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Giovanni Fratini (rispondendo a Bosi) : Sul Comune Unico facciamo chiarezza

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 18 ottobre 2011

Caro Bosi, Non mi aspettavo che tu decidessi di rispondere alle riflessioni critiche (non polemiche !) sul Comune unico che ho fatto commentando alcune dichiarazioni di Paola Mancuso e Roberto Marini. Mi vedo costretto dunque a ritornare sul tema e lo faccio volentieri anche se so benissimo che le nostre posizioni sono e rimarranno molto divergenti. Certo che nell’Italia repubblicana non c’è traccia di un autoritario azzeramento dei Comuni. Mussolini li cancellava con un semplice regio decreto senza alcuna consultazione popolare. Nel ventennio sparirono dalla carta geografica ben 2.000 Comuni. Ma oggi, nella Repubblica democratica, non può accadere che piccoli Comuni siano accorpati d’autorità perché lo vieta l’art.133 della Costituzione che, come tu ben sai, nell’attribuire alle Regioni il potere di istituire nuovi Comuni le obbliga, al tempo stesso, a “sentire le popolazioni interessate”. In altre parole ad indire un referendum popolare che, come appare evidente dal testo di detto articolo, ha solo valore consultivo. Il suo risultato, infatti, non può modificare l’ordinamento istituzionale e giuridico della Regione; non può direttamente provocare, nel nostro caso, la fusione degli 8 Comuni. Il Comune dell’Elba nascerà solo se la Regione approverà la proposta di legge avanzata dal Comitato costituito dai rappresentanti delle Associazioni economiche. Quindi sbagli quando affermi che il referendum avrebbe carattere “abrogativo” e che quindi la Regione avrebbe dovuto fissare un quorum per la sua validità. E’ altrettanto evidente che la Costituzione ponendo l’obbligo di “sentire le popolazioni interessate” fa derivare la legittimità della scelta regionale di procedere o meno alla creazione di un solo Comune dall’accertamento, con la consultazione referendaria, di una chiara volontà popolare di accettazione o di rifiuto. Quindi nessuna paura. Se a conclusione della campagna referendaria ( alla quale annoto con piacere che intendi partecipare, contrariamente al Marini che considera invece il referendum una “farsa” anziché una occasione storica di democrazia diretta) la vittoria sarà dei “NO” ( o anche delle astensioni) è davvero diabolico pensare che la Regione possa comunque approvare il disegno di legge presentato dal Comitato. Sarebbe una scelta in contrasto con il dettato costituzionale, oltre che scellerata sul piano politico. Il bello è che, sull’onda della foga polemica, si inventano spauracchi di trame “foreste” contro la nostra isola e poi si fa di tutto perché non venga celebrato il referendum, impedendo in questo modo agli elbani di utilizzare uno strumento formidabile di partecipazione democratica che la Carta costituzionale mette a loro disposizione per scegliere come dovrà essere amministrata l’isola e per contrastare, quindi, anche così tanto temute “invasioni barbariche”. Rispolveri ancora certe tue critiche nei confronti della Regione prive di fondamento o superate dagli eventi. Personalmente partecipai all’incontro pubblico con il Presidente Rossi, mentre tu non c’eri e parli dunque per sentito dire. Non ascoltai parole ricattatorie. Ma solo un invito agli Amministratori elbani ad essere uniti e a presentare in Regione proposte unitarie e condivise. Ritorni sulla vicenda della soppressione della Comunità montana. La conosco molto bene. Tutti i Sindaci ( di sinistra, di centro o di destra) furono contrari alla proposta di legge iniziale della Regione, che si limitava a prevedere la nascita di una Unione svuotata, in buona parte, delle competenze che aveva la Comunità montana e priva di risorse finanziarie. Ma la legge, nella sua versione definitiva, attribuiva all’Unione risorse finanziarie e nulla cambiava quanto alle competenze. Tralasci poi di dire che la Regione si appresta a sopprimere tutte le Comunità montane sostituendole con altrettante Unioni e che lo stesso legislatore nazionale ha in cantiere un Codice delle autonomie locali che cancella le attuali forme associative tra Comuni ( Comunità montane, isolane, di arcipelago, circondari, consorzi ecc….) e prevede di mantenere in piedi solo le Unioni. Sai bene inoltre che, con ampio consenso parlamentare, già dallo scorso anno, è stato stabilito con legge che i Comuni di modeste dimensioni demografiche devono obbligatoriamente gestire in forma associata funzioni e servizi fondamentali o mediante la stipula di convenzioni o con la costituzione di Unioni. In ogni caso ho sempre giudicato un errore la tua scelta di stare fuori; di arroccarti sull’Aventino insieme a Papi e Ciumei. Fatte tutte le critiche possibili e immaginabili alla Regione, che in parte condividevo, alla fine doveva prevalere lo spirito unitario; la volontà di stare insieme e dare forza ad un Ente che riuscisse a rappresentare tutta l’isola e a confrontarsi con le sedi istituzionali superiori ( livornesi, fiorentine o romane) con una sola voce. Devo dirti infine che nel condividere la scelta compiuta dalle Associazioni economiche di presentare in Regione un disegno di legge per l’unificazione dell’Elba non mi sento francamente di aver assunto “come primario riferimento del bene comune” i loro interessi, abbandonando cittadini che di quelle Associazioni non fanno parte; trascurando gli interessi dei “ più deboli e indifesi”. A parte che mi sorprende questa tua evangelica distinzione tra “i potenti” che sarebbero i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori e gli elbani “deboli e indifesi”. Conosci bene l’Elba e non puoi certo negare che buona parte della sua popolazione è costituita guarda caso proprio da commercianti, artigiani e piccoli imprenditori. Quindi condividendo l’iniziativa del Comitato in cui sono rappresentate tutte le categorie economiche è molto probabile che si faccia, come sono convinto, anche l’interesse di tutta l’isola; anche dei deboli e degli indifesi. Oltre tutto, se il referendum si farà, avranno anche loro il diritto di votare SI o NO. Con amicizia


elba da satellite nuova

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