Premetto che non sono un medico ma soltanto la mamma di un ragazzo che ha sofferto di emicrania ricorrente per sei mesi e che ha impiegato quasi due mesi per scoprirne la causa. Tutto quello che scrivo è il frutto di accurate ricerche su internet sulle cause scatenanti dell'emicrania, della cefalea in generale e dell'abnorme aumento di peso, non giustificato dall'alimentazione seguita. Il mio scopo è di raccontare le conclusioni di un iter che è stato per noi lungo e difficile, proprio per mancanza di informazione, sperando che possano essere utili a qualcuno che, come me qualche mese fa, trova difficoltà a prendere sonno la sera pensando a come fare per risolvere il problema, sentendosi colpevole nei riguardi del figlio, perché i genitori finiscono sempre per pensare che è sicuramente colpa loro e non sa più a chi rivolgersi perché si senta meglio. Brevemente salto tutti i passaggi, dagli esami del sangue, tiroide, diabete, alle visite ospedaliere dal neurologo, oculista, otorino, tac, che sono servite solo a sapere che tutto era in ordine, senza risolvere il problema emicrania e il problema soprappeso, per arrivare all'intolleranza alimentare. Intolleranza e allergia alimentare. L'intolleranza alimentare è una patologia molto frequente nella popolazione ed è studiata sin dagli anni 30' con la nascita dell' Ecologia clinica, scienza che studia tutte le patologie che possono essere causate dall'ambiente esterno sull'uomo. L'INTOLLERANZA deve essere distinta dall'ALLERGIA in quanto la prima è una reazione CELLULARE, mentre la seconda è ANTICORPALE IgE mediate. Allergie alimentari Si parla di allergia alimentare quando l'organismo reagisce in modo anomalo ad un alimento. In questa reazione viene coinvolto il sistema immunitario che, attraverso la formazione di anticorpi specifici (chiamati IgE ), ha il compito di difendere l'organismo da ogni pericoloso invasore, solitamente batteri e virus. In questo caso, per motivi ancora sconosciuti, l'organismo produce anticorpi nei confronti di alcuni alimenti che sono innocui per la maggior parte delle persone. La formazione di anticorpi avviene alla prima ingestione dell'alimento; in occasione di una successiva esposizione, a seguito della reazione fra l'alimento "allergenico" e l'anticorpo, si libera una sostanza, l'istamina, che è la principale responsabile dei sintomi caratteristici di tutte le reazioni allergiche. Il termine allergia alimentare è spesso usato in modo improprio anche quando sarebbe più opportuno parlare di intolleranza alimentare.Le allergie, sono la conseguenza di una reazione antigene-anticorpo e scatenano le reazioni in organi shock come ad esempio cute o mucose causando dermatiti, riniti,ecc.. Le cause Quali sono le cause? Nel caso delle allergie vere e proprie, la causa è semplice e va ricercata in una reazione anomala del sistema immunitario. Fra gli alimenti più frequentemente coinvolti vi sono uova, crostacei, pesce, nocciole ed arachidi che possono causare reazioni allergiche immediate fino all'anafilassi. L'allergia alle arachidi, molto diffusa in America, dove si fa un largo uso di semi e di burro di arachidi, è all'origine della proposta, alle compagnie aeree statunitensi, di abolire il consumo di noccioline a bordo. Intolleranze alimentari L'intolleranza alimentare non è esattamente un'allergia, ma può mantenere in piedi un'allergia vera e propria (ai pollini, agli acari, ecc.): per esempio una persona può soffrire di asma allergica "da graminacee" senza sapere che in realtà è intollerante ad un certo alimento, magari al pomodoro o al frumento, che gli stimola la sensibilità allergica.D'altra parte non è facile scoprire l'alimento tramite il comune buon senso (per esempio: "appena mangio questo sto male") perché l'effetto dell'intolleranza non è immediato (come lo è invece per le allergie), si cumula nel tempo, e non è facilmente ricollegabile al cibo che la determina. Quindi la correlazione fra alimento sospetto e disturbo non è così evidente come nelle allergie, ma è subdola e difficilmente identificabile, se non con particolari metodiche di indagine.Mentre l'allergia alimentare può essere diagnosticata con relativa facilità, quando la reazione non è dovuta ad un meccanismo immunologico ma da intolleranza, la diagnosi si presenta più complessa, nonostante sia più frequente dell'allergia. Le manifestazioni sono diverse da quelle scatenate dall'allergia: le intolleranze, possono provocare alterazioni a carico di qualsiasi organo, apparato o sistema, scatenando sintomi come: cefalea, gastrite, colite, orticarie, ecc. Possono agire anche sull'obesità, in quanto l'alimento intollerante è un agente stressante per l'organismo e come tale stimola la ghiandola surrenalica che a sua volta interferisce sul metabolismo. I comuni esami allergologici non sono in grado di rilevare l'intolleranza, perché le intolleranze non sono IgE-mediate, vale a dire seguono meccanismi biochimici diversi da quelli delle allergie, senza produzione di IgE (IgE sono gli anticorpi prodotti in seguito alle allergie. Vedi anticorpi), per cui sfuggono agli esami standard. Quindi analisi come il Prick, il Rast, ecc., non sono adatti a scoprire questo tipo di ipersensibiltà. Esistono invece delle nuove metodiche che riescono ad individuare questo tipo di disturbo: oggi infatti è possibile identificare quali cibi siano realmente dannosi per il vostro organismo, tramite il Test delle Intolleranze Alimentari, il CYTOTEST o CYTOTOXIC TEST Il test viene eseguito sul sangue e consiste nel porre a contatto granulociti neutrofili del paziente con estratti di alimenti, osservando al microscopio le eventuali modificazioni cellulari è quindi possibile stabilire il grado di positività e la relativa astinenza. Normalmente il numero degli alimenti testati sono 50 fra i più comuni come Grano, Caffè, Pomodoro, Latte, ecc..Si deve però considerare che ogni tipo di alimento fa parte di una famiglia biologica, pertanto a seconda del grado di intolleranza dovranno essere eliminati anche gli alimenti che fanno parte dello stesso gruppo. Ad esempio chi risultasse intollerante alle mele dovrebbe evitare di mangiare tutti i frutti dello stesso gruppo (rosacee), vale a dire: albicocche, cachi, ciliege, cotogne, fragole, lamponi, mandorle, more, nespole, pere, pesche, prugne, susine. Gli alimenti da eliminare possono sembrare numerosi, ma in realtà non è nulla se paragonato al numero degli alimenti che devono essere eliminati in caso di intolleranza ai latticini. Questo test si può ora effettuare anche all'Elba. Allergia e intolleranza al latte L'allergene responsabile è rappresentato dalla frazione proteica del latte, in particolare la lattoglobulina. Può comparire durante i primi 3 mesi di vita o più tardivamente fra i 6 e i 18 mesi. In quest'ultimo caso si tratta prevalentemente di una difettosa risposta della mucosa gastrointestinale (enteropatia) alle proteine del latte, in cui non intervengono gli anticorpi. Ci sono casi di intolleranza sia al latte vaccino che al latte artificiale. Le manifestazioni cliniche sono varie: fra le più frequenti la dermatite atopica, i sintomi respiratori, il vomito persistente, la diarrea, le coliche intestinali. La soluzione in questi casi può essere trovata spesso grazie alla disponibilità in commercio di tanti latti artificiali "speciali" come quelli ipoallergenici (contraddistinti in genere dalla sigla HA dove HA sta per hypoallergenic), preparati con proteine già frammentate quindi molto più digeribili e tollerabili, o quelli a base di proteine di soia. In alcuni bambini, tuttavia, queste alternative possono risultare a lorovolta scarsamente tollerate. Questo succede se l'intolleranza o l'allergia si manifestano quando si è piccoli. Ma quando si è adulti le cose si complicano ancora di più, perchè latte e lattosio sono presenti nella maggior parte dei cibi che si mangiano. Infatti, per seguire una dieta priva di latte non basta semplicemente evitare di bere latte vaccino (sia in polvere che fresco, sia scremato che intero) ma si devono evitare anche: burro; yogurt; formaggi (tutti i tipi compreso il grana ed il parmigiano); lattosio (compresi tutti i granuli omeopatici); biscotti (con latte o burro o panna negli ingredienti e quasi tutti ne contengono); cioccolato al latte; creme di pasticceria; gelati; margarine (alcune contengono latte); latte di capra; bovini (manzo - vitello - bresaola); agnello e capretto. Non si deve poi dimenticare di controllare la lista dei vari ingredienti nei seguenti prodotti: salse; ragù; polenta; puré di patate; tortellini, ripieni di alimenti surgelati; salumi in genere (contenenti latte in polvere); prosciutto cotto (anche se esiste una qualità senza lattosio). L'unico permesso, perchè privo di lattosio, è il prosciutto crudo. Le alternative sono quelle di provare il latte di soia, di cocco, di mandorle o di riso e di ripiegare su budini e gelati di soia. Occorre in oltre seguire una dieta alimentare stabilita in base allo studio del metabolismo basale o intermedio (il modo in cui vengono metabolizzati, bruciati zuccheri, grassi e proteine) che fu scoperto e analizzato dal biochimico americano George Waston, uno dei padri della medicina ortomolecolare, che classificò tre diverse forme di metabolismo: ipossidatore che non metabolizza bene i grassi, poco le proteine e meglio gli zuccheri iperossidatore che non metabolizza bene gli zuccheri, poco i grassi e meglio le proteine normossidatore che non presenta squilibri metabolici e di solito ha un peso equilibrato. Ciascuno di questi tipi metabolici ha quindi delle caratteristiche specifiche nel bruciare gli alimenti, conoscerle vuol dire creare schemi alimentari indipendenti dal calcolo delle calorie. Lo scopo è quello di normalizzare il proprio metabolismo, il cui funzionamento può essere alterato sia da disordini alimentari, sia da agenti stressanti, sia da intolleranze alimentari. Le cause Le cause delle intolleranze alimentari possono essere varie: assunzione di alimenti che, con meccanismo ignoto, inducono liberazione di istamina nell'organismo e possono provocare orticaria: fra questi soprattutto cioccolato, fragole, ananas, frutti esotici, crostacei, albume d'uovo, formaggi fermentati, cavoli, pomodori, spinaci, spezie; ingestione di alimenti contenenti, per loro natura, elevate quantità di istamina come sarde, tonno, aringhe, sgombri, salmone, crostacei, alcuni formaggi (gorgonzola, emmental, camembert), salsicce, salame, coppa, pomodori, peperoni, banane, spinaci, alcuni vini (sia bianchi che rossi ), birra ecc. Anche questi alimenti possono dare luogo a orticaria; in questi due casi si parla anche di PSEUDOALLERGIE perché tutti gli alimenti sopra indicati, assunti in grandi quantità, possono provocare sintomi simili a quelli di un'allergia vera e propria, in quanto si viene a determinare nell'organismo un eccesso di istamina. Si tratta comunque di casi in cui l'eliminazione dell'alimento incriminato non è tassativa: a meno che la sua ingestione non provochi reazioni molto gravi, basterà limitarne il consumo. deficit enzimatici ossia l'assenza di particolari sostanze, detti enzimi, di cui l'organismo ha bisogno per assimilare gli alimenti. Alcune persone sono prive fin dalla nascita di alcuni di questi enzimi e quindi non riescono ad assimilare e metabolizzare determinati alimenti o sostanze. Sostanze e additivi Infine, sono implicati frequentemente in reazioni allergiche o di intolleranza anche particolari sostanze o additivi contenuti negli alimenti, ad esempio: salicilati naturalmente presenti in alcuni alimenti (frutta secca, frutti di bosco, arance, albicocche, uva, olive, erbe aromatiche, vini, liquori). Possono essere causa di forme di orticaria cronica. il giallo-tartrazina (E102), colorante che conferisce agli alimenti un piacevole colore giallo limone, presente in diverse bevande, sottaceti, salse confezionate, maionese, minestre in scatola, budini. Può essere causa di orticaria cronica e asma l'anidride solforosa (E220) che si può trovare in marmellate, succhi di frutta, vini e in macedonie e insalate trattate nei ristoranti con spray per mantenere un aspetto fresco. Solfiti, metabisolfiti, bisolfiti (E221 ,E222 ,E223, E224, E225, E226, E227) presenti nei prodotti preconfezionati a scopo conservante e antiossidante, pericolosi soprattutto per le persone asmatiche. Glutammati (E620, E621 622, E623) che si trovano soprattutto nei croccantini al formaggio, patatine, ketchup, sughi pronti, riso e pasta liofilizzati, funghi secchi, insaccati, dadi per cucinare. Vengono addizionati molto spesso ai cibi per esaltarne il sapore ma possono anche essere presenti naturalmente in alcuni alimenti. La cucina cinese, ad esempio, utilizza grandi quantità di glutammato e la reazione che può far seguito all'ingestione di cibo contenente glutammato (malessere generale, mal di testa, arrossamento del viso) viene anche detta "sindrome da ristorante cinese". I nitrati addizionati agli insaccati e alle carni in scatola e la tiramina componente naturale di alcuni cibi come formaggi, cioccolato, banane, possono provocare emicranie anche a distanza di ore.