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Elba2000: Pronti a collaborare con chiunque se ...

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 28 ottobre 2003

E' interessante il secondo documento del Made perché sembra contenere elementi di autocritica che fanno ben sperare. Non vi è dubbio che deve ssere drammatico tentare di riallacciare i contatti con l’elettorato che non avrà compreso perché coloro che gli chiedevano il voto contro i partiti vi sono poi confluiti appena eletti, così come sarà rimasto sorpreso dall'abbandono del fondatore per confluire in Forza Italia. La cosa non ha sorpreso Elba 2000 che, fin dall'inizio, aveva cercato di agire per scongiurare quella che, da alcuni atteggiamenti ed esternazioni, riteneva una probabilità. Solo a qualche mese dall'ingresso degli autonomisti nella giunta Ageno, Elba 2000 elaborò un documento interno che aveva lo scopo di definire l'identità (o almeno si tentava di farlo) e gli obiettivi di un movimento autonomista che auspicavamo potesse nascere dalla fusione o dalla semplice collaborazione tra Made ed Elba 2000. In questo documento, piuttosto articolato, venivano rivisti e ridefiniti alcuni concetti di fondo (fisionomia politica, autonomia, elbanità, laicità, rapporti con i partiti, ecc.). Ciò si rendeva necessario per scrollarsi di dosso le etichette appiccicate dagli avversari, ma anche perché il movimento nato in un clima barricadiero doveva liberarsi di forzature linguistiche nate da urgenze polemiche che avevano portato anche ad approssimazioni e ambiguità. Il documento fu discusso in diversi incontri con i massimi esponenti del Made. Riteniamo molto istruttivo rivelarne alcuni passaggi perché aiuta a capire come gli eletti Made non avessero, fin dall'inizio (cioè appena eletti) alcun interesse a dare forza ad un nuovo movimento autonomista, né a tenere in vita lo stesso Made, che aveva permesso loro, comunque, di essere eletti. Se ne deduce che erano entrati nel movimento, o lo avevano organizzato, solo per farsi eleggere. Eccone alcuni passaggi: "Il Movimento sta vivendo un momento cruciale che potrebbe essere determinante per uno suo futuro sviluppo, ma anche per una sua trasformazione che noi riteniamo probabile, oltre che pericolosa. Questi potrebbero essere i possibili percorsi a) ritorno alle origini "antiparchiste" in difesa di interessi corporativi: dal semplice cacciatore che vuole cacciare e basta , a coloro che fanno soldi vendendo ambiente, che è un bene di tutti; b) lenta, ma inesorabile, trasformazione del movimento in comitato di affari in difesa degli interessi di un cerchia ristretta di "clienti" , cugini, cognati e figli , grandi elettori, portatori di cambiali elettorali . Il tutto regolato dalle leggi inesorabili del pragmatismo amministrativo e del compromesso politico; c) ripiegamento orgoglioso sulla purezza dei principi di un sparuto gruppo di onesti quanto inutili idealisti, che si aggrappano ad un "patriottismo elbano" di stampo ottocentesco; d) riassorbimento all'interno di un area politica (probabilmente di destra) dove, nel confronto con le grandi formazioni politiche, sarà, prima o poi, votato all'estinzione. e) L'ultimo punto veniva poi ribadito in un articolo scritto sul Foglio di Elba 2000 in questi termini: "gli eletti( gli autonomisti eletti a Portoferraio) hanno una doppia responsabilità: come consiglieri nei riguardi di tutti i cittadini e come autonomisti nei riguardi del Movimento. Questo perché un loro fallimento metterebbe a rischio la credibilità dell'intero Movimento ( rischiano di) scivolare sempre di più dalla difesa degli elbani a quella di una fascia sociale più ristretta . Se questo si verificasse porterebbe alla fine del Movimento che sarebbe riassorbito in un area politica ( probabilmente di destra) e votato all'estinzione”. Ma, nonostante lo sforzo del coordinatore Made che condivideva questi principi, e lo aveva anche scritto, gli eletti preferirono andare per la loro strada che consisteva in sostanza in questo: entrare nei partiti barattando la fiducia che gli elettori avevano avuto in loro per una poltrona e promesse di poltrone più importanti (e loro ci hanno creduto), portando il Made all'estinzione e mettendo difficoltà l'intero Movimento. La previsione non poteva avere una conferma più clamorosa. Detto questo, e guardando al futuro con gli occhi di chi ha visto e “metabolizzato” gli errori del passato, è ancora possibile costruire un Movimento apartitico, che trovi le proprie motivazioni esclusivamente nella volontà di contribuire alla soluzione dei problemi concreti (sanità, sviluppo turistico e difesa ambientale, rifiuti soldi, carenza idrica, trasporti marittimi, ecc.), stimolando i politici locali a ritagliarsi un maggiore spazio di autonomia rispetto alle segreterie continentali e a rifuggire dai ricatti e dagli intrallazzi che le lobbies politico-istituzionali-affaristiche hanno importato, come prassi, nell'isola, immergendola in uno dei periodi più bui della sua storia, come i fatti clamorosi stanno a dimostrare. Non c'è dubbio che se gli elbani riusciranno a liberarsi dai soliti arrivisti, dagli ambiziosi e opportunisti, ristabilendo con l'elettorato un rapporto schietto e onesto, potranno ancora farcela. E' elbano, è bene chiarirlo, chiunque viva e lavori in quest'isola. Questo, indipendentemente dalle sue origini, convinzioni religiose, credo politico o colore della pelle. In questi termini noi siamo pronti a collaborare con chiunque.


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