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Controcopertina - Porto Azzurro: Un carcere senza testa né anima

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 27 novembre 2003

Dopo il trasferimento del direttore del Carcere di Porto Azzurro Pier Paolo D’Andria, non è avvenuta nessuna naturale sostituzione “stanziale”, bensì una nomina provvisoria, della vice direttrice del Carcere di Empoli, dott.ssa Michelini, che dovrebbe fare visita alcuni giorni a settimana al carcere elbano. E’ stato trasferito anche il comandante degli agenti di custodia il Maresciallo Jannotta dopo che aspri scontri si erano verificati sia all’interno del corpo di vigilanza, sia nella popolazione detenuta. Al suo posto è atteso, proprio in questa settimana, il Maresciallo Giusti proveniente da Livorno. Trasferito infine, ed è qui che si appunta anche l’interrogazione regionale di Rifondazione Comunista, un detenuto della Associazione Papillon che si occupa dei diritti dei carcerati, Gilberto Brega, scomodo portavoce degli infiniti disagi dei reclusi, reo di aver minacciato uno sciopero generalizzato. Il risultato è quello di un carcere acefalo, di “una nave senza nocchiero in gran tempesta”. La stessa area educativa, per quanto perennemente sotto organico, come del resto tutto il corpo degli agenti di custodia, non era a conoscenza dell’improvviso trasferimento di Brega, raggiunto dal provvedimento in fretta e furia senza neppure la possibilità di fare fagotto dei suoi pochi beni tenuti in cella. La situazione è delicatissima, seppure non di carcere modello si sia trattato in passato (il concetto di "modello positivo" si ribella accostato a quello di reclusione), importanti conquiste si erano fatte con l’introduzione della scuola secondaria, della realizzazione del periodico “La grande Promessa”, della costituzione della Cooperativa di lavoro S. Giacomo, delle lavorazioni della falegnameria e tipografia, che rischiano adesso di affondare o soltanto di languire per la mancanza di una valida mano dirigenziale. Il meccanismo della carcerazione nasconde poi degli aspetti subdoli, difficilmente percepibile da chi non è sufficientemente avvertito della situazione, aspetti per i quali l’assuefazione ai continui piccoli o grandi soprusi provoca un ribaltamento di prospettiva: l’antidemocraticità pare la norma, chi si ribella tutto sommato appare colui che cerca di infrangere un ordine, che tradisce una comunità che ha delle regole, non importa quanto buone o cattive. Esiste però un organo di controllo che dovrebbe assicurarsi del rispetto dei diritti del detenuto, il Tribunale di Sorveglianza con il rispettivo magistrato competente. Che sta facendo, ci chiediamo, per evitare che questo carcere “senza testa e senz’anima” annulli definitivamente quei fantasmi di persone che là si agitano? Prima di partire, il Maresciallo Jannotta aveva predisposto ulteriori trasferimenti di detenuti scomodi, i quali magari nel carcere di Porto Azzurro avevano trovato un loro fragile equilibrio, con un lavoro dignitoso, o con la possibilità di accedere ai corsi scolastici, che con tali provvedimenti vedono cadere quei pochi appigli che puntellano una vita già di per sé scardinata. L’iter di questi trasferimenti è ormai avviato, ma il Tribunale di Sorveglianza a questo punto può ancora intervenire, per tappare almeno una falla, in attesa di una Direzione che ristabilisca all'interno della fortezza spagnola, in maniera netta, la distinzione tra diritti e doveri.


carcere 4

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