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Le ultime corse del tonno rosso

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 13 settembre 2011

Abbiamo letto sulla stampa locale elbana in questi ultimi giorni che i militari della Capitaneria di Porto, hanno multato un peschereccio perché non ha denunciato la cattura del tonno rosso al suo rientro in porto e che la pesca del tonno rosso è sottoposta a rigide regole, a tutela della specie, perché la sua presenza nel Mediterraneo negli ultimi anni si è drasticamente ridotta. Normalmente non mangiamo tonno rosso, quello che compriamo, contenuto nelle scatolette è il tonnetto striato (Euthynnus pelamis), una specie lunga circa un metro pescata in grande quantità nei mari di tutto il mondo, o dell’alalunga (Thunnos aòbacares) o del tonno obeso (Thunnus obesus), due specie un po’ piu grandi che vengono normalmente servite nei supermercati e nei ristoranti. La specie di maggiore dimensione è il tonno rosso del Mediterraneo (Thunnus thynnus), il gigante dei mari con le carni piu’ pregiate, uno dei pesci più ricercati del mondo, e proprio per questo quello che corre il piu’ alto rischio di estinguersi. La pressione di pesca su questa specie infatti lo sta portando all’estinzione, oramai praticamente inevitabile. Con un peso massimo di 770 kg ed una lunghezza di oltre 4 metri, il tonno rosso è una macchina da corsa perfetta, una massa di muscoli possenti spinata dalla sua coda a mezza luna ad una velocità che puo’ raggiungere gli 80 km all’ora. Tale strabiliante performance è anche dovuta al fatto che il tonno rosso è una delle poche specie di pesci a sangue caldo. Nuotando a circa un km di profondità, dove la temperatura dell’acqua è di circa 4 gradi, il tonno mantiene comunque una temperatura di 27 gradi, vicina a quella di un mammifero terrestre. Come i lupi, i tonni rossi spesso cacciano in branco, disponendosi a parabola e circondando le prede, in modo da catturarle piu’ facilmente. Dal punto di vista metabolico quindi si è adattato alla pesca ad inseguimento ad alta velocità, ma un tonno rosso mangia qualunque cosa nuoti strisci, galleggi o viva immobile sul fondo. Sono poche le creature che riescono a sfuggirgli. Dal punto di vista alimentare, il tonno rosso non è stato sempre considerato, come oggi, una prelibatezza. Fino agli inizi del XX secolo era considerato al massimo buono per l’alimentazione di cani e gatti, solo il pesce spada veniva considerato commestibile. Esso veniva comunque pescato per il valore sportivo della sua cattura, soprattutto nell’Atlantico, e sulla sua pesca (e su quella del marlin) sono state scritte immortali pagine della letteratura di mare. Dopo la II Guerra Mondiale, con l’avvento in larga scala dei frigoriferi il sushi ed il sashimi hanno fatto irruzione nella cucina di massa dei giapponesi, che fino ad allora traevano la maggior parte del proprio apporto proteico dal consumo di pesce affumicato, ed il maguro (nome giapponese del tonno rosso) ha smesso di essere considerato un pesce poco pulito e di scarsa qualità ed è diventato una prelibatezza al pari del tartufo e del caviale, con prezzi a volte superiori. L’introduzione poi delle tecniche della pesca industriale con palamiti, reti a circuizione e congelatori di bordo ne ha permesso il consumo su larga scala. Come c’era da aspettarsi, un pesce il cui prezzo raggiunge a volte quasi i 1.000 € al chilogrammo attira su di se una pressione di pesca elevatissima, soprattutto laddove queste popolazioni sono più abbondanti, e cioè nel Nord Atlantico e nel Mediterraneo. Inevitabilmente, nonostante tutti i tentativi dell’ICCAT (International Commission for the Conservation of the Atlantic Tuna), gli stock sono crollati in tutte e due queste aree in maniera drammatica. La popolazione atlantica negli ultimi 38 anni ha subito una diminuzione dell'82,4 per cento, mentre quella mediterranea tra il 1957 e il 2007 ha avuto un declino del 74,2 per cento. Inoltre, la dimensione media degli adulti sarebbe diminuita del 50% dagli anni ’90. Infine il peso medio degli esemplari pescati sarebbe passato da 124 kg medi del 2001 a solo 65 kg per il 2008. "Il collasso del tonno mediterraneo è iniziato dopo ma ha avuto un andamento più veloce", spiega Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace. "Molti esperti ritengono che, in mancanza di seri provvedimenti, nell'arco di cinque anni si arriverà a quota 90 per cento: avremo fatto fuori nove tonni su dieci. Già oggi il mercato delle esportazioni, monopolizzato dal Giappone che compra tra l'80 e il 90 per cento di quello che viene venduto all'estero, si regge solo con il trucco dell'allevamento. I tonni vengono presi in mare, fatti ingrassare in grandi gabbie e venduti come prodotti di allevamento, al di fuori delle quote stabilite dall'Unione europea. E' per questo che gli stock continuano a diminuire: preleviamo più di quello che è consentito, anche perché negli ultimi anni, mentre la pressione della pesca europea diminuiva, aumentava quella della pesca africana" Lo stato attuale di declino di questa specie è in gran parte dovuto alla diffusione di un metodo di pesca messo a punto dai pescatori australiani per la pesca del tonno australe: i pescatori accerchiano con una tonnara volante (una rete a circuizione lunga fino a 1.700 metri e alta 400 metri) i branchi di tonni ancora giovani e li chiudono in una gabbia galleggiante, dove vengono ingrassati e mantenuti in vita a seconda delle richieste del mercato giapponese. Di fatto questo metodo di pesca è un escamotage con il quale è possibile evadere le regole che vietano la pesca di tonni di dimensioni ridotte, poiché nessuna normativa vieta la cattura e l’allevamento di questa specie. Tutti i Paesi del Mediterraneo (eccetto Israele) usano questo cavillo legale ed allevano i tonni in mare aperto. Anche a Carloforte in Sardegna, non si fanno più mattanze, si portano i tonni a Malta dove esistono da tempo le gigantesche gabbie per farli ingrassare, e dove operano cargo in grado di trasferire a tempo di record quest’eccezionale prodotto in Estremo Oriente. Hanno capito che questa è, in fondo, l´unica soluzione per garantire la sopravvivenza di un settore chiave per l´economia della zona. Nel 2010 il Ministero delle Politiche Agricole Italiano ha approvato una moratoria di un anno su questa procedura, lasciando a terra la flotta di pescherecci dedicata a questa pesca, in cambio di un programma di imponenti sovvenzioni a compensazione per le imbarcazioni dedicate a questa pesca. Purtroppo le attese che il tonno venisse incluso nella lista delle specie a rischio di estinzione sono andate deluse: la conferenza CITES 2010 (Convention on International Trade in Endangered Species, che fa capo alle Nazioni Unite) non ha votato questa misura, un primo passo per una politica concreta di salvaguardia della specie. Hanno votato contro 74 Paesi, con in testa il Giappone, fieramente contrario e maggiore consumatore al mondo (circa il 90% del tonno pescato finisce in questo Paese) e molti Paesi Africani, intimoriti dai riflessi per le proprie magre economie. Gli sforzi si stanno concentrando sulla ricerca scientifica per trovare tecniche per la riproduzione in cattività del tonno rosso, ma nonostante alcuni iniziali successi, la strada in questa direzione sembra ancora lunga e piena di incognite. Tutto lascia quindi pensare che il tonno rosso sia in via di estinzione, evento che si potrebbe verificare già a partire dal 2012. Un vero peccato per la specie, un'ulteriore grave perdita per la biodiversità dei mari ed un campanello d'allarme per molte altre specie nelle stesse condizioni.


Tonno rosso

Tonno rosso