Il 17 dicembre 2011 due semirimorchi sono caduti dal ponte della nave mercantile Venezia della Grimaldi lines, che aveva cambiato rotta e rischiava in collisione con un'altra imbarcazione. È questa la verità confermata dalla Guardia costiera sul giallo dei 224 fusti tossici contenenti ciascuno 200 kg di cobalto e monossido di molibdeno (45 tonnellate totali), finiti in mare a largo dell'isola di Gorgona. Le sostanze tossiche contenute nei fusti sono altamente infiammabili a contatto con l'aria e quindi molto pericolose. Sono anche insolubili in acqua ma altamente tossici, e secondo un dossier dell'Ispra potrebbero venire scambiati per cibo da scampi e crostacei, entrare nella catena alimentare e divenire tossici per gli organismi acquatici. Questo incidente dimostra in modo chiaro ed evidente per l'ennesima volta quanto il mare nostrum sia trattato come una grande discarica, messo a dura prova da fenomeni legali e illegali, incidenti, navi affondate, sostanze tossiche pericolose e radioattive che circolano liberamente e che nel silenzio più totale vengono abbandonate in mare, come dimostra il rapporto di Legambiente sulle navi dei veleni in Italia e nel Mediterraneo. “Occorre, quindi, - afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - intervenire tempestivamente dopo l'ultimatum lanciato dal Ministro dell'Ambiente e dalla Regione Toscana alla compagnia Grimaldi per attuare con la massima urgenza il piano di recupero che la Grimaldi doveva presentare oggi e provvedere rapidamente al ritrovamento e alla messa in sicurezza del carico tossico presente nei fondali dell'Arcipelago Toscano. Questo incidente, che si aggiunge alla gravissima situazione relativa al disastro della Concordia al Giglio, dimostra come le nostre acque non siano sicure e come il rischio di contaminazione e inquinamento del nostro ecosistema marino sia sempre più elevato”. “Occorre provvedere al più presto – afferma Umberto Mazzantini, responsabile isole minori Legambiente - a una regolamentazione che riguardi sia i trasporti di sostanze pericolose che i grandi natanti per stabilire rotte, distanze e aree inibite al transito marino. Assistiamo infatti sempre di più ad esempi che dimostrano una forte mancanza di regole precise e di normative appropriate per salvaguardare le nostre coste e i nostri mari: il Santuario dei Cetacei e il Parco dell'Arcipelago Toscano, che circoscrivono quest'area, rappresentano uno degli esempi più importanti e significativi di patrimonio in termini di biodiversità dell'ambiente marino, e occorre tutelarli in modo forte e significativo”.
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