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Festival Musicale: bello ma troppo esclusivo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 20 settembre 2005

Spett.le Elbareport, premetto che ho seguito circa la metà dei concerti proposti quest’anno nella IX edizione del Festival Musicale Elbano, come ho più o meno fatto negli anni trascorsi. Mi sono quindi fatto un’idea, sicuramente parziale, sul rapporto Elba-Festival, oltre che un’idea anche sul versante della qualità musicale. Chiarito che considero benemerita l’ iniziativa, concordando quindi con quanti vedono un’ opportunità nel decennale del 2006, colgo l’ occasione per alcune osservazioni sparse che auspico possano essere colte per quello che sono, vale a dire il modesto contributo di idee di uno spettatore che ama assai la musica, classica e contemporanea comprese. Ho riscontrato, ad esempio, la scarsa presenza di giovani ai concerti, rilevandone per contro il disappunto di alcuni (anche studenti di conservatorio) limitati nella frequenza - loro dichiarazioni- dal costo del biglietto (dai 15 euro dei ridotti ai 25 del ticket intero). Forse varrebbe la pena prevedere prezzi molto bassi per giovani e studenti come si fa ad es. a Pisa in occasione del quasi contemporaneo festival “Anima Mundi “ (aperto quest’ anno da Zubin Metha con l’ Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino). Anche la presenza sociale è risultata oggettivamente discriminatoria, visto che, al di là dei turisti, si sono viste le solite 2-300 persone (generalmente quelle che si potrebbero definire ‘i maggiorenti’, e l’assenza di quel pubblico più popolare, diciamo, che è facile osservare in occasione di concerti gratuiti (ne ricordo alcuni in Duomo). E’ evidente che il bilancio del Festival ha necessità di entrate, anche da biglietti, ma ricevendo appunto contributi pubblici (Regione, Comuni) oltre che privati, varrebbe la pena porsi il problema di come favorire una più ampia partecipazione degli elbani ai concerti. Sul piano meramente musicale invece, ma qui, ammetto, si entra molto nel soggettivo, devo dire che la grande bravura di Bashmet (più come strumentista – dicono alcuni – che come direttore) e di alcuni altri solisti, jazzisti compresi, non è più sufficiente a lenire il senso di una certa stanchezza derivante dall’avere di fatto da 10 anni, lo stesso nucleo orchestrale, pur con gli innesti annuali. Sicuramente un esame più partecipato del bilancio, culturale e finanziario, del Festival da parte soprattutto degli Enti Locali, può essere la base per disegnare un decennale più coinvolgente e innovativo, capace di essere anche vetrina delle straordinarie produzioni musicali toscane (ORT e Maggio ad es.) e veicolo di quell’educazione musicale più diffusa (“di massa” si diceva una volta) che, credo, tutti vogliamo.


festival musicale bashmet

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