Non è un semplice presepe vivente, quello organizzato a Natale ed a Santo Stefano che si potrà ancora visitare nel pomeriggio di Domenica 28 Dicembre a Marina di Campo, ma è anche un succinto quanto significativo campionario dei mestieri più antichi di questa parte dell'Elba, le cui manifestazioni vengono riproposte con rigore documentativo. Dietro il Re Magio di colore Abdoul arrivato non da est, come dicono le scritture ma dal Senegal a sud ovest di Betlemme e Campo, si intravede un pescivendolo che potrebbe aprire il suo banco su una qualsiasi sponda mediterranea. Il fabbro forgia il ferro come ovunque in passato si forgiava, e come ancora gli artigiani fanno, ma è interessante, quasi da museo etnografico, la fotografia del passato lavorativo strettamente locale. Notevole la ricostruzione del "caprile" dei pastori simile a quelli che si trovano a decine in quota sui contrafforti del Massiccio del Monte Capanne. Essi sono il segno di una pastorizia fiorente, venivano realizzati con pietre di granito piatte, mirabilmente sovrapposte a creare un microvano circolare, perfettamente funzionale per riparare il pastore dalle intemperie. Erano utilizzati anche per cuocere prodotti caseari perchè grazie ad una mirabile tecnica costruttiva la capanna di pietra era anche in sé camino, riuscendo a far filtrare il fumo dalla cupola attraverso la quale non passava l'acqua piovana. E di granito è fatto pure un altro quadro quello degli scalpellini certo non riproposti nello spettacolare lavoro del taglio dei grandi blocchi "affettati" da pochi di mazza sapientemente assestati su piccoli cunei d'acciaio, improponibile fuori della cava, ma osservati nel loro armeggiare con mazzolo e scapezzo nelle fasi di rifinitura. Gli assoldati (senza soldo per questa manifestazione lavorano gratuitamente più di cento persone) mostrando un arte che gli elbani hanno esportato, dopo aver inviato il loro pregiatissimo granito a costituire (dal Pantheon romano ai giorni nostri) sostanza ed insieme abbellimento di una infinità di monumenti. Un'arte che gli scalpellini di S.Piero e di tutta la costa sud-occidentale dell'Isola d'Elba hanno portato ovunque nel mondo c'era da sagomare la pietra che conoscono meglio e che padroneggiano con una maestria che è il frutto di 2500 anni e forse più di confidenza tra la cava, il granito e la sua gente, una stratificazione culturale infinita. E non manca la carbonaia, la fabbrica del combustibile che avrebbe alimentato bracieri per scaldarsi d'inverno e per cuocere saporose minestre sui fornelli di un tempo che erano appunto "piccoli forni" in muratura chiusi in alto da una griglia di ferro. Il carbone vegetale che nasceva dalla legna arsa con esasperante lentezza per giorni e giorni sotto una coltre di terra, un fuoco da controllare, seguire, regolare giorno e notte. Un presepe vivente quindi ma anche vissuto, con scene da leggere come le pagine di un libro che riserva tante sorprese, qualcuna anche fonte di ilarità per il numeroso pubblico, com'è accaduto nel pomeriggio di Santo Stefano quando il telefonino di un altro Re Magio si è messo a trillare, provocando la dissacrante battuta del buontempone di turno: "Vi telefonano per dirvi che è già nato, movetevi sennò per Befana non ci arrivate!" I lettori noteranno che il reportage si ferma ben prima della scena principale, ma anche perchè il bambino designato ad interpretare Gesù è stato prudentemente tenuto in casa e sostituito da una controfigura non umana più adatta a sopportare i rigori di questi giorni, se per il 28, quando torneremo a proporre immagini di altri figuranti ci sarà vi proporremo anche la sua immagine.
presepe abdoul
presepe fabbro
presepe caprile
presepe scalpellini
presepe carbonaia