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Quello che non va nella gestione del Circolo Nautico Cavese

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 17 aprile 2011

AGLI AMICI DEL CAVO E RIO MARINA AI PRESIDENTI CONI E FIV ALLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI RIO MARINA Egregi Signori, l’imminenza di due importanti eventi, il rinnovo della Amministrazione Comunale e delle cariche del Circolo Nautico Cavo, rende importante che si parli del Circolo Nautico, della gestione del porto del Cavo e del piano di sviluppo dello stesso. Dalla sua fondazione il Circolo Nautico Cavo ha contribuito significativamente allo sviluppo del porto dove detiene il monopolio dei posti barca disponibili per i villeggianti. Ma, a mio avviso, dopo la morte del Presidente Plinio Puletti, fondatore del Circolo, la situazione è degenerata ed oggi mi appare siano stati oltrepassati i limiti della ammissibilità. Un gruppo di persone, vicine al nuovo Presidente Tullio Casali, si è impadronito del potere in forma tale che tra i villeggianti solo chi è “gradito” può ottenere un posto barca. Per ottenere un posto barca stabile occorre, infatti, essere soci del Circolo (a parte le classiche eccezioni) e solo persone “gradite” vengono accettate come soci. Tutti i soci devono presentare ogni anno la loro domanda per l’assegnazione del posto barca con riguardo al periodo desiderato. Solo ai soci finanziatori spetta di diritto il posto barca, l’assegnazione agli altri soci avviene con regole non trasparenti e non è prevista alcuna procedura per ricorrere contro la decisione del Circolo. Oggi, il ricorso a vie legali comporta la immediata espulsione del socio. A partire dal 2009 l’assegnazione dei posti barca appare trasformata in una potenziale arma di ricatto per il controllo del voto dei soci nelle assemblee. Infatti, per la ratifica di atti compiuti dal Presidente e dal Consiglio Direttivo al di fuori del mandato ricevuto dall’assemblea dei soci, nella assemblea straordinaria del gennaio 2009 fu introdotta la novità della “votazione per appello nominale con riporto a verbale del nome dei contrari”. La stessa procedura di votazione fu, quindi, estesa alla assemblea ordinaria per l’approvazione del rendiconto di cassa, che nel passato era sempre stata fatta con voto segreto. Ovviamente l’assemblea dei soci viene tenuta prima che vengano resi pubblici i risultati dell’assegnazione dei posti barca ai soci, che ne hanno fatto domanda. Successivamente nel 2010 è stato introdotto un “nuovo statuto” che ha dato il colpo definitivo al Circolo, portandolo in una condizione che giudico da terzo mondo, come espongo nel seguito. L’ATTUALE SITUAZIONE DEL CIRCOLO In sintesi a me appare che oggi esista un potere assoluto del Presidente e Consiglio Direttivo, che consegue dalla congiuntura di due differenti punti critici introdotti nel nuovo statuto approvato il 5.4.2010. Punto critico 1. Il nuovo statuto non prevede alcun “organo indipendente” (quale poteva essere il Collegio dei Probiviri con le funzioni ad esso attribuite nel vecchio statuto), né prevede alcuna “clausola compromissoria”, né altre procedure che possano consentire ad un socio di contestare la regolarità degli atti compiuti dagli organi direttivi del Circolo (neppure il ricorso alle vie legali, che potrebbe essere una estrema soluzione, è oggi consentito, pena l’immediata espulsione). Punto critico 2. Il nuovo statuto conferisce a Presidente e Consiglio Direttivo al tempo stesso sia il potere esecutivo, sia quello giudiziario (ovvero l’azione disciplinare contro i soci che offendano il buon nome del Circolo o dei suoi organi direttivi o tengano un comportamento disdicevole). È noto come la congiuntura di questi due punti costituisca la base di qualsiasi regime dittatoriale. Ovviamente la presenza dei due punti critici nel nuovo statuto del Circolo non è sicuramente un fatto casuale, ma il risultato del lavoro di illustri professionisti del diritto che hanno collaborato alla preparazione del nuovo statuto, artatamente non sottoposto alla discussione dei soci prima della sua approvazione, avvenuta come ultimo punto dell’ordine del giorno di una assemblea ordinaria alla quale erano fisicamente presenti circa un terzo dei soci aventi diritto al voto. Mi appare incomprensibile come la FIV abbia potuto dare, sia pure dopo circa 9 mesi, il suo parere di conformità ad uno statuto così evidentemente critico, in particolare in considerazione del fatto che la FIV richiede espressamente l’esistenza nello statuto della “clausola compromissoria”, proprio per evitare la ricorrenza del primo punto critico. Non sono un esperto di diritto, ma posso spiegare con un esempio quale sia il funzionamento del meccanismo perverso, che con siffatto statuto consente di mettere in atto un governo dittatoriale. Un esempio per spiegare il funzionamento che assicura la stabilità del regime dittatoriale Si consideri l’esempio di un socio che ritenga che gli organi direttivi abbiano violato l’art. 21 dello statuto, l’art.21 del Codice Civile, l’art. 21 della Costituzione (può sembrare un gioco, ma non lo è). Nulla cambia, comunque, se volessimo considerare l’esempio di un socio cui sia stato negato il posto barca, mentre ritenga di avere maggior diritto di altri ai quali il posto è stato assegnato. Senza riguardo al fatto se il socio abbia ragione o meno, che cosa può fare oggi questo socio? Nulla, la cosa migliore che può fare è quella di starsene buono e zitto (come sempre avviene in un regime dittatoriale). Ma assumiamo che questi non si renda conto di essere in una dittatura e quindi inizi a protestare. Se fa un po’ troppo rumore, chiaramente disturba ed offende il buon nome dell’organo responsabile degli atti contestati, che si presume abbia operato nel pieno rispetto delle regole. Essendo potere esecutivo e giudiziario in capo allo stesso organo, è proprio questo stesso organo, il cui buon nome risulta offeso quale responsabile degli atti contestati, ad avere l’autorità ed il compito di aprire un provvedimento disciplinare contro il socio che abbia offeso il buon nome del Circolo o dei suoi organi direttivi. Ma, si noti, lo statuto non stabilisce che questo organo abbia alcun esplicito dovere di accertare se la contestazione offensiva del socio abbia fondamento o meno. Il gioco è fatto. È indubbio che se un socio gridi che Presidente e Consiglio Direttivo abbiano violato gli articoli 21 dello statuto, 21 del Codice Civile e 21 della Costituzione (oppure gridi al tarocco nella assegnazione dei posti barca) questi offende il buon nome del Circolo e dei suoi organi. Questo fatto è sufficiente per potere emettere un provvedimento disciplinare contro il socio. Lo statuto non prevede esplicitamente il dovere di accertare se gli articoli 21 siano stati effettivamente violati (o se l’assegnazione dei posti barca sia stata taroccata). Il conflitto di interesse è evidente. Presidente e Consiglio Direttivo, ovviamente, si guardano bene dall’analizzare i fatti contestati con il rischio di dover arrivare a dimostrare la loro propria colpevolezza. Siamo nella assurda situazione in cui, se uno denunciasse una persona per furto (fornendo tutte le prove necessarie), questi verrebbe arrestato per avere offeso la persona in questione, senza che venga eseguito alcun accertamento sulla effettiva esistenza del furto. Al socio è consentito di ricorrere in secondo grado al Collegio dei Probiviri. Questa potrebbe essere l’ancora di salvezza, qualora il Collegio dei Probiviri avesse mandato ad approfondire la questione entrando nel merito delle contestazioni sollevate dal socio. Come detto non sono un esperto di diritto e non posso dare una risposta a questo interrogativo. Posso però riferire che la interpretazione data dal Collegio dei Probiviri è estremamente restrittiva. Essi si limitano ad accertare se l’offesa al buon nome esista e se la sanzione applicata sia adeguata. Nulla di più. Dall’esempio ai fatti realmente avvenuti Ho espresso attraverso documentazione scritta la mia opinione che Presidente e Consiglio Direttivo abbiano violato l’art. 21 dello statuto, l’art. 21 del Codice Civile e l’art. 21 della Costituzione. È ovvio come la mia affermazione avrebbe potuto essere una grave offesa al buon nome qualora la mia accusa fosse non documentata e risultasse falsa. Ma è altrettanto vero che qualora l’accusa risultasse vera la responsabilità di chi ha compiuto le violazioni contestate sarebbe grave. Il risultato è stato che sono stato espulso dal Circolo, senza che né il Consiglio Direttivo, né il Collegio dei Probiviri si siano mai occupati di accertare l’esistenza o meno delle violazioni da me contestate. Tutto si è svolto esattamente come nell’esempio sopra esposto. Una esposizione di questi avvenimenti è contenuta nel documento annesso “LA MIA STORIA”. LE CONTESTAZIONI MOSSE RIMASTE IN SOSPESO La nullità della delibera assembleare del 5.4.10 di approvazione del nuovo statuto La delibera in questione appare presentare i seguenti vizi 1. Violazione dell’art. 21 dello statuto vigente al momento della convocazione dell’assemblea. Infatti il Collegio dei Probiviri (composto da due avvocati ed un magistrato) riunitosi in data 29.3.10 segnalò con documento scritto al Presidente ed ai soci come l’art. 21 dello statuto imponga la convocazione di assemblea straordinaria per variazioni di statuto. 2. La violazione dell’art. 211 del Codice Civile che per variazioni di statuto richiede la presenza di almeno tre quarti degli associati, mentre all’assemblea ordinaria nella quale fu approvato il nuovo statuto erano presenti 44 soci su 127 aventi diritto al voto. Tali vizi sono talmente gravi da privare l’atto dei requisiti minimi essenziali, per cui la delibera appare affetta da radicale nullità o inesistenza. La violazione dell’art. 21 della Costituzione Italiana L’art. 21 della Costituzione stabilisce: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Sono stati promossi dal Consiglio Direttivo due successivi provvedimenti disciplinari nei miei confronti. Il primo per avere inserito l’Amministrazione Comunale tra i destinatari di una lettera rivolta al Presidente Casali ed aperta a tutti i soci, a FIV e CONI (cui il Circolo è associato). Il secondo per avere scritto una lettera ai Presidenti FIV e CONI per chiedere un aiuto per risolvere i problemi del Circolo. Stante il fatto che non sono state contestate le caratteristiche di “veridicità, continenza ed interesse” delle mie lettere mi appare evidente come il provvedimento promosso dal Consiglio Direttivo violi l’art.21 della Costituzione e costituisca la riprova del fatto che il Circolo sia sottoposto ad un regime dittatoriale ove è vietata la libertà di opinione. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Quando venga stabilita la inesistenza della delibera di approvazione del nuovo statuto, ritengo siano di conseguenza nulli tutti i provvedimenti assunti dagli organi direttivi in forza del nuovo statuto. Così ritengo siano nulli i provvedimenti disciplinari presi nei miei confronti al fine di impedirmi di esprimere la mia opinione, che consiste nel convincimento che il nuovo statuto sia stato accuratamente preparato per imporre al Circolo un regime dittatoriale e che sia stato posto in vigore con una delibera assembleare affetta da radicale nullità. 1 Una sentenza della Cassazione del 1993 ha stabilito che l’art. 21, dedicato alle “associazioni riconosciute“, sia applicabile in via analogica alle “associazioni non riconosciute”, quale è il Circolo Nautico Cavo Per quanto sopra chiedo ai soci, che prossimamente andranno a votare per il rinnovo delle cariche, di riflettere su quanto da me esposto, in quanto potrebbe essere la buona occasione per rinnovare il Circolo. Siccome tutti ci si può sbagliare, chiedo a FIV se possibile che mi spieghino e rendano pubbliche le ragioni per cui dopo circa 9 mesi di meditazioni abbiano potuto concludere che sia conforme ai requisiti FIV il nuovo statuto, quando questo mi appare studiato appositamente per imporre un regime dittatoriale e quando esistono buone ragioni per ritenere che la delibera di approvazione dello stesso sia affetta da radicale nullità. Siccome mi piacerebbe che il Circolo potesse diventare una “vera” associazione dilettantistica sportiva, torno a chiedere (dopo la lettera per cui sono stato espulso dal Circolo) a FIV e CONI se possono fare qualche cosa o dare qualche suggerimento su quale sia la strada da seguire per uscire dalla attuale brutta situazione. Non credo che alcuno possa pensare che tutti i problemi esistano solo nella mia immaginazione e quindi sia tutto risolto con la mia espulsione dal Circolo. Con questa considerazione mi rivolgo alla Amministrazione Comunale di Rio Marina ed ai politici in questo momento impegnati nella campagna elettorale. Il porto è un bene pubblico di grande importanza per lo sviluppo turistico del Cavo. La gestione dello specchio d’acqua affidata al Circolo è stata sicuramente un fatto positivo fino al decesso del Presidente fondatore Plinio Puletti. Oggi le cose sono molto cambiate, la domanda di posti barca è andata crescendo ed occorre che i politici si assumano le loro responsabilità. Certamente non sono io a dovere spiegare che cosa oggi sia prioritario fare. Il mio ruolo è quello di richiamare l’attenzione su di un problema oggi veramente importante per il Cavo. Nella fiducia che si possa costruire un futuro migliore per il Cavo. Francesco Donati Nota della Redazione Ovviamente non entriamo nel merito e non esprimiamo alcun giudizio sulle accuse, che ci paiono obiettivamente pesanti, che vengono formulate dal signor Donati, poiché non abboamo alcun modo di riscontrarle, restiamo comunque a disposizione per eventuali repliche da parte del sodalizio a cui nel caso, daremo la stessa visibilità. sr


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