Caro Sergio, ho letto stamattina nel tuo articolo “La tenaglia portoferraiese” un richiamo, non privo di una modica quantità di veleno, ai candidati-candidati (nel senso di candidati a candidato) per il loro silenzio sul grande polverone politico-mediatico-giornalistico che si è in questi giorni sollevato su “poteri forti”, massoneria, oligarchie, malandrinerie e complici vari. Devo dirti che la prima reazione è stata di sorpresa: “ma allora posso parlare!”, mi sono detto, sobbalzando sulla sedia. Memore di quello che mi è capitato per aver pronunciato all’incirca trentadue parole, chiamiamole così, “politiche”, dopo anni di assoluto silenzio. E’ successo quando, per un obbligo morale e professionale, divenuta pubblica la notizia che il direttivo dei DS di Portoferraio aveva individuato in me uno dei candidati del partito per le prossime elezioni amministrative, ho alzato il telefono, ho composto il tuo numero di cellulare ed è avvenuta la seguente conversazione: “-Pronto, Sergio? Sono Franco Scelza. -T’ho sentito! -Ti telefono per informarti che ho dato le mie dimissioni da Amministratore Delegato e da membro del Consiglio di Amministrazione della ESAOMCESA in quanto ho accettato di partecipare alle prossime elezioni amministrative”. Punto e basta. Non ho telefonato a nessun altro. Immaginavo, come poi è avvenuto, che la notizia l’avresti diffusa tu su Elbareport. Si è scatenato il pandemonio: partiti irritati (così è stato detto), candidati offesi, correnti e correntoni indignati. I giornali, l’indomani, (non il tuo per la verità), senza essersi preoccupati di sentirmi direttamente, mi hanno dipinto come una sorta di prevaricatore, uno che millantava scorrettamente una candidatura non ancora ottenuta. Al punto che qualcuno, con una fretta eccessiva e a dire il vero sospetta, ha parlato di “candidatura bruciata”. E tutto questo nonostante che la sera prima, in una intervista richiestami da Teletirreno mi fossi sforzato in tutti i modi di chiarire, con l’onestà intellettuale che tu stesso mi riconosci, i termini veri della questione. Avevo deciso così di mantenere un sostanziale riserbo pubblico sulle vicende politiche di Portoferraio, fino a quando il partito non avesse fatto le sue scelte attraverso un confronto democratico che mi auguro ampio e sereno ed al quale ovviamente parteciperò. Ma, dal momento che ti scrivo, non voglio neanche sottrarmi al tema oggetto del tuo sollecito. Essendo un semplice cittadino, senza ruoli istituzionali o politici, non sento la necessità di esprimere le mie opinioni con comunicati o proclami. Ovviamente, se richiesto di un parere, come cittadino, sono in grado di esprimerlo senza reticenze. Ho letto l’articolo di fondo dell’ultimo numero de Lisola, nel quale si descrive la società elbana come dominata da oligarchie economiche potenti ed oscure, capaci, con il loro trasformismo, di determinare la vita politica e le scelte degli uomini che la dirigono, di qualsiasi colore essi siano. Ma, attenzione, prosegue l’editorialista in un crescendo di pathos profetico, con le prossime elezioni politiche, l’oligarchia, oscura ma dominante, diventerà l’unico potere economico e politico della città e la soffocherà, come una piovra, nel vortice dei suoi inconfessabili interessi. A me, caro Sergio, questa analisi sembra un delirio, una specie di incubo orwelliano, tanto artificioso quanto lontano dalla realtà. L’Elba una società oligarchica? Ma in nessuna parte d’Italia, forse, il potere economico è così diffuso e poco concentrato. Come si può confondere una realtà scomposta in migliaia di piccole aziende, spesso familiari, di commercianti, di artigiani, di operatori turistici; come si può confondere una realtà dove l’impresa più grande non raggiunge i cento dipendenti con la Torino degli Agnelli, l’Ivrea degli Olivetti, la Detroit dei Ford e dei Chrysler? Qui non ci sono i mitici ed ormai stucchevoli poteri forti. Ci sono gli interessi più o meno grandi, più o meno forti. E poi ci sono, questi sì, i POTERI DEBOLI, cioè l’incapacità di gran parte della nostra classe politica di fronteggiare questi interessi, di governarli, inquadrandoli, quando è il caso, in un progetto condiviso e democratico di sviluppo e di progresso; di ostacolarli e frenarli, quando compromettono l’interesse pubblico; di impedirli e denunciarli, quando la strada per assecondarli diventa illegalità e malaffare. Questa è la realtà che oggi viviamo, altro che il ridicolo, superficiale, immaginario scenario in cui si muovono potenti ed oscuri burattinai, e tutti gli altri sono burattini manovrati e guidati. Mi viene il dubbio che questa visione così catastrofica e fatalista sia funzionale a tutti quelli che trovano scomodo pronunciarsi con chiarezza sulla realtà, individuare le responsabilità, dare nome e cognome ai protagonisti, distinguere i torti dalle ragioni. In una parola: prendere posizione. Per quanto riguarda la stampa, preferisco mille volte un giornalismo magari dichiaratamente fazioso, che talvolta mi fa anche incazzare, ma che dice pane al pane e vino al vino, che afferma apertamente la sua verità, esponendosi con coraggio alla critica ed alla ritorsione. Le ultime polemiche sul potere condizionante della Massoneria locale hanno, secondo me, lo stesso segno. Non mi intendo molto di queste allegre combriccole e, se devo essere sincero, quando penso a loro, prima ancora di preoccuparmi, mi viene da ridere immaginandoli nei loro grembiuletti, cappucci, compassi, giuramenti e tutti i simboli del loro rituale esoterico. Ma anche in questo caso manteniamo il senso delle proporzioni. Attiviamo tutta la vigilanza e l’attenzione possibile, ma, insomma non mi sembra di vedere in giro dei Licio Gelli, né complotti, né “golpe” striscianti. Anche perché vorrei ricordare a tutti quelli che agitano questo polverone a mo’ di scusante per gli Amministratori di Portoferraio, che quello che ha fatto imbestialire i cittadini e gravemente compromesso la credibilità di questa giunta, non sono le cose che si sono rifiutati di fare (irritando, si dice, i fra’ massoni) bensì quelle che hanno fatto, dal Regolamento Edilizio alla vendita delle Ghiaie, dalle antenne ciminiera, alla caduta di ogni rapporto democratico con la gente. Un’ultima riflessione: penso che sia il momento di avere un po’ più fiducia nelle capacità di riscatto di questa città. Ci sono tante persone giovani e meno giovani che hanno le capacità intellettuali, le energie morali e la spinta ideale necessari per una svolta decisiva nel governo della cosa pubblica. Occorre metterle insieme, rinvigorire la speranza che sia possibile cambiare. Per far questo, e lo dico anche a te caro Sergio, occorre avere la forza di superare il gusto delle critiche personalistiche, delle sterili polemiche, delle diffidenze reciproche tutte interne ad una ristretta comunità politica autoreferenziale. Bisogna al contrario impegnarci in una forte discussione che coinvolga l’intera città, nella quale potranno emergere anche differenti vedute, ma che comunque sia rivolta ad individuare le scelte concrete di metodo e di contenuto per una autentica svolta nella vita della nostra città.Con affetto Franco Scelza Caro Franco Condivido molte delle cose che hai scritto ma alcune non proprio: sulla debolezza delle amministrazioni ci vuol poco a concordare, basta ad esempio osservare quanto la prepotenza della giunta portoferraiese cresca in misura inversamente proporzionale rispetto all'ampiezza della sua maggioranza, considerando la prepotenza come un segno inequivocabile di debolezza. Ma il fatto che stia in sella una classe di amministratori di qualità media pessima non significa che i poteri forti in questa città ed in questa isola non esistano. C'è anzi l'imbarazzo della scelta Franco: non è un potere forte quello della lobby dei Pardi e soci (leggi guarda caso Chiari, Cioni, Giacomelli e molti altri etc.) che col giochino di concedere il loro appoggio ora ad Ageno ora a Fratini hanno sempre cavalcato il cavallo vincente ed hanno costruito dei piccoli imperi finanziari? Non è un potere forte quello della sponda ippica del Dott. Fausto Cavalca e della famiglia Cavaliere(che con la ballerinità e la contiguità fratiniana a corrente alternata hanno giocato pure loro)? Nessuno si senta offeso, neppure i Massoni (di cui ho una visione un po' meno folklorica della tua) le leggi non vietano le attività dei citati. Non parlo di malaffare, di fagocitamento di ditte da parte di gentaccia esogena e senza scrupoli che presta soldi a strozzo pure a familiari di amministratori, quello è un altro e pèiù preoccupante fronte, purtroppo presente e come nell'isoletta felice verde e blu, ma intendo un ambito ben diverso, parlo dei "bravi ragazzi" di lobby di affari "legali" ma, incoraggiati anche da scelte delle amministrazioni di sinistra, centrosinistra o sedicenti tali molto spesso improntate ad uno scervellato consumo del territorio che è il vero spartiacquetra tra la logica di sinistra ed il resto. E allopra non è un potere forte quello (in diversi settori monopolista) della Sales a cui tra un anno scadrà la concessione di scavo a Colle Reciso (chissà come andrà a finire ... cosa prevedi?)? E quello dei Bolano, quello di Rosi sulle cui proprietà si edificheranno (se non sbaglio, cito a memoria), 8.000 metri cubi, cos'è un potere anemico? Certo non sono Agnelli e non sono De Benedetti, infatti in rapporto alla realtà isolana i signori appena citati contano assai di più di quanto contino in italia Agnelli e De Benedetti. Allora con la lingua fuori dai denti (io so parlare solo così) se la dirigenza "riformista" del DS portoferraiese, intende eseguire una fotocopia della disastrosa operazione di cinque anni fa cercando di vincere correndo al centro anzi ancora più al centro verso destra, per catturare il consenso della parte maggiore di quanti sopra elecanti più quello di Onorato e Nocentini si accomodi, ma non pretenda di rimorchiarsi la sinistra reale (non quella nominale) in questa operazione. Perderemmo Franco, e perderemmo di nuovo di brutto, con qualsiasi candidato; perchè la "realtà scomposta in migliaia di piccole aziende, spesso familiari, di commercianti, di artigiani, di operatori turistici .." di cui parli è nei fatti e da molto alternativa agli interessi di "certagente" per citare Ageno. Proseguendo, io non credo che sia stato illegittimo il tuo candidarti e penso che la tua sia una degna e valida candidatura, sono stato sinceramente contento del tuo rinnovato impegno in politica, sai cosa penso di te. Ma trovo oltre che "bulgaro" anche politicamente ottuso il "percorso" di chi intende a dispetto dei santi (e della logica) importi come unico candidato dei DS, con una manovra artificiosa e "federasta" come l'avremmo definita ironicamente insieme (io e te) in altri tempi. Per questo credo che l'emergenza della Quercia non sia quella di cercare candidati, ma quella di individuare una nuova dirigenza, che capisca realmente cosa c'è nella società, e che recuperi all'impegno politico le tante buone "teste" che la sinistra elbana ha lasciato per strada. Termino Franco, avrei ancora altre cose da dire, ma non possiamo tediare più di tanto i lettori, mi riservo di continuare a discuterne, come abbiamo fatto spesso in passato, davanti ad un buon bicchiere. P.S. l'articolo a cui ti riferivi non era mio, ma il frutto di un lavoro a più mani di una piccola redazione di cui vado orgoglioso.
Sergio Rossi direttore elbareport
sole mare rosso ghiaie
scelza franco