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Fotovoltaico ed agricoltura: due conti su un tentativo di broglio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 11 marzo 2011

Sul “pericolo” del fotovoltaico che mangia il territorio agricolo, che rovina l’agricoltura, che sottrae carciofi si sono spesi fior di architetti ed urbanisti. Gente che ha preso la Laura, come diceva Totò. Che a fare le moltiplicazioni sono dei fulmini di guerra. Allora esaminiamo, sottovoce, i numeri di questo disastro, prendendo ad esempio un territorio particolarmente “massacrato” dal fotovoltaico ed in cui non è raro vedere famiglie di carciofi che vagano, con i loro carciofini, alla ricerca di un terreno in cui mettere le radici. Che le Liste Civiche stanno organizzando un carretto agricolo battezzato Exodus 2. La superficie dei Comuni di Piombino, Campiglia e Suvereto, sul cui territorio sono presenti gli impianti fotovoltaici “distruttivi” è di 445,55 Km2 (dati Comuni-Italiani.it). Ne consegue che sono 44.555 ettari, secondo le equivalenze, studiate in seconda media. Quindi facciamo una riduzione del 50% perché una parte del territorio è urbanizzata. Rimangono 22.000 ettari. Finora, tra autorizzati e presentati, i progetti coprono 80 ettari di terreno (esageriamo). Mettiamo di raddoppiare (ma dopo il decreto Governo-liste civiche è una illusione) e mettiamo di costruire fotovoltaico per il doppio di quello finora presentato. Siamo a 160 ettari. Una invasione direbbe un architetto in caccia di voti. Invece sono lo 0,72 % del territorio agricolo. Il conto si fa così, cari intellettuali de noaltri : eolico x 100 / territorio (il tutto in ettari) Nel frattempo l’incolto è arrivato al 30% del territorio agrario, ma perché parlarne, mica si possono attaccare i Sindaci, per questo. Dire che la riduzione dell’ 0,72% del territorio coltivabile è la rovina dell’agricoltura è un modo per fare della politica peggiore, agitando pericoli inesistenti. Lo stesso metodo della Lega, che ha utilizzato le paure dei cittadini per costruire consenso. Facciamo ora un altro conto, con rispetto parlando. Se l’investimento per il fotovoltaico è fatto direttamente dal coltivatore le rese economiche sono maggiori, ma mettiamo l’ipotesi peggiore; che questi 160 ettari siano dati in affitto ad aziende che investono nel fotovoltaico e che offrono 4.000 €/ettaro/anno. Si tratta di una resa economica di 640.000 €/anno che va nelle tasche, molto disabitate, di molti contadini della Val di Cornia. Si tratta del maggiore reddito agrario da singola “coltura” nella Val di Cornia, ma questi “amici” dei coltivatori sono contrari. Volete mettere come sono folcloristici i contadini poveri !. Sulla questione del fotovoltaico i numeri confermano quindi che tutta la campagna di allarme è una cialtronata, possibile solo se si fonda sulla disinformazione e sul terrorismo psicologico. Le persone serie discutono di altro e cioè DOVE collocare le energie rinnovabili per avere comunque minori impatti visivi e non impegnare i terreni irrigui e più produttivi. Ed è stata giusta l’idea dei Comuni di concentrarli sui tetti, nelle aree agricole improduttive (zone con acque salate) e comunque sottoporre i progetti ad una autorizzazione selettiva. Con l’orgoglio di contribuire a sviluppare le rinnovabili, come necessità improrogabile della nostra stessa civiltà. E’ la differenza tra essere progressisti ed essere leghisti.


carciofi

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