Il Tribunale di Livorno ha condannato per il reato di peculato ad 8 mesi, con il beneficio della sospensione condizionale della pena, il capoliverese Oliver Guglielmi. La condanna giunge oltre due anni e mezzo dopo le dimissioni dalla carica di responsabile amministrativo della Casa di Riposo Traditi-Caccio’ di Portoferraio, dimissioni che il contabile fu costretto a presentare in seguito ai primi sospetti dei membri del consiglio di amministrazione della Ipab. A seguito di vari accertamenti, infatti, gli amministratori si accorsero della sparizione di alcune somme depositate sui libretti di deposito degli anziani ospitati nella struttura di Via Victor Hugo. Le successive indagini svolte dai Carabinieri portarono all’individuazione di alcune operazioni compiute dal Guglielmi a proprio vantaggio. In particolare, pare che il quarantasettenne contabile avesse provveduto all’estinzione di alcuni “librettini”, presumibilmente “al portatore”, di proprietà di anziani deceduti, ricavandone assegni circolari intestati a lui ed alla moglie. In altri casi i Carabinieri hanno appurato che con le somme sottratte l’infedele amministratore avesse sottoscritto quote di fondi comuni a suo nome. Nonostante le indagini e l’intervento di un perito, pare non si sia riusciti a trovare le tracce di tutti i 111 milioni di lire mancanti. All’appello mancherebbero ancora circa 40 milioni. Alle accuse del PM Antonio Giaconi l’imputato ha risposto affermando di aver girato su propri conti le somme degli anziani defunti “in attesa che gli eredi si presentassero per il ritiro”. La tesi non deve aver trovato gran credito, tant’è che il Tribunale di Livorno ha ritenuto Oliver Guglielmi responsabile di aver compiuto un reato (quello di peculato) che, per la particolare scelta delle “vittime”, appare tra i più esecrabili nella purtroppo ampia graduatoria di quelli commessi nella recente storia della nostra isola.
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