La mattina era cominciata male, con l'irriverenza di un ragazzotto contrariato per qualcosa che avevamo scritto, ci siamo pure incazzati, cosa che ci accadeva spesso nella più verde età e molto meno ora che abbiamo imparato ad osservare la vita con più disincanto. Poi abbiamo ricevuto una specie di "squalifica" da Mario Agarini che ci ha accusato di lesa madità. Di poi abbiamo ricevuto una tirato d'orecchi nientemeno che da Marcello Bonistalli della CGIL. Insomma contestazioni a tutte le ruote, anche se ci parevano sostanziate sul nulla o quasi, poichè in ogni caso, quanto avevamo affermato, muoveva da oggettivi fatti. Ragionavamo intorno a queste cose, approdando a risolvere che in questo paese le persone s'incazzano soprattutto quando dici loro delle verità che li riguardano, quando siamo arrivati in aula consiliare dove si stava celebrando la parte terminale di un consiglio retto da una maggioranza terminale. Il più si era consumato, ma siamo giunti in un momento, accade spesso ai funerali, in cui il pubblico era colto da una incontenibile ilarità, profondamente irrispettosa dell'agonia del quasi caro estinto, motivata soprattutto dall'argomentare (si fa ovviamente per dire) di una giunta che realmente ha smarrito, oltre che ogni pudore, ogni barlume di logica. A pensarci bene però il meccanismo è comprensibile, di fronte ad uno scandalo come quello delle Ghiaie una persona normale si inquieta, poi si arrabbia, poi si incazza, poi si inferocisce, poi si indigna, ma se non serve a nulla, trovandosi di fronte ad una schiera che si oppone equamente divisa tra chi non vuol capire e chi proprio non capisce, allora paradossalmente scappa anche da ridere, e con questi, parafrasando Troisi, non ci resta che ridere.