Che con il nuovo governo e ministro si debba ripartire anche per i parchi come per tutto il resto mi pare fuori discussione. Meno scontato e sicuramente meno pacifico è il come e soprattutto per cosa. Vorrei saltare a piè pari la questione dei tagli sebbene costituiscano per i parchi come più in generale per l’ambiente e non solo un aspetto fondamentale come si può vedere senza fatica anche dalle cronache drammatiche di questi giorni. A fronte di questa situazione infatti l’interrogativo specie nel ventennale della legge quadro del 91 su cui in molti si sono soffermati anzi hanno preso le mosse sembra essere stato ed essere ancora questo; cosa non ha funzionato della legge che richieda oggi almeno una ‘manutenzione’. Insomma l’intoppo per i parchi -tagli a parte- per qualcuno è da ricercare soprattutto nell’invecchiamento della legge che per questo richiede modifiche anche se non di fondo. Detta in altri termini se le cose non vanno come dovrebbero è perché la legge è invecchiata e va almeno ritoccata senza scandalizzarci perché tutte le leggi invecchiano. Sembra un discorso che non fa una grinza e di buon senso tanto è vero che da più parti ci si è messi nei mesi scorsi di buona lena a fornire consigli e presentare addirittura emendamenti al legislatore che al Senato sta lavorando -molto alla chetichella- a modifiche non di poco conto come si vorrebbe dare ad intendere. E siccome è probabile e comunque augurabile che si fermino le macchine è bene cercare di mettere in chiaro con il nuovo ministro innanzitutto di cosa c’è davvero bisogno. Intanto c’è bisogno di non raccontarci frottole e cioè che se le cose vanno come vanno ciò dipende dall’artrite della legge. L’artrite e anche peggio riguarda le politiche del ministero che della legge se n’è infischiato non attuandola a cominciare proprio dalle aree protette marine su cui voleva mettere ancor più le mani tagliando fuori le regioni. Ed è sorprendente che chi fa appello a considerare del tutto ragionevole un po’ di manutenzione non abbia ancora scoperto che una manutenzione del genere scassa la legge. Difficile dire se non se sono davvero accorti –ma dovrebbero andare allora dall’oculista- o fanno gli gnorri il che è anche peggio. Dunque la manutenzione va fatta innanzitutto e alla svelta al ministero e alla sua politica per rimediare senza tanti indugi ai danni della Prestigiacomo. Vanno mandati a casa i commissari. Vanno trasferite le riserve dello stato ai parchi senza più storie e scuse. Va rilanciato il ruolo degli enti parco e delle comunità del parco perché possano fare i piani dei parchi occupandosi anche del paesaggio. Bisogna aiutare le istituzioni ad entrare sempre di più in rete e non in competizione a partire dalle regioni che vanno sentite ma con le quali va ricercata l’intesa come coi comuni e le province. Bisogna farla finita di raccontar balle sui nuovi compiti dei parchi che dovrebbero mettere da parte quelli fissati dalla legge per procacciarsi tasse e dazi che non gli competono e che li snaturerebbero rispetto alle loro finalità. Bisogna che ci si ricordi che abbiamo impegni e doveri internazionali con Rete Natura 2000, i SIC e le ZPS, con il santuario dei cetacei, con le Alpi. Per questo non servono modifiche né alla legge quadro e tanto meno alla legge 426 che semmai vanno entrambe e finalmente messe in pratica. Qui il nuovo ministro deve assumersi precise e chiare responsabilità. Nelle sue recenti comunicazioni alla Commissione Ambiente del Senato Clini a questo tema ha riservato un cenno dicendo che ‘per quanto riguarda poi la protezione della natura e della biodiversità ritiene necessario incrementare il ruolo delle risorse naturali come base di partenza per le politiche di sviluppo, sollecitando l’attenzione dei grandi investitori privati, da interessare con riduzioni del carico fiscale per gli investimenti con finalità di protezione ambientale’. E’ il titolo del tema ora dovremo vedere lo svolgimento. Altrettanto devono fare le regioni prima che si trovino in mezzo ad una strada e neppure sul bagnasciuga senza essersene neppure accorte. Idem gli enti locali e ovviamente i parchi nazionali o regionali che siano. E qui sarebbe bene a fare i portaborse ai parlamentari fossero altri e non quelli che l’unica borsa devono portarla e dignitosamente ai parchi.
enfola sede del parco