Abbiamo avuto modo più volte di ricordare le critiche francesi al nostro ministero dell’ambiente per come vanno –anzi non vanno- le cose nel santuario dei cetacei. Un tema di cui si discuterà a giorni per iniziativa della regione toscana con la Liguria, la Sardegna e si spera anche il ministero al prossimo salone nautico di Genova. Dei francesi si era parlato inoltre in più occasioni in riferimento alla Corsica le cui aree protette e parchi non hanno i mal di pancia dell’Arcipelago Toscano e dintorni. Ma l’ultimo numero di PARCS la rivista dei parchi regionali francesi offre qualcosa di più di uno spunto polemico che alla fine lascia il tempo che trova. Il fascicolo offre infatti una riflessione –dopo 45 anni dalla loro istituzione-su l’avvenire dei parchi naturali regionali francesi che ripercorre i passaggi già avvenuti e quelli prossimi non meno impegnativi. Perché non ci siano equivoci al riguardo va detto che in Francia a differenza del nostro paese il panorama dei parchi è connotato prevalentemente dai parchi regionali –da qui anche il nome della associazione-. Una riflessione dunque che tuttavia dopo 45 anni -come viene chiaramente premesso- non intende rimettere in discussione le scelte di fondo sul ruolo dei parchi allora compiute. E già qui suona un campanello d’allarme per noi che dopo 20 anni dalla legge quadro stiamo invece rimettendo in discussione proprio quelle scelte di fondo e non solo per le aree protette marine. Scorrendo il calendario –come viene definito- delle cose fatte a partire dal 2010 in vista di questo approdo capace di aggiornare le cose, ciò che più colpisce –tanto da farci arrossire- è che tutti questi momenti di riflessione, di indagine, di ricerca che nello scorso luglio ha avuto un suo primo momento generale, ha riguardato i parchi, i direttori, i ricercatori, il ministero dell’ecologia, le regioni. Si è proceduto con questionari, commissioni miste, seminari, incontri allargati prendendo in esame situazioni varie e specifiche incluse quelle volte a stabilire più diretti rapporti con realtà transfrontaliere. Da noi non c’è alcunché che anche vagamente assomigli a questo impegno programmato e istituzionalmente coordinato e a lunga scadenza, volto a definire ruoli e obiettivi, concordare tappe e progetti per il presente e il futuro. Da noi si taglia punto e basta e se nel frattempo si lavora alla manomissione della legge ampiamente elusa e ignorata a partire dal ministero chi se ne frega. E chi se ne frega se si ipotizzano al senato interventi all’interno delle aree protette che fanno danni ambientali tanto poi possiamo ricavarne qualche soldo per ripararli. Insomma un pò di finanza piuttosto che allegra ambientalmente indecorosa, così il ministero e il governo risparmiano. I giornali scrivono che il ministro Prestigiacomo è imbufalita per i tagli anche al suo ministero e allora perché anzichè telefonare a Bisignani non convoca la terza Conferenza nazionale dei parchi che federparchi ha chiesto da tempo?
Tramonto sulla corsica