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Come cambia la politica

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 18 dicembre 2002

Sono passati quasi quattro anni dalle ultime amministrative e la delega di consigliere comunale è un’esperienza che ha certamente contribuito ad ampliare la mia visione della politica. Questo è stato possibile soprattutto grazie al buon rapporto con gli altri componenti del gruppo di minoranza. Un rapporto di reciproco rispetto tra uomini prima ancora che tra consiglieri comunali. Un rapporto che ci ha permesso, come forza di opposizione, di svolgere nei limiti delle nostre possibilità, il compito conferitoci dai cittadini. Sono decine gli interventi posti all’attenzione del Consiglio Comunale, e sui temi più diversi della vita sociale del nostro paese. Interventi frutto di un'attività che purtroppo però, non siamo riusciti come avremmo dovuto, a svolgere fuori dalle quattro mura della sala consiliare. Se non in pochissime circostanze, è stata scarsa anche la capacità di coinvolgimento della cittadinanza. Naturalmente ce ne accolliamo la totale responsabilità di fronte a tutti i cittadini, ai quali chiediamo comunque una maggior partecipazione alla vita politica ed amministrativa di Portoferraio. In questo contesto è da sottolineare la totale assenza dei partiti, anche di quelli ai quali fanno riferimento alcuni degli stessi consiglieri di minoranza. Deve far riflettere a questo proposito, l’evidente distacco fra notevoli strati di popolazione e i partiti. Lo si è potuto constatare anche nell’aumento delle astensioni dal voto; e lo si vede nell’atrofizzarsi della vita interna e della militanza attiva in tutti i partiti. Non si può dire, tuttavia, che sia in atto una generale caduta dell’impegno politico, che anzi, per molti aspetti, tende a crescere, manifestandosi fuori e indipendentemente dai partiti. La mia esperienza politica fino al giugno 1999, è stata e continua ad esserlo in gran parte tutt’ora, principalmente un’esperienza di politica sociale, fatta fuori dalle sezioni e dalle istituzioni. Anch’io come molti giovani non mi identifico in nessuna delle forze politiche che risiedono attualmente nel nostro parlamento. I partiti non fanno più politica da tempo! Sono diventati sempre più spesso macchine di potere e di clientela: hanno una scarsa conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, spesso senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa. I partiti hanno occupato lo stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, le aziende pubbliche. Tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse di partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Oggi i partiti sono macchine di potere che si muovono soltanto quando è in gioco il potere: seggi in comune, seggi in parlamento, governo centrale e governi locali, ministeri, assessorati, enti. Tutto questo mentre dovrebbero, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica del paese, interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Oggi i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, da questa funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi al Paese e a se stessi. Vi è la necessità di un rinnovamento dei partiti e dei loro modi di far politica. Ai partiti si potrà riconoscere una funzione primaria nella sfera politica soltanto a patto che essi se la riguadagnino e ne siano degni esercitandola correttamente, democraticamente e ponendola al servizio dell’interesse collettivo, generale. Quel primato può divenire reale, può legittimarsi e può, quindi, ricevere consensi solo se i partiti stabiliscono un rapporto diretto e continuo con la società nei suoi diversi strati, con i cittadini; ne interpretano e ne formano la coscienza politica; ne colgono e ne rappresentano i vari bisogni, aspirazioni, ideali; ne organizzano la mobilitazione e partecipazione democratica per individuare e conseguire obiettivi che avviano a soluzione i problemi del paese. Bisogna decidersi a capire che la politica è chiamata oggi a considerare come suo compito diretto, la soluzione anche di quei problemi che insorgono dallo svolgersi della vita delle persone, e dei rapporti tra le persone, e tra queste e le strutture della società e del sistema politico. È oggi necessario ed anche possibile realizzare un confronto positivo e una convergenza fra differenti posizioni culturali e ideali e fra uomini e movimenti di diversa ispirazione. E’ necessario il contributo e il concorso di una pluralità di posizioni e tradizioni, ed è in questa direzione che dobbiamo lavorare, è in questa direzione che deve andare il gruppo consiliare di cui faccio parte insieme con le forze politiche e i cittadini. Se si toglie all’impegno politico una proiezione ed una tensione verso l’avvenire, se lo si riduce ai giochi di potere, a diplomatismi, a polemiche o a trattative e intese tra gli esponenti dei partiti, allora è evidente che si contribuisce ad aggravare una crisi di sfiducia e di disorientamento che ha già dimensioni allarmanti.


portoferraio canile manifestazione Michele Alessi bandiera

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