Quando si parla di stato di benessere di una società, la tendenza comune è di evidenziare i dati economici. L'attenzione si concentra sulla ricchezza intesa come valore complessivo di beni e servizi prodotta all'interno di ciascun Paese (Pil). Da più parti, però, si evidenzia la necessità di introdurre nuovi indicatori capaci di misurare il progresso e la qualità della vita. Anche in Italia ci si è decisi ad avviare un percorso serio teso a sviluppare un approccio multidimensionale al “Benessere equo e sostenibile” (Bes) ad integrazione del Pil. Per questo motivo è stato costituito un gruppo di lavoro, sotto la guida di Istat e Cnel, che al termine del lavoro dovrebbe giungere ad una lista condivisa di indicatori per le categorie in cui il benessere si declina. L'iniziativa italiana segue, a distanza di due anni, quella attuata dalla Francia con la commissione che prende il nome dai premi Nobel per l'economia Stiglitz e Sen e dall'economista francese Fitoussi. Al Pil vengono aggiunti indicatori quali la speranza di vita, la sostenibilità ambientale, la scolarizzazione e la coesione sociale. Di particolare interesse quest'ultimo che sta ad indicare la tenuta di una comunità sulla base di elementi come “i valori condivisi, l'identità, la cultura, la fiducia, la reciprocità, il mutuo-aiuto”. Tutto questo appare significativo perchè tende a far emergere l'importanza del fattore umano dello sviluppo e la qualità psicologica e sociale del vivere insieme. Questi movimenti dovrebbero stimolare l'attenzione di tutti (anche di noi elbani) verso una pluralità di fenomeni e verso le molteplici dimensioni del vivere quotidiano che spesso restano sullo sfondo quando si parla di sviluppo. Sarebbe opportuno che i rappresentanti delle diverse istituzioni e delle realtà sociali ricerchino luoghi di analisi, confronto e condivisione di obiettivi perchè questa terra, sebbene parte di un più ampio contesto, dia il proprio contributo ad un non riduttivo e diffuso benessere.
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