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Moschini: per il paesaggio in Toscana orizzonti Rosa e Rossi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 26 marzo 2012

L’incontro a Firenze dei Comitati coordinati da Asor Rosa e il presidente Rossi sembra avere aperto una fase collaborativa positiva che non possiamo non apprezzare. Le polemiche del passato non le abbiamo dimenticate e non abbiamo dimenticato i numerosi casi -a partire da Montichiello e la Val D’Orcia- da cui avevano preso le mosse. Che in Toscana d’altronde il tema del paesaggio assumesse un rilievo nazionale era abbastanza naturale come lo era la sollecitazione critica alla nostra regione a ritrovare un ruolo che era andato via via appannandosi. Tra i rimproveri critici spiccava l’aver fatto cattivo uso delle proprie competenze in materia a cui si aggiungeva la critica non meno severa di pretenderne altre dallo stato di cui non si sarebbe saputo fare buon uso. Il che accomunava nella critica –specie da parte di Settis- tutte le regioni che anziché rispettare la competenza primaria ed esclusiva della stato in materia (art 9 della Costituzione) volevano ognuna fare di fatto i loro comodi. Se la critica è servita dunque ad avviare un confronto collaborativo dobbiamo ora riuscire a mettere meglio in chiaro il contesto complessivo che travalica le tematiche del paesaggio per riguardare più in generale le questioni ambientali comprese quelle rimaste finora ai margini delle politiche del governo del territorio e non soltanto in Toscana. Colpisce, ad esempio, che la decisione presa con il nuovo Codice dei beni culturali di sottrarre ai piani dei parchi il paesaggio non sia stata considerata nei suoi effetti negativi in quanto introduce proprio all’indomani della nostra adesione alla Convenzione europea sul paesaggio una separazione nella gestione delle politiche di tutela che specialmente in Toscana sono state sperimentate con successo oltre trentennio fa. Come dimenticare il piano Cervellati per San Rossore che assai prima dell’entrata in vigore della legge quadro sui parchi avviò al meglio il superamento di questa separazione tra tutela paesaggistica e tutela della natura e dell’ambiente. Qui bisogna dire che il concentrare -come fa anche Settis- tutta l’attenzione sulle competenze dello stato prevalenti su quelle regionali non risponde o comunque lascia in ombra l’esigenza oggi preminente e determinante di riuscire –in coerenza con il titolo V della Costituzione- a realizzare quella ‘leale collaborazione’ senza la quale falliranno tanto lo stato quanto le regioni come è accaduto del resto in questi anni. Che giovamento possono trarne le politiche paesaggistiche nella dimensione nazionale e regionale se torneranno a correre su binari separati e distinti rispetto a quelle del governo del territorio e dell’ambiente? D’altra parte su questo punto il documento predisposto su richiesta della giunta regionale alla Facoltà di Architettura di Firenze, a cui hanno lavorato anche alcune delle personalità aderenti ai Comitati, per ‘correggere’ il PIT proprio riguardo a questi aspetti riconduce anche le politiche paesaggistiche ( superando le 38 schede che più strambe non potevano essere) a quelle dimensioni dei bacini idrografici e dei parchi che in Toscana giocano e sempre più devono giocare un ruolo ben più incisivo di quello riservatogli dal PIT ed anche dal nuovo Codice. E qui non c’è materia di riflessione e correzione solo per la Regione e gli Enti Locali ma anche per i Comitati poco attenti finora – a me semra- a questo intreccio. Montichiello sotto questo profilo è esemplare perché se da un lato conferma la determinazione a contrastare progetti considerati ‘insostenibili’ dall’altro hanno evidenziato che i comitati hanno ignorato e trascurato che proprio in Val D’Orcia la regione e gli enti locali si sono dotati di strumenti di tutela come l’ANPIL assolutamente inadeguate e spropositate che finora non si è riusciti a superare anche per i troppi ritardi e rinvii della nuova legge regionale sui parchi e le aree protette. Una legge che urge se vogliamo riuscire a sintonizzare di più e meglio i nostri 3 parchi nazionali, i tre regionali e le molte ANPIL che così come sono non vanno per niente bene. Quando Rossi nel suo interventi a Firenze parla della Lunigiana e dell’Elba alluvionate o dei boschi da gestire meglio si riferisce a località e ambienti dove operano estesamente parchi nazionali, parchi regionali, bacini idrografici che riguardano il territorio toscano ma anche emiliano e ligure. Ecco perché la collaborazione che ha presso positivamente avvio con l’incontro fiorentino deve riuscire a mettere finalmente in chiaro connessioni e integrazioni senza le quali il contesto resterà non ben definito. Quando come Gruppo di San Rossore di siamo costituiti per il Rilancio dei parchi abbiano cercato innanzitutto di collocare questo specifico aspetto proprio in quel contesto regionale e nazionale e non settoriale. Da qui anche il nostro interesse per l’impegno dei comitati e la speranza che la Regione riparta al meglio.


tramonto barca

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