Per raccogliere tutti quelli che, da destra e da sinistra, sono contrari alla costruzione in corso di una Gattaia 2 Extra Large, è stato costituito un comitato il cui indirizzo e.mail è: nogattaiacomitato@libero.it. Si può aderire anche su Facebook cercando nogattaia comitato. Hanno cominciato ad arrivare adesioni, messaggi di incoraggiamento e solidarietà e su blog come “Camminando” si sono affacciati nuovi soggetti a trattare dell'argomento Gattaia. Uno di questi interventi contiene un interrogativo che (anche se lo esprimerei diversamente) posso fare mio. Si chiede il signor “Zuzzy” (intervento del 23/06/2011) “Ma chi è quel coglione?” volendo capire, un po' come anch'io ho fatto negli articoli precedenti, chi ha determinato questa situazione. Per saperne di più, andando alle origini, ho posto alcune domande al sindaco che per primo ha avuto a che fare con la Gattaia al momento del suo “sdoganamento”, cioè il dott. Giovambattista Fratini. Questo è il testo dell'intervista: Dott. Fratini,come affrontò il problema Gattaia al tempo del suo mandato? R- Quando arrivò la notizia che quell'area era stata dismessa dalla Marina Militare e che in tempi brevi ne avremmo potuto disporre cominciammo ovviamente a ragionare sulla sua possibile sistemazione. La gente la chiamava Gattaia perchè era un luogo di sporcizia e di degrado, non vedevamo l'ora di poter fare un po' di pulizia. Ne parlammo insieme io, l'architetto Gambassi che si occupava già delle Fortezze e l'Architetto Ferretti della Soprintendenza. D-Quale fu il risultato di quell'incontro? R- L' Arch. Ferretti fu cauto, era necessario fare dei saggi per accertare se , malgrado i lavori prima della Tonnara e poi dell'ing, Nervi, si potessero trovare tracce della pavimentazione che nell'assetto originale delle Fortezze stava ai piedi delle mura. Se si fosse trovata sarebbe stato necessario valutare le modalità di un recupero, in ogni caso era opportuno determinare la quota a cui si trovava in origine e ricostruirci un piccolo piazzale, una specie di terrazza, invece di lasciare a prato come tutt'intorno. D- La progettazione andò avanti? R- Parlare di progettazione è esagerato, ancora non avevamo la disponibilità dell'area (come poi di fatto non avemmo). L'arch. Gambassi preparò uno schizzo, che probabilmente non esiste più e l'Arch. Ferretti, fermo restando che andavano fatti i saggi, si disse in linea di massima d'accordo. Ricordo con chiarezza che a quel punto gli chiesi “Ma questo cavolo di cubo lo possiamo buttare giù?” e la risposta fu “Certo”. Non era invece favorevole ad eliminare i magazzini che si affacciano sulla strada, che del resto noi pensavamo di riqualificare per servizi agli utenti del porto. D- Quindi non c'era un parere vincolante per cui il cubo andasse mantenuto R-Assolutamente no. Era una risposta aperta a due ipotesi: dicendomi che “potevo” abbatterlo era implicito che avrei anche potuto conservarlo, in ogni caso la Soprintendenza era tutto sommato indifferente. D- E poi? R- Poi arrivò un ingegnere del Demanio per trattare la vendita dell'area e ci chiese una cifra che ci sembrò esosa, intorno ai settecento milioni (eravamo ancora ai tempi delle lire). Provammo ad obiettargli che si trattava di edifici che avremmo demolito ma non volle (o forse non poteva) abbassare la cifra. Non ne facemmo di nulla. L'area venne poi acquistata dal Comune di Portoferraio al tempo della successiva amministrazione, con la Giunta Ageno-Fuochi. Era d'obbligo a questo punto, per saperne di più, chiedere al sig Fuochi come continuarono le cose. Ecco cosa mi ha riferito: D- Signor Fuochi,la giunta Fratini non comprò la Gattaia e la compraste Voi, giunta Ageno-Fuochi. Come andò? R .Non fu affatto facile. Il problema più grosso per la sistemazione della Calata era la Gattaia, perché l'ufficio del Demanio a Livorno, cui avevamo inviato più volte delle richieste, non rispondeva mai. Dopo diversi mesi un funzionario ci fece sapere che era necessario rivolgerci direttamente a Roma , lo facemmo più volte senza ricevere risposta. Esasperati , quando la sistemazione del resto della Calata fu ultimata commissionammo un servizio fotografico a Hobby Foto dove si mostrava il contrasto tra la bella passeggiata a mare e il degrado della Gattaia. Ne mandammo copia al Presidente del Consiglio, al Ministro dei Lavori Pubblici e ad altre importanti autorità. Fu così che si decise a farsi vivo un funzionario, ci disse che era in corso una valutazione e in seguito ci propose l'acquisto per trecentoquindici milioni di lire. Mandammo tramite l 'architetto Maltinti una caparra di 80 milioni e accendemmo un mutuo colla Cassa Depositi e Prestiti per il rimanente. La nostra idea di sistemazione sarebbe stata sostanzialmente analoga alla proposta dell'arch. Gambassi per la giunta precedente, salvo che avremmo voluto far arretrare di quattro metri i magazzini che restringono la strada all'imbocco della Calata. Pensavamo ad una passeggiata lungo le mura che dalla Calata andasse a ricongiungersi coi giardinetti dove è scritto “Benvenuti agli ospiti” Non ebbi però occasione di parlarne con la Soprintendenza perché il dissidio col dott. Ageno era diventato insanabile e me ne andai. D- Ha più avuto occasione di occuparsene? R- Da consigliere di minoranza della Giunta Peria quando fu presentato il progetto di sistemazione dissi chiaramente cosa ne pensavo e non ho difficoltà a ripeterlo: che era un bel troiaio! Fin qui per ora, arriva la mia ricostruzione. Se in epoca Fratini e probabilmente anche in epoca Fuochi la Soprintendenza era d'accordo per soluzioni ben diverse, come siamo arrivati a questo schifo? Intanto cominciano a circolare voci inquietanti su una “ristrutturazione” di Porta a Mare. C'è chi dice che ne vorrebbero fare una terrazza -bar e che la Soprintendenza parrebbe d'accordo. Fra tre anni, quando non mancherà,speriamo, una rievocazione dello sbarco di Napoleone, potrebbe essere accolto dagli stendardi della birra Peroni o dalle bandierine del Campari. Speriamo sia solo un'allucinazione etilica, chiacchiere da bar.
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