e finanziatori . Nonostante questa fosse cosa nota a tutti , si sono creati dossier ad arte per far credere all’opinione pubblica mondiale che invece proprio in Iraq ci fossero i covi dei terroristi e le armi di distruzione di massa pronte a sconvolgere, se non preventivamente distrutte, la nostra tranquilla esistenza . La verità è che Stati Uniti e Gran Bretagna volevano il possesso e la gestione delle riserve petrolifere, a basso costo, più grandi al mondo e che queste, invece, erano contrattualmente destinate a società di altre nazioni . Russia, Francia e Germania, autonome rispetto agli Stati Uniti, non hanno rivendicato il rispetto dei contratti e delle commesse stipulate dalle società petrolifere nazionali con lo Stato Iracheno , né hanno inviato truppe a”segnare il territorio” di appartenenza . Non è che invece noi Italiani abbiamo ragionato in maniera opposta ? Bene ha fatto Violante a ricordare , a chi di dovere , che sui morti è bene fare forse un po’ meno retorica e magari invece andare a ricercare le responsabilità di scelte tanto scellerate e tragiche . Auspico che il Partito a cui appartengo non opti pilatescamente ancora per il ni , ma dica un bel NO a questa presenza italiana in Iraq completamente sbagliata, ingiustificata ed ingiustificabile . La tanto decantata “cultura di governo” nello specifico non c’entra niente ed i tricicli nemmeno ; a tal proposito mi auguro che taluni nostri dirigenti e parlamentari non abbandonino le aule ma trovino il coraggio di votare nell’unico modo che tradizione, ideali, coerenza e vero riformismo, vorrebbe.


No blod for oil  pace  guerra

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