Il termometro dell’indignazione non accenna a scendere. Più passano i giorni, più cresce lo sdegno per la “svendita di un pezzo delle Ghiaie”. Non crediamo si tratti dell’ennesimo errore di una giunta allo sbando, né del tentativo di coprire il buco di bilancio con i saldi di fine stagione. Era un’operazione prevista da tempo, sicuramente concepita prima della stesura del Piano Strutturale. Altrimenti non si spiegherebbe la trasformazione di quel “pezzo delle Ghiaie”, nel Regolamento Urbanistico, da “verde pubblico attrezzato” in “area edificata”. Molti, però, continuano a chiedersi il perché di tanta determinazione nel compiere un atto così impopolare. Secondo noi i motivi sono tanti, ma visto l’andamento del Consiglio Comunale del 12 novembre, il più logico è che se la vendita non fosse avvenuta nel corso di questa legislatura, i prossimi amministratori si sarebbero accorti che il Comune, oltre ad essere proprietario del terreno in questione, avrebbe potuto valutare la possibilità di rivendicare anche la proprietà degli edifici che lo occupano. Ed in tal caso, come si sarebbe comportata una giunta seria? Come avrebbe definito la vertenza con un privato moroso (per sua stessa ammissione) al quale il traballante regolamento Ageno-Maltinti aveva addirittura concesso ampliamenti fino al trenta per cento? Non bastano tre voti contrari per dare dignità a tutta una coalizione. La nostra tesi non è smentita dal silenzio dei partiti del centro destra e dei suoi maggiori esponenti, i quali, pur rinnegando Ageno, non hanno mai disconosciuto, né tentato di impedire, i suoi provvedimenti peggiori. Se hanno mosso qualche critica, lo hanno fatto dopo che la giunta aveva portato a compimento i suoi scempi e lo fanno ora, nel tentativo di applicare alla politica una tecnica normalmente adottata per i rifiuti: “il riciclaggio”. E’ infatti apparsa paradossale, oltre che inquietante, la trepidazione con cui l’ormai ufficializzata Triade di Forza Italia si apprestava a sconfessare, guarda caso a fine legislatura, una primavera di dichiarazioni entusiastiche sul regolamento urbanistico. E che cos’è, se non opportunistico trasformismo essere pronti a votare contro le antenne del Puntale, dopo esserne andati fieri per mesi? Non è trasformismo ripudiare Febbo e Ageno dopo averne condiviso le scelte? Perché la Casa delle Libertà, nel suo insieme, non chiede espressamente a chi la rappresenta in Consiglio Comunale di votare la revoca dei provvedimenti che si limita a criticare sulla stampa? Portoferraio si aspetta ora fatti concreti, e non più inutili e continui richiami alla “specchiata onestà civile e intellettuale ” di futuri candidati, per di più se esternati da chi si accorge dei comportamenti immorali solo dopo quasi un quinquennio. www.lisolaelacitta
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