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Le domande di Gina Truglio sulla sanità da questo lato del canale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 01 gennaio 2004

Anch’io con i miei auguri sono in ritardo, causa una linea internet non sempre funzionante e tante, troppe cose, da fare nell’arco della giornata. Tutto questo è stata la causa del mio silenzio su fatti che invece avrei voluto commentare, come per esempio gli ultimi fatti sociali accaduti a Portoferraio. Ma naturalmente mi propongo in futuro di dire la mia, non prima però di aver consultato, così tanto per caso, qualche legge, 328 a parte, che come non mi stancherò mai di dire, detta regolarmente quelli che dovrebbero essere i principi di una corretta gestione sociale. Partendo, purtroppo, dalla mia personale esperienza, ho cominciato a voler sapere “per forza” quello a cui avevo diritto, io, come famigliare di due genitori anziani e disabili e come cittadina appartenente ad una libera democrazia. Ma la democrazia è fatta anche di porte chiuse, mi sono fidata di persone che non sapevano assolutamente nulla – ma che parlavano tanto bene - e che se sapevano, oggi sono ancora più colpevoli di come sta il mio babbo e tutte le persone come lui e la loro colpa è ben più grave dell’ignoranza, e si chiama inettitudine. E disonestà. Ecco, questo è l’augurio che vorrei fare a chi ci vuole amministrare. Applicare bene le leggi e non solo le prime 10 righe. Perchè sono fatte bene e coinvolgono tutte le realtà. Se per caso non lo fanno è assoluto dovere fare in modo che ciò avvenga. Ad oggi le cose che non conosciamo della nostra isola sono numerose. Talmente tante che ci meravigliamo dei fatti successi in questo ultimo anno. Beh, la favola è finita, e da tanto. Qui ci si ammala e siamo soli e poveri come da qualsiasi altra parte. Ma mentre in città i numeri si perdono veramente nella montagna delle statistiche e le persone non si conoscono neppure, qui la nostra realtà dovrebbe essere conosciuta a menadito dagli addetti ai lavori che invece si trincerano dietro le solite frasi: “sono troppi”, “siamo pochi”. Sono troppi? Credo che dire questo sia vergognoso. Ci conosciamo tutti per nome e cognome, conosciamo le famiglie anche di quelli che vengono da fuori. E “siamo pochi” che cosa vuol dire? Che non ce la fanno a gestire quei pochi? E allora si deve denunciare il modo in cui si lavora da anni, se le cose non cambiano c’è qualcosa che non và e le spese non le può fare solo il povero o il malato. Ma vi rendete conto che quando si chiede una cosa alla quale abbiamo diritto ci sentiamo rispondere SEMPRE al solito modo: manca personale, non ci sono soldi…. Ma mi dite che cavolo può importare a chi non ce la fa a mangiare, a scaldarsi, a dare ai propri figli quello che hanno tutti gli altri bambini e che etichettano il tuo come “povero” e “diverso”, a chi ha malattire croniche da anni e parte una, due, tre volte al mese e non è “magari” barellato e quindi è costretto a pagarsi nave, benzina per andare a Livorno, Pisa o Firenze e anche l’albergo, sempre che abbia la “fortuna” di poter partire e di avere qualcuno che lo accompagna per così tanto tempo. …. Se tutto questo non è vero, vogliamo sapere dati certi, aggiornati almeno agli ultimi 10 anni. Quanti disabili ci sono? Quanti malati di AIDS o sieropositivi? Quanti tossicodipendenti? Quanti malati di leucemia, di tumori e altro? Quanti malati mentali? Quanti bambini con famiglie che non riescono a seguirli, abbandonati a se stessi? Quanti anziani che ancora non stanno “malissimo” e sono autosufficenti e nei confronti dei quali viene fatta prevenzione? Ricordiamoci di tutte queste persone, non solo a Natale, ma tutto l’anno. Ricordiamoci di loro quando per 365 giorni all’anno non hanno nessuno che và (tanto per fare un es.) a prendergli i pannoloni o un appuntamento da uno specialista e si sentono trattati solo come “costi” della Sanità. Scusate se ho dimenticato qualcuno. Comunque sia, Buon Anno a chi lavora veramente per queste persone.


gina truglio verdi

gina truglio verdi