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Un'altra terribile beccata del Cigno Verde dell'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 09 ottobre 2003

Una delle specialità dell’agguerrito Circolo di Legambiente dell’Arcipelago Toscano è quella dell’attenzione alle “stranezze” in cui ci si imbatte analizzando i processi amministrativi. Quelli del Cigno Verde di scoglio hanno capito che le cose che paiono semplicemente buffe o bizzarre possono rappresentare l’aspetto emergente di qualcosa di preoccupante che sta sotto. Quando, più due anni fa, in una riunione delle forze della Protezione Civile operanti all’Elba, il Prefetto di Livorno se ne uscì con l'annuncio che l’Isolotto di Cerboli sarebbe stato base per le esercitazioni della protezione civile, e addirittura punto di evacuazione, in caso di catastrofe, per gli elbani (che su Cerboli avrebbero meno di un metro quadro a testa, come dire evacuati ma tutti in piedi come pinguini), qualcuno pensò ad un’altra bizzarria di questo signore che semina carrozze, cavalli e scomode “prenotazioni” di appartamenti per l'Arcipelago. A Legambiente non si limitarono a sorridere per la peregrina proposta e incominciarono a scavare, facendo delle stupefacenti scoperte, producendo un dossier che dimostrava quali erano le vere intenzioni e mire che si nutrivano sull’isolotto, e che sputtanava la banda del buco che avremmo trovato più o meno invariata nel caso degli “abusi eccellenti”. Oggi gli ambientalisti se ne escono con la storia di questa strana “Servizi Prevenzione Pena” nata per “trasportare detenuti con mezzi e personale privati” (se qualcuno ci spiega cosa significa sensatamente è bravo) e trattare commercialmente auto motocicli e biciclette (attività ci pare molto armonica con la prima e con il nome della ditta) con un capitale ridicolo e nessun dipendente. Un'azienda (si fa per dire)continentale intestata a familiari di altri imprenditori operanti all'Elba, che rimane “in sonno” (absit injuria verbis) come le piante del deserto, finchè viene risvegliata dalle gocce d’acqua dell’alluvione del settembre 2002, e si trasforma tre settimane dopo in una ditta che opera nello specialistico settore del ripristino ambientale, con una incredibile tempestività che le consente di partecipare alla spartizione della ricca torta riese dei lavori del dopo alluvione. Quei lavori, gestiti con il criterio della “somma urgenza” ma anche della “somma confusione” avevano già scatenato un mare di polemiche a partire dalla munificità dei finanziamenti destinati ad una zona come quella riese, tutto sommato risparmiata dall’alluvione in rapporto a quelle “massacrate” di Campo nell’Elba, Marciana e Portoferraio che avevano avuto molto meno. Ma altri pesanti rilievi erano stati fatti anche dalla minoranza consiliare, e risultano oggi perfettamente giustificate le domande di Legambiente su chi ha erogato a chi, quanto si è speso effettivamente, chi ha lavorato, chi ha controllato, cosa sa l’amministrazione comunale ed in ultimo che fine che ha fatto la incerta ma cospicua cifra impegnata per grazia governativa ricevuta sul territorio comunale riese. Domande pertinenti anche perché a fronte di cantieri aperti, giganteschi sbancamenti, taglio di vegetazione, regimentazione di fossi, in zona NON SI E’ VISTO UN CARTELLO CHE FOSSE UNO in barba a tutte le prescrizioni di legge. La sensazione quindi è che il Cigno elbano abbia dato un’altra delle sue terribili beccate, e il bersaglio non pare molto dissimile da quello di Cerboli, caso mai, per usare per par condicio un’espressione venatoria, la rosa della fucilata si allarga e qualcun altro potrebbe rimanere impallinato.


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