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Comunità Montana: le vecchie e le nuove reti telematiche

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 12 dicembre 2003

Apprendiamo con piacere quanto si sforzi il presidente della Comunità Montana Simoni per offrirci l’ambiziosa opportunità di una Rete Telematica per i Comuni, con inevitabili vantaggi anche per i cittadini. Lo apprendiamo con piacere ma anche con grande sconcerto. E’ incredibile sentire affermazioni del tipo: “esiste un’alta disponibilità finanziaria per questo genere di interventi, quindi perché non sperimentarla.” Viene immediatamente da pensare: ma allora non hanno imparato niente, e continuano a gestire i soldi pubblici come giocassero a Monopoli. Infatti prima di partire per andare a battere cassa in Regione Simoni e la sua accompagnatrice dovrebbero fare un po’ di chiarezza su altri finanziamenti erogati e investiti per un progetto simile a quello di cui ora vanno fieri. La Rete Civica dell’Arcipelago Toscano esisteva già, finanziata dall’Iniziativa Comunitaria Leader II, gestita dal consorzio Gal Leader II con 640 milioni di lire. Ricordiamo a tale proposito che il Consiglio di amministrazione del Consorzio stesso fu completamente sostituito dopo che il centro-destra conquistò la maggioranza in C.M. con una delle famose operazioni di trasformismo politico del consigliere Pietro Galletti. La rete Aracne, questo il nome del progetto, svolgeva esattamente tutte quelle funzioni e offriva tutte le opportunità dell’operazione per la quale il Presidente Simoni si appresta a richiedere altri finanziamenti pubblici. Come sottolineato, la scorsa estate, da un’interrogazione del consigliere Maria Grazia Mazzei, sarebbe opportuno che prima di spendere altri soldi, (non suoi) e prima di autopromuoversi a innovatore del rapporto cittadini-enti pubblici, Simoni chiarisse che fine ha fatto il progetto Aracne, quali siano a tutt’oggi i rapporti con il Gal, se invece di finanziare nuovi progetti non sia opportuno rispettare le norme che regolano la gestione delle spese sostenute con fondi comunitari. Infatti le infrastrutture finanziate avrebbero dovuto essere operanti almeno per cinque anni, e le opere realizzate o le attrezzature acquistate non essere cedute o destinate ad altro impiego per almeno sei anni. Quindi se il Presidente della Comunità Montana ritiene che sia necessario approfittare degli ingenti finanziamenti disponibili per avviare un progetto fotocopia di uno misteriosamente affossato, ci spieghi come e perché si è arrivati a questo risultato, che cosa significa “obiettivo programmato da tempo senza avere ottenuto risultati soddisfacenti”. E di conseguenza, che fine hanno fatto non tanto i soldi, visto che sono stati spesi, ma tutta la struttura telematica che ora si vorrebbe rifinanziare? E per favore non tiriamo in ballo Febbo. Simoni in Comunità Montana c’era prima e c’è adesso. Le sue conoscenze dovrebbero essere sufficienti a fornire risposte adeguate.


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