L'operazione e “POLLICE VERDE” è nata la scorsa estate a Bolzano, a seguito di verifiche disposte da quella Procura della Repubblica ed eseguite dai carabinieri, relativamente a siti che commercializzano semi di cannabis online. La vendita avviene di solito utilizzando diciture fantasiose e apparentemente ingenue (per soli scopi di collezione, per la tutela genetica del seme, ecc.). In realtà, la norma è chiara in proposito, in base all’articolo 73 del DPR 309, solo i soggetti previsti dall’articolo 17 (case farmaceutiche, laboratori chimici autorizzati, enti ecc.) possono acquistare e cedere semi e sostanze stupefacenti. E’ francamente improbabile la figura dell’acquirente che, acquistata la bustina di semi, la mette insieme ai francobolli o le monete da collezione, per rimirarla. Fra gli acquirenti/produttori non sono pochi quelli che fingono di non averlo capito, che sostengono di non conoscere la legge, o, più semplicemente, ritengono di essere coperti sotto il profilo legale solo per aver acquistato dei semi pagandoli regolarmente. L’attività di compravendita delle sostanze stupefacenti è sottoposta invece ad un rigido sistema di verifiche e controlli, va registrato ogni acquisto o cessione, indicando tipologia, quantitativo, destinatario, ecc. Sulla scorta della diffusione del fenomeno, che interessa diverse regioni italiane, sembrerebbe che si tratti quasi di una moda, agevolata dall’anonimato che fornisce l’acquisto in rete, con la stessa rete che fornisce le istruzioni per dare vita ad una mini-piantagione di canapa indiana. Non servono grandi spazi, è sufficiente una stanza, o anche un pezzetto di giardino, persino un angolo riparato di un terrazzino. L’identikit del cliente/produttore è estremamente vario: ci sono giovani e meno giovani, uomini e donne, qualche minore. Anche dal punto di vista dell’estrazione sociale non c’è un filo conduttore: lavoratori o disoccupati, single oppure con famiglia. Tutti, però, hanno rapidamente imparato a piantare semi, innaffiarli con cura, posizionare lampade alogene per assicurare ai germogli la giusta temperatura. L’attività investigativa partita dal Trentino Alto Adige ha portato a far emergere responsabilità a carico di acquirenti di varie province, fra cui anche quella di Livorno, e ad individuare, tracciando pagamenti e consegne, 24 persone. Questa mattina un centinaio di militari del Comando Provinciale di Livorno ha eseguito 24 perquisizioni a carico di altrettante persone, tutte indagate ai sensi dell’articolo 73, per aver acquistato illecitamente e coltivato semi di marijuana. Di queste perquisizioni 11 sono avvenute nel capoluogo. A fattor comune si tratta di soggetti molto diversi fra loro, con età oscillanti fra i 20 ed i 50 anni, studenti, operai, professionisti, disoccupati. Complessivamente sono stati sequestrati 700 semi e due uomini arrestati. A Cecina M.B., 31enne del luogo, trovato in possesso di 60 grammi di hashish, 20 semi e materiale per il confezionamento, e a Portoferraio G.M., 34enne dell’isola, con 150 grammi di hashish, 180 semi, oltre a varia attrezzatura per coltivare (lampada, irrigatore, ecc.).
semi di cannabis sativa media