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Mario Tozzi - I tagli poco chirurgici ai bilanci dei parchi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 14 settembre 2011

Per consolidata tradizione, ambiente e cultura ci rimettono sempre quando la congiuntura economica stringe alla gola. Ma quanto sta accadendo da alcuni mesi ai parchi nazionali italiani rasenterebbe il ridicolo, se non implicasse rischi molto seri per la tutela del patrimonio naturale, e insieme culturale, del nostro Paese. Sono anni che i fondi ordinari riservati ai Parchi e alle Riserve dello Stato diminuiscono (circa 50 milioni di euro nel 2009), ma, dal contesto della scorsa finanziaria, anche quei pochi denari sono spariti, obbligando il Ministero per l’Ambiente ai miracoli per garantirne comunque la sopravvivenza. Si trattava già di pochissimi soldi: alle 23 «perle» naturalistiche del Belpaese andava meno di quanto occorre per costruire 1 km della variante di valico Bologna-Firenze, un’autostrada «tecnica», ma pur sempre un’autostrada. Il risultato è che oggi i parchi possono garantire solo il funzionamento ordinario, cioè il pagamento degli stipendi, o poco più, e vedono pesantemente indebolite le funzioni di tutela e salvaguardia che sono il loro primo obiettivo. Ma il taglio più cervellotico (e vagamente tafazziano) è quello appena operato ai danni delle indennità dei presidenti, che sono sospese in quanto si tratterebbe di «cariche onorifiche». Nessun compenso percepito nel 2011 e, addirittura, l’ingiunzione di restituire parte di quelli del 2010. Come a dire che avere la responsabilità legale del Parco dello Stelvio equivale alla presidenza di un circolo amatoriale di dama. Come se i parchi fossero centri di spreco che inghiottono denari pubblici senza portare in cambio alcunché, e come se le indennità attualmente a disposizione fossero tanto ingenti da giustificare uno sfrondamento. Quanto sarebbe la cifra risparmiata? Circa 1500 euro per presidente al mese, che, moltiplicato per i 23 parchi nazionali, potrebbe rischiare di avvicinarsi, più o meno, al compenso percepito mensilmente dal Ragioniere Centrale dello Stato firmatario della disposizione (che meriterà senz’altro il suo stipendio, ma almeno quanto se lo meritano i presidenti). I 23 parchi nazionali italiani sono un esempio di buon funzionamento della pubblica amministrazione e pur avendo budget inferiori a quelli del servizio giardini di una qualsiasi grande città italiana, personale sottodimensionato e sottopagato, scarse possibilità di controllo reale del territorio e, spesso, strutture e mezzi non adeguati favoriscono uno sviluppo economico importante a livello locale e nazionale. Nel 2010 l’unico settore turistico non in crisi è stato quello dei parchi (+16%, con un giro di affari di alcuni miliardi di euro per circa 35 milioni di visitatori). Il 33% dei comuni italiani ha il proprio territorio ricompreso in un parco, percentuale che sale al 68% se si considerano i comuni sotto i 5000 abitanti. Per non dire del fatto che sarebbe bene considerare i parchi prima di tutto come valori e non come prezzi. E gestire un parco può mettere a rischio anche la propria incolumità personale, come dimostra il recente attacco incendiario contro il presidente del Parco Nazionale del Circeo, reo di aver detto no all’applicazione dell’elefantiaco piano casa della Regione Lazio all’interno dell’area protetta. Per non parlare degli oltre 10.000 ettari di territorio protetto bruciati negli anni scorsi e degli episodi di bracconaggio contro specie simbolo come l’orso marsicano. In tutto questo si stanno rimettendo le mani su un’ottima legge come la 394 (istitutiva dei parchi nazionali), con qualche dubbio che lo si faccia per migliorarla. A novembre, infine, scadranno molte presidenze di parchi nazionali e non si capisce con quale spirito qualcuno potrebbe aspirare alla riconferma, viste le responsabilità e i rischi contro zero riconoscimento economico. A meno che il reale obiettivo sia quello di ridurre i parchi all’impotenza: cancellarli non si può, renderli non operativi e invisi alla popolazione, quello sì, riaprendo l’assalto speculativo ai territori più incantevoli del Belpaese.


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