Sono appena uscita dalla Sala della Provincia, dove nel pomeriggio e per un paio d’ore si è parlato delle “Malattie oncologiche all’Isola d’Elba”. La conferenza è stata fortemente voluta dal Comitato Michele Cavaliere in collaborazione con il Lions Club, perché, è inutile negarlo, gli elbani hanno la percezione netta che da noi il cancro bussi più spesso che altrove. A tentare di rispondere a questo dubbio doloroso sono stati invitati ricercatori illustri e medici locali, che hanno denunciato un aumento deciso nel tempo della malattia tumorale. Ma, rispetto alla media nazionale attuale? Pare che sia difficile stabilirlo perché c’è bisogno di dati certi e dettagliati, relativi al nostro territorio e scorporati dal resto della provincia. La base di partenza per un’analisi seria deve dunque essere questa. Passando poi alle cause, in generale, delle patologie degenerative, esse risalgono a fattori ambientali e genetici, all’esposizione a sostanze cancerogene, a familiarità e stili di vita. Insomma, più o meno ciò che già sapevamo, almeno per sommi capi. Ma la novità che mi pare importante sottolineare di quest’esperienza, è la disponibilità, direi la richiesta, della gente di saperne di più. Una richiesta ferma: siamo stanchi di vivere perpetuamente nell’angoscia di essere noi o i nostri cari o i nostri amici, la prossima volta, a costituire le vittime sacrificali della malattia del secolo (dei secoli, ormai) soffrendo in solitudine e omertà il calvario del cancro. Vogliamo saperne di più, abbiamo fame di informazione corretta su queste tematiche e non sopportiamo di essere tranquillizzati, ammansiti. L’ambiente, è stato detto, svolge un ruolo fondamentale, superiore allo stesso stile di vita (che spesso viene preso come alibi per scaricare sul privato cittadino la responsabilità della malattia): sta a noi difenderlo dagli speculatori sempre in agguato. Dunque impegniamoci, facciamo pressione perché il Ministero dell’Ambiente non sia l’ultima ruota del carro e siano davvero affrontati i temi dell’inquinamento dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, del cibo che ingeriamo; vigiliamo affinché non siamo ancora costretti ad assimilare, attraverso le falde acquifere, quantità di arsenico che l’organismo non può tollerare, chiedendo deroghe alla Comunità Europea. Abbiamo visto, con la vicenda dell’ospedale, che la partecipazione e la determinazione della popolazione possono fare molto. Allora, iniziamo anche questa battaglia: esigiamo anzitutto dati certi sull’effettiva situazione oncologica elbana per poter parlare di anomalia. Da questo dipenderà la ricerca di eventuali specifiche cause. Oggi abbiamo gettato il primo seme, lavoriamo insieme per un buon raccolto!
alium sphaelocephalon fiore