Il giudizio paesaggistico è un giudizio culturale e il paesaggio è considerato un indicatore della qualità ambientale e insediativa. Si tratta di un indicatore percepibile dalle persone anche senza una preparazione scientifica, infatti la trasformazione del paesaggio è uno dei fenomeni maggiormente recepiti dai cittadini ed è anche uno dei temi il cui giudizio ancora accomuna una gran parte di individui. Questa diffusa omogeneità di giudizio, che costituisce un caso eccezionale nella società contemporanea occidentale, contrasta profondamente con il diffuso degrado in cui i paesaggi mondiali si trovano. Riprendendo la definizione data dalla Convenzione Europea, la percezione del paesaggio non si riferisce alla sfera della sensibilità individuale ma deve essere assunta come riconoscimento dell’identità di un luogo, ovvero come un momento collettivo e non privato, basato sugli elementi strutturanti naturali e antropici. Quando si attua la pianificazione di un’area è necessario pensare alla giusta integrazione tra obiettivi prestazionali e permanenza dei caratteri strutturanti e identitari. Proprio la durevolezza dei caratteri identitari di un luogo fornirà gli indicatori per il monitoraggio della sostenibilità. Parlare di identità dei luoghi in termini ecologici significa saper riconoscere ambiti territoriali omogenei dal punto di vista ecologico, cioè ambiti di pertinenza dei tipi di vegetazione tra loro dinamicamente collegati che tendono allo stesso tipo di vegetazione naturale potenziale. Ogni ambito territoriale, tende ad ospitare specifici usi del suolo condizionati da storia, cultura, economia e agricoltura. Il processo di identificazione delle unità ambientali, ecologicamente omogenee, assicura la caratterizzazione dei diversi ambiti paesaggistici secondo una diversa vocazione d’uso, proprio perché i caratteri naturali e l’uso del suolo non sono indipendenti. Di conseguenza, il paesaggio può essere considerato come motore di un rapporto equilibrato tra bisogni sociali, attività economiche e ambiente e permette di misurare la resistenza dei contesti locali ai processi di omologazione. Al contrario, si assiste frequentemente alla rinuncia di interpretare l’identità di un luogo e alla presentazione di progetti banalmente ridotti a prodotti di mercato, che finiscono per ridurre le differenze tra i luoghi. L’uso di soluzioni simili per ogni situazione limita la capacità del progetto, omogeneizza le culture ed esclude le comunità nelle scelte. La perdita di un paesaggio è un episodio grave perché oltre a coincidere con la perdita di biodiversità e funzioni ecosistemiche determina la perdita della storia e della cultura, ossia la perdita della identità di un luogo. Recuperare, riqualificare un paesaggio implica intervenire anche nella comunità cercando di recuperare o di costruire un equilibrio sociale ed ambientale che non renda quel territorio un sistema incontrollabile localmente, sfruttato per produrre merci per un mercato esterno ma in cui la gestione delle risorse sia connessa all’uso locale e alla conservazione delle potenzialità ambientali. Infatti, la ricerca di soluzioni a basso consumo energetico nell’ambito di sistemi chiusi era il criterio di base delle soluzioni adottate nei paesaggio tradizionali. Tuttavia, bisogna riconoscere che il paesaggio non si può bloccare in una ipotetica immagine considerata ottimale, esso evolverà sia nel caso che le popolazioni locali restino nei luoghi di origine sia che questi vengano abbandonati. Emerge la necessità di sviluppare il tema del progetto del paesaggio che si adatta e si conforma sulle società e nell’ambiente cercando soluzioni specifiche per i contesti in cui si opera, di porre in relazione gli individui con l’ottimale utilizzo delle risorse. Diviene essenziale possedere gli strumenti per riconoscere un paesaggio nella sua complessità sistemica. Questa tendenza in cui l’ecologia e la pianificazione sono integrate è stata marcata nella nuova Programmazione Agricola Comunitaria (PAC) che tra le tante funzioni del sistema agricolo riconosce anche la capacità di conservazione della biodiversità. L’Ecologia del Paesaggio permette di individuare con criteri scientifici ambiti territoriali omogenei per caratteri strutturali e funzionali e non come elemento di natura soggettiva e personale. Solo in questo modo il paesaggio assume valenza territoriale e diviene riferimento pianificatorio e normativo e quindi è possibile salvare il paesaggio dell’arbitrio estetico e progettuale. riferimenti bibliografici Blasi C., Paolella A. (eds) 2005. Identificazione e cambiamenti nel paesaggio contemporaneo. Atti del Terzo Congresso IAED (Roma 4-6 dicembre 2003). Klijn F., Hudo De Haes H.A. 1994. A hierarchical approach to ecosystems and its implications for ecological land classification. Landscape Ecol., 9: 89-104. Nunn P.D. 2004. Through a mist on the ocean: human understanding of island environments. Tijdschrift voor Economische en Sociale Geografie, 95, 311-325.
angelino carta paesaggio 1